Contributi, Recensioni

Leggere l’opera d’arte

di Piero Trupia 04 Novembre 2012

Questo testo parla di alcuni dei temi trattati nel libro che lo stesso Piero Trupia ha di recente pubblicato: Perché è bello ciò che è bello. La nuova semantica dell’arte figurativa, Franco Angeli, 2012.
Numerosi i motivi per cui tutto questo interessa chi si occupa di organizzazioni, di impresa e di formazione. Eccone alcuni, brevemente appuntati. Possiamo ragionevolmente pensare ad una ‘estetica delle organizzazioni’: solo così potremo costruire ‘buone organizzazioni’. L’Italia è ricca di opere d’arte, e il suo futuro sta in buona misura in questa ricchezza; ma non siamo capaci di vedere la bellezza che abbiamo intorno. Il senso della formazione può essere sintetizzato in questo: sostenere nel passaggio dall’essere meri ‘utenti’, o passivi fruitori, all’essere ‘conoscitori’.
Francesco Varanini

Soltanto il popolo può essere custode dei suoi tesori. A una condizione: che li riconosca e li apprezzi.
In Italia è avvenuto con l’abbigliamento, l’arredamento e l’alimentazione. Non è ancora avvenuto con l’arte. Ciò perché la comprensione dell’opera d’arte passa attraverso la lettura del suo linguaggio e questo è specialistico.
I critici non aiutano per vari motivi.
Il primo è il carattere ermetico del loro linguaggio. Una difficoltà che si sovrappone alla prima.
Il secondo sta nella preparazione dei critici che è principalmente estetica e storica.
L’estetica è una filosofia che spesso prescinde dalla produzione artistica reale.
Per Giulio Carlo Argan gli artisti dovevano sviluppare dei programmi figurativi e rappresentativi predisposti dai critici, i quali erano i migliori interpreti del loro tempo.
Gli artisti si sollevarono con un vasto movimento detto La Rivolta Romana: i critici intervengano sul lavoro fatto, non individuino tendenze a priori, non assegnino premi, non frequentino i mercanti, non orientino il mercato.
La preparazione storica dei critici è l’altro aspetto problematico .
Un’opera va certamente inquadrata nel tempo e nella sviluppo dell’arte, dopo di che va letta nel suo linguaggio, originale e nuovo, se valida, in modo da coglierne il senso e il messaggio.
Alla competenza storica e filologica si deve allora accompagnare quella semiotica e semantica, linguistica in una parola.
Si pensi a cosa accadrebbe se i medici fossero più esperti di storia della medicina che di semeiotica medica.
Nel nostro paese c’è uno squilibrio tra il Bello profuso in ogni angolo e caratterizzante ogni epoca storica e la competenza del pubblico nella figura dell’amatore d’arte che si trova solo e disarmato di fronte alle opere.
Dell’insegnamento di Storia dell’Arte conserva il ricordo di una frustrazione per l’incapacità di comprendere il libro di testo.
L’amatore va dunque aiutato a diventare conoscitore e possibilmente collezionista, soprattutto dell’arte contemporanea come da sempre avvenuto nella storia, a condizioni che le proposte del mercato dell’arte non siano cervellotiche e generanti una seconda frustrazione.
La linguistica testuale, applicata all’arte, mette a disposizione strumenti di lettura e criteri interpretativi che ogni amatore può applicare, personalmente, ricorrendo in un secondo momento alle fonti specialistiche e agli esperti per un approfondimento.

 

Autore

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Piero Trupia. Linguista, cognitivista, filosofo del linguaggio. Studi di matematica, economia, scienza della politica. Dirigente industriale fino al 1996. S’interessa di arte figurativa che studia e colleziona. Il suo approccio critico si avvale delle forme più avanzate di semiotica e semantica della figura. In materia ha pubblicato saggi nella collana Analecta Husserliana, Kluwer, Dordrecht, Nederland. Appena uscito, Piero Trupia, Perché è bello ciò che è bello. La nuova semantica dell’arte figurativa. Con un saluto di Santo Versace e una riflessione di Renzo Piano, Franco Angeli 2012. Blog La Chimera: http://pierotrupia.blogspot.com

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