Contributi

Imprenditoria femminile: donne che resistono

di Isa Maggi 14 Aprile 2013

Negli incontri del 12 e del 14 marzo 2013 di Roma e di Milano nell’ambito del mese che il Parlamento Europeo dedica alle donne abbiamo discusso di imprenditoria femminile e di come le donne hanno dimostrato di saper resistere meglio alla crisi, nonostante le difficoltá nell’ accesso al credito, nell’ utilizzo delle nuove tecnologie , nei rapporti con la burocrazia ed ancora nella difficoltà di conciliare il tempo di lavoro e il tempo di cura.
Dai due seminari, organizzati grazie a una felice sinergia tra mondo pubblico e privato -Ministero Sviluppo Economico, Rete Bic Italia e Social Innovation- e ai contributi portati da Banca d’Italia, Unioncamere, Fondo di garanzia per PMI, Consob, Ente nazionale per il Microcredito presso il Ministero degli Affari Esteri, Business Competition di Rimini, rete Iban, Rete Wendd, Istituto Pegaso, Università Bocconi con il prof.Amato e La Sapienza con la Prof. Corsi, dalle Associazioni di categoria e direttamente dalle donne imprenditrici provenienti da tutta Italia, è emersa una realtá produttiva “rosa ” in leggera crescita nel 2012.

Un’impresa su quattro in Italia è guidata da una donna. A documentarlo è il Rapporto di Unioncamere . Le imprese rosa sono aumentate di oltre 7mila unità rispetto al 2011, con un incremento dello 0,5% della base imprenditoriale. In particolare a poter vantare il primato per aumento del numero di imprese registrate nei dodici mesi presi in esame sono il Lazio (+1.555 imprese), dietro solo alla Lombardia (+1.928), ma avanti alla Toscana (+1.286). Gli incrementi più significativi in termini percentuali si registrano nelle stesse regioni, ma in ordine inverso: +1,29% in Toscana, +1,09% nel Lazio e +1% in Lombardia.

Il risultato assume maggiore significato se raffrontato con quello relativo al totale delle imprese italiane, cresciute nel 2012 dello 0,3% e, ancora di più, se si guarda al contributo dato dalle imprese guidate da donne alla tenuta del tessuto imprenditoriale nazionale. Le 7.298 imprese femminili in più, infatti, costituiscono un terzo del saldo di tutto il sistema delle imprese, laddove la quota è pari a poco meno di un quarto (il 23,5%) del totale. Grazie al bilancio positivo, lo stock delle imprese femminili esistenti, alla fine del 2012, si è sfiorata quota 1,5 milioni di imprese.

Sono le “attività dei servizi di alloggio e ristorazione” (+3.640), le “costruzioni” (+1.172), le “altre attività di servizi” (+1.102), le “attività immobiliari” (+951) e i “servizi alle imprese” (+935) i settori con i saldi per le imprese femminili più’ significativi.

A pagare il dazio più salato alla crisi, come peraltro per il totale delle imprese, sono state le imprenditrici dell’agricoltura (-5.257 aziende rispetto al 2011), dell’industria manifatturiera (-832) e del commercio (-743).

Ha partecipato ai lavori del convegno di Roma Linsey Cole della East London ,in rappresentanza di Cewe,Centro di eccellenza per l’imprenditoria femminile e di EBN che ha presentato il progetto Make it global,finalizzato a promuovere e concretizzare processi di internalizzazione.E’ stata sancita una collaborazione con i Business Innovation Center italiani.

Ed è emersa anche la necessità di approfondire e di incentivare le imprese femminili ad internazionalizzarsi attraverso la creazione di reti e di azioni di accompagnamento verso l’estero.La buona pratica presentata da Cefial -Ue ,Forum Euro Latino delle Donne ha creato un forte interesse per le politiche di collaborazione e scambio tra l’Europa e l’America Latina,in particolare il Perù.

Le riflessioni delle due giornate hanno fatto emergere la specificità dell’impresa femminile che si puo’ ricondurre a :

– superamento dello stereotipo che fare impresa è riservato agli uomini con il riconoscimento della difficoltà di riconoscersi in un ruolo imprenditoriale
– tendenza all’affidamento delle imprese di famiglia alle figlie.
– l’impresa femminile è più longeva di quella maschile,
– l’impresa femminile crea in media più posti di lavoro di quella maschile
– l’impresa femminile utilizza poco i servizi di consulenza e assistenza
– l’impresa femminile manifesta un più forte bisogno dei servizi a supporto della competitività e soprattutto dell’innovazione
– l’impresa femminile utilizza poco internet,
– l’impresa femminile ha un approccio al credito più prudente di quella maschile e ricorre a fonti esterne solo se sono realmente necessarie

In questo ambito specifico è stato presentato il difficile rapporto Donne e denaro.E’ stata illustrata la sezione speciale del Fondo di Garanzia dedicata alle PMI femminili.Tale sezione, finanziata con 20 milioni di euro messi a disposizione in quota paritaria dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le Pari Opportunità e da risorse del Fondo stesso, servirà ad aiutare le imprese rosa a ottenere credito garantito per 300 milioni di euro a condizioni più vantaggiose.La nuova intesa integra l’offerta di servizi dedicati alle imprese femminili con una importante componente finanziaria rappresentata dalla sezione speciale del Fondo, le cui caratteristiche principali sono: utilizzo delle risorse per interventi di garanzia diretta, cogaranzia e controgaranzia del Fondo, a copertura di operazioni finanziarie finalizzate all’attività di impresa; ripartizione del rischio al 50% tra le risorse a valere sul Fondo e quelle della sezione speciale; condizioni più favorevoli per la concessione della garanzia; riserva di una percentuale della dotazione ad interventi in favore di imprese start up.

Tra le conclusioni in progress il riconoscimento che le attività a favore dell’imprenditoria femminile devono essere sdoganate dall’etichetta di genere e dalla riserva indiana delle politiche di inclusione e viste e interpretate nell’interesse dell’intero sistema economico,come priorità per la crescita e lo sviluppo.

Per favorire l’equilibrio del sistema economico occorre favorire la nascita di nuove imprese femminili attraverso il sostegno, la valorizzazione e l’individuazione delle capacità e potenzialità imprenditoriali dei soggetti con maggiore rischio occupazionale e di esclusione dal mercato del lavoro, favorendone il consolidamento e radicamento sui diversi territori.

Occorre sostenere e valorizzare il capitale umano e le pari opportunità mediante la creazione di nuove leve imprenditoriali – fiscali e creditizie – all’interno dei diversi settori di attività.

Occorre ridurre il tasso di mortalità delle nuove imprese correlato alla carenza dei fattori di conoscenza del tessuto produttivo, di stabilità e di continuità delle nuove iniziative imprenditoriali,soprattutto nella fase successiva allo start up,anche attraverso l’erogazione di servizi reali ,di formazione specifica e di politiche di accompagnamento negli Incubatori.

Fondamentale è il ruolo delle pubbliche amministrazioni nelle politiche di gender mainstreaming,nell’incoraggiare, supportare e accompagnare attivamente le politiche aziendali favorevoli ad una migliore conciliabilità tra il tempo per il lavoro e il tempo per le famiglie.

Il Ministero dello sviluppo economico ha annunciato due iniziative: la costituzione di un Tavolo a supporto dell ‘internazionalizzazione delle imprese femminili e quella di un Osservatorio di genere su tutte le politiche di sviluppo, a testimonianza della necessitá di implementare gli strumenti di conoscenza e di analisi e di attivare ulteriori canali di dialogo e di trasmissione delle esigenze che vengono dal mondo produttivo femminile.

Le due giornate di intensa discussione hanno rafforzato tra tutti i soggetti presenti la convinzione che la sinergia tra pubblico e privato per la costruzione delle politiche è un elemento ineludibile e una modalità vincente per definire strumenti efficaci e in tale direzione il Ministero continuerà ad operare creando ulteriori ulteriori occasioni di incontro nel territorio per dare voce al messaggio che arriva dalle imprese femminili e avviare un ascolto attento delle esigenze rappresentate.

(Qui trovate il programma del Convegno Donne che resistono, le imprese femminili incontrano le professioniste, Monza 16  aprile 2013)

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Isa Maggi, isa.maggi@tin.it, Sportello Donna. rete Business Innovation Center Italia net.

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