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Gli eBook non esistono

di Marco Bruschi 22 Maggio 2013

Siamo quelli che il profumo della carta se lo spruzzerebbero addosso prima di uscire, quelli che si perdono in libreria e non negli Store Online; siamo quelli che il libro non cambierà mai checché ne diciate voi maniaci dell’elettronica. I libri fanno parte di noi e sono ciò che siamo e voi non ce li toglierete: mai.

Davvero?

Piccolo passo indietro. Andiamo nel XII secolo, guidati dal saggio Nella Vigna del Testo, di Ivan Illich. Andiamo nei monasteri. Che cacchio c’era da fare nei monasteri nel dodicesimo secolo? Pregare e lavorare. Che altro? Leggere e scrivere.

Nei monasteri del XII secolo c’erano pochissimi libri, tutti scritti a mano dagli amanuensi naturalmente, ed erano ENORMI. Il libro delle omelie era piazzato in mezzo alla stanza su questo piedistallo e di solito non si muoveva mai da lì. Per spostarlo dovevano pensarci in tre o quattro, perché oltre che essere ENORME era anche pesantissimo. Quando arrivava l’ora dell’omelia il capomonaco – o una cosa del genere – lo apriva e iniziava a leggere ad alta voce alla platea degli altri monaci riunitisi per l’occasione. Questi ripetevano le parole sottovoce, tentennando la testa. Finite le omelie si alzavano e andavano a lavorare nei campi, ripetendo di nuovo le parole e associandole ai movimenti delle gambe e delle braccia. Borbottavano. Centinaia di monaci borbottanti.

Stavano leggendo.

Quello era il loro modo di leggere, per farsi entrare nella carne le parole attraverso le azioni, proprio come i ragazzini che si dondolano per imparare a memoria il Corano. Sapevano che non ci sarebbero state molte altre occasioni per “leggere” di nuovo, come lo intendiamo noi, e quindi non se la volevano far scappare. Mica c’era un libro per ognuno: ce n’era uno per tutti. La cosa migliore era ficcarselo in testa e impararlo a memoria lì e subito.

Anche se un giorno avessero avuto a disposizione un po’ di tempo e gli fosse venuto in mente di andare a rileggere – nel senso che intendiamo noi – una particolare omelia dal libro sul piedistallo – che ricordo essere sempre ENORME – la cosa poteva essere problematica. Perché il fatto è che nei libri antichi non c’era l’indice. Venne dopo anche quello, quando si ebbe la necessità – e la possibilità – di consultare un libro più volte per il proprio interesse.

Ciò che fece cambiare le cose furono le innovazioni tecnologiche. La stampa, certo, ma anche altre, soprattutto altre. Le cose che fecero cambiare davvero il libro furono essenzialmente tre: la tecnica di produzione di una carta più sottile, l’invenzione di nuovi metodi di rilegatura e l’inchiostro a base metallica. Senza queste innovazioni ora avremmo tantissimi libri stampati, certo, però ENORMI. Invece grazie a esse fu possibile avvicinarsi all’oggetto libro che oggi conosciamo. Cioè le persone poterono iniziare a prenderli dagli scaffali, andarsi a sedere e leggerli.

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Autore

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Laureato in Informatica Umanistica all'Università di Pisa, guarda le nuove tecnologie da un punto di vista sociologico, culturale e qualche volta letterario. Adora i vizi e non si fida di chi dice di non averne. - http://www.marcobruschi.net/ Twitter: @paroledipolvere

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