Contributi

Shadows of the Neanderthal

di Davide Storni 10 Luglio 2013

Ad integrazione dell’articolo Persone e organizzazione, Parte 3 – Cultura e Cambiamento, la storia qui riportata [1] aiuta a capire i meccanismi di costruzione dei miti fondanti delle culture. Nel caso riportato vediamo nascere due diverse culture, quella pastorale e quella dei cacciatori. Entrambe le cultura hanno un loro perché, ma poi…

 

C’era una volta una caverna dove vivevano 5 persone.

I loro nomi erano: Unga, Bunga, Oogie, Boogie e Trevor.

Nessuno di loro aveva mai lasciato la caverna. Essi rimanevano nella caverna aspettando che qualche animaletto entrasse per poterlo prendere o che il vento soffiasse all’interno delle foglie per poterle mangiare.

Essi accettavano quella vita perchè credevano che la bocca della caverna fosse il limite dell’universo. La situazione produceva interessanti riflessioni fra le persone della caverna.

“Fuori dalla caverna c’è il nulla, esci e … puf niente più Unga” sosteneva Unga.

“No, fuori c’è un enorme dragone, che è in grado di mangiarsi Bunga in un solo boccone” replicò Bunga.

“no, no, no,” disse Oogie. “Fuori c’è un dio cattivo che spiaccica con un solo piede chiunque esca dalla caverna!”

Malgrado le diverse visioni, i cinque cavernicoli erano uniti su un punto: essi non dovevano mai lasciare la caverna.

Tanto per essere tranquilli, essi non si affacciavano mai alla bocca della caverna, e stavano sempre di spalle alla luce.

Come potete immaginare la vita nella caverna era abbastanza noiosa e le loro spalle spesso ustionate.

A volte un grande animale passava vicino alla caverna e la sua ombra veniva riflessa sulle pareti della caverna. Non avendo mai visto gli animali, per i cavernicoli queste ombre erano la realtà. A volte si chiedevano cosa diavolo fossero quelle ombre, che a loro provocavano un piacevole diversivo. Ma essi non realizzarono mai quanto limitata fosse la loro capacità di comprensione del mondo. Per essi le ombre erano la sola realtà, ed erano soddisfatti per ciò che avevano.

Le stagioni passavano e i cavernicoli continuavano a mangiare scarafaggi e insetti, foglie e qualche saltuario piccolo animale che si infilava nella caverna.

Un giorno però Boogie si alzò stanco e disse “Boogie stanco e affamato” masticando una foglia di magnolia volata nella caverna il giorno prima. “Boogie chiede cosa è fuori dalla caverna”.

Gli altri rimasero sbigottiti. Nessuno aveva mia detto una cosa simile prima.

Boogie provò a spiegarsi “Boogie si chiede se più cibo fuori, o forse acqua, o spazio”.

“Cosa vuole dire Boogie?” chiese Unga.

“Tanto spazio qui!” disse Bunga.

“E tanto cibo” completò Trevor.

“Ma noi vediamo solo dentro la caverna” continuò Boogie “forse qualcosa diverso, la fuori”.

Questa affermazione turbò molto gli altri membri del gruppo.

“Boogie vuol dire che noi sbagliamo?” gridò Unga.

“Boogie ha perso la testa” disse Bunga.

“Boogie è un individualista narcisista” concluse Trevor che spesso tendeva a nascondere le proprie insicurezze usando con gli altri delle generalizzazioni psicologiche.

“Boogie vuole rovinare tutto!” accusò Oogie “questa può essere la fine di noi tutti!”.

“ se Boogie è così curioso”  disse Oogie “ allora Boogie semplicemente uscire dalla caverna! Esci là fuori nel nulla e puf….”

“che il dio cattivo possa schiacciarti come uno scarafaggio.” disse Unga.

“ vai vai pure fuori per essere sbranato dal dragone.” disse Bunga.

Trevor raccolse un manufatto di pietra del suolo e lo lanciò contro Boogie.

Gli altri lo imitarono, bombardando il povero piccolo uomo delle caverne scioccato dalla reazione dei suoi compagni.

“ Si vai!” Urlarono in coro “ vattene fuori!”

Cercando di coprire la propria testa e di evitare gli oggetti che gli piovevano addosso, Boogie girò la faccia verso la porta della caverna per la prima volta nella sua vita.

“Vattene!”  urlarono gli altri.

Cercando di trattenere le lacrime, Boogie si allontanò dei suoi amici, verso la bocca della caverna… e verso l’accecante luce del mondo là fuori.

Sorpreso dall’attacco da parte degli altri cavernicoli, Boogie continuò correre fuori della caverna fino a quando crollò a terra, esausto.

Per lungo tempo egli rimase semplicemente li per terra, piangente e confuso.

Perché gli altri membri del clan si erano comportati in questo modo con lui? L’unica cosa che Boogie aveva fatto era porre delle domande che, a lui, sembravano piuttosto semplici e legittime.

Alla fine asciugandosi le lacrime dagli occhi Boogie guardò… e rimase meravigliato. Questo mondo al di fuori della caverna era grande, molto più grande di quanto Boogie potesse aver mai immaginato.

Vide creature affascinanti e diverse. Alcune le poteva riconoscere vagamente nelle ombre che avevano popolato la sua vita nella caverna, ma le ombre non potevano assolutamente rappresentare la loro vera bellezza.

Pieno di soggezione ma anche di curiosità Boogie cominciò esplorare.

Continuò così a camminare e a guardarsi intorno per un tempo molto lungo quando, in lontananza, vide quello che pareva essere un uomo seduto sull’apice di una collina.

Si avvicinò e vide che si tratta in effetti di un uomo, un uomo molto molto vecchio.

“Buongiorno. Mio nome Boogie.”

“È io sono il profeta della verità e l’elargitore di saggezza che siede sulla montagna”, disse l’uomo,  “o Michele se tu preferisci. Siediti.”

Boogie sedette vicino a Michele.

“Vedo che tu vieni da una caverna”, disse Michele. “Benvenuto nel mondo esterno. Tu sei il primo che esce. Hai portato altri con te?”

“No. Boogie solo. Come sai Boogie viene da caverna?”

“La tua grammatica è atroce” disse il profeta della verità.

“Perché voi uomini delle caverne non usate mai né articoli né pronomi? È una cosa che mi fa diventare pazzo.”

Boogie arrossì, ma Michele continuò: “io sono rimasto qui in attesa del giorno quando tutte le persone delle caverne usciranno e popoleranno la terra.”

Boogie era stupito. “Ci sono altre persone che vivono in altre caverne?” Chiese cercando di controllare la propria grammatica.

“Oh, certo. Ce ne sono molti, molti altri, che vivono in centinaia di caverne, tutto intorno a questa collina”, disse Michele guardando con tristezza in lontananza. “Ma essi non escono mai. Non apprendono mai.”

“Perché così tanti hanno scelto di vivere nelle caverne, quando il mondo qua fuori e così grande?” Chiese Boogie.

Sistemandosi un po’, Michele rispose: “tutto è cominciato tanto tanto tempo fa. Accadde circa 45 minuti dopo l’inizio del periodo neolitico”,  disse Michele. “I tuoi antenati vivevano tutti insieme in una grande tribù, proprio qui in questi campi che tu vedi. Il loro numero cresceva ogni anno. Erano tempi felici. Ma ad un certo punto il numero di persone divenne troppo grande perché questi campi potessero nutrire tutti. Ed essi capirono che avrebbero dovuto lasciare questi campi se volevano sopravvivere.”

“Le persone erano disperate. Così decisero di fare un incontro di fronte a tutti gli anziani della tribù. I saggi anziani dissero loro: andate e costruite un’alta torre che vi consenta di vedere in lontananza. Quando ne sapremo di più circa le terre che ci circondano, allora potremo capire quello che dobbiamo fare.”

“E questo è ciò che le persone fecero.” Michele fece una pausa e respirò profondamente. Poi continuò: “dopo molti, molti giorni, le persone tornarono dagli anziani.”

“Avete costruito le torri?” chiesero gli anziani.

“Si, l’abbiamo fatto” disse la tribù.

“Avete potuto vedere le terre attorno a noi?”

“Certo” dissero le persone.

“Allora cosa dobbiamo fare per sopravvivere?”

“Dobbiamo metterci tutti a costruire dei cesti e dei depositi per il cibo e a tessere delle tele per poterne fare tende.” disse un gruppo “Solo dopo saremo in grado di sopravvivere nelle nuove terre.”

Ma un altro gruppo disse: “no, dobbiamo costruire lance, trappole e strumenti per la caccia. Solo in questo modo saremo in grado di sopravvivere nelle nuove terre.”

Il primo gruppo disse: “se perdiamo tempo costruire lance e trappole e strumenti per la caccia la tribù sicuramente perirà.”

Il secondo gruppo disse, “no, se perdiamo tempo costruire cesti e magazzini e a tessere tele, allora alla tribù certamente morirà.”

“Gli anziani erano sempre più confusi” disse Michele.

“Anch’io” disse Boogie. I suoi occhi erano dilatati e si stava succhiando nervosamente una pietra. “Cos’è accaduto poi?”

“Le persone divennero via via più nervose e arrabbiate” ecco cosa accadde.

Il primo gruppo disse agli altri: “le armi sono per uccidere. Costruire armi é barbarico. Voi siete dei barbari!”

Il secondo gruppo rispose: “sedersi e intrecciare cesti mentre le altre persone muoiono di fame è segno di codardia. Voi siete dei codardi!”

È così continuarono in un crescendo di toni: barbari! Codardi! Animali violenti! Teste vuote!

Mentre Boogie ascoltava il racconto, la storia di Michele evocava in lui il doloroso ricordo dei suoi ultimi momenti nella caverna. Cattivo e deludente erano le parole che i suoi amici avevano usato con lui. “E allora cosa accade dopo?”

Michele rimase zitto per un momento, guardando tristemente in lontananza. Poi finalmente parlò.

“La tribù si divise. Il primo gruppo si mise a intrecciare cesti, il secondo gruppo cominciò costruire le proprie lance. Poi quelli che avevano delle lance cominciarono usarle contro l’altro gruppo, che si disperse sulle colline e si nascose. Poi cominciarono a discutere anche fra di loro. Alla fine si accanirono gli uni contro gli altri. Fu orribile.”

“Allora essi erano veramente dei barbari e dei codardi” disse Boogie.

“No. Almeno non all’inizio. Ma questo è ciò che diventarono. L’etichetta che si posero l’uno sull’altro divenne realtà. Interessante come questo accadde, o no?” Disse Michele.

Certamente era interessante, ma Boogie non era proprio sicuro di aver capito. Decise che aveva bisogno di pensarci su un po’.

“Ma allora dove sono tutti adesso?”

“Nelle caverne. Tutti vivono nelle caverne” disse Michele.

Per un certo tempo Boogie e Michele rimasero così, seduti sul terreno uno vicino all’altro, guardando verso l’orizzonte di quel vasto, vuoto paesaggio.

Boogie rimase lì, ripensando la storia di Michele gli aveva raccontato. Ripensò anche alla sua esperienza nella caverna. Sembrava che ci fossero dei collegamenti… ma non era proprio sicuro. Avrebbe tanto voluto che la sua neo corteccia cerebrale fosse più sviluppata. Forse così avrebbe potuto capire il significato della storia di Michele.

Alla fine Boogie chiese: “ma perché è sorto questo disaccordo nella tribù? Perché dividersi tra sostenitori delle lance e dei cesti? Boogie non capisce.”

L’anziano uomo spalancò gli occhi. “Bene, una buona domanda. Torniamo all’inizio. Perché tu pensi che essi cominciarono a litigare?”

Boogie ci pensò un po’, poi disse: “non sono sicuro o, ma… forse è qualcosa come le ombre sul muro.” Boogie si accorse che il profeta di verità non aveva capito con chiarezza le sue parole. E continuò: “beh sai… forse ognuno vedeva un mondo sbagliato, come se fossero delle ombre. Se vediamo cose sbagliate, poi agiamo in modo sbagliato.”

“Molto bene, Boogie” disse Michele. “Ma forse non è tanto una questione di vedere in modo sbagliato, ma di vedere in modo incompleto. Ed è quello che accadde con i nostri avi. Seguimi e te lo dimostrerò.”

Boogie  e Michele camminarono per diverse miglia verso est. La si avvicinarono ha una vecchia torre che i loro avi avevano costruito molti, molti anni prima. Era piuttosto conciata, ma stava ancora in piedi.

“Sali e dai un’occhiata” disse Michele.

Boogie salì facendo molta attenzione ai gradini che sembravano piuttosto malfermi.

Dall’alto della torre, Boogie si affacciò all’unica finestra che era rivolta verso est. E vide una landa rocciosa, boscosa e popolata da bufali e alci e pecore.

Boogie capì perché i suoi avi avessero proposto di fabbricare delle lance e degli strumenti per la caccia.

Ma era ancora confuso. Quando scese dalla torre Michele disse: “seguimi”

Camminarono ancora per miglia dalla direzione opposta. Arrivarono a un’altra torre, anch’essa molto vecchia e diroccata. Ancora una volta Boogie salì sulla torre e si affacciò dall’unica di finestra rivolta verso ovest. Boogie poté vedere un orizzonte completamente diverso, una terra piana e rigogliosa, coperta di vigneti, campi, e distese di cotone selvatico. Boogie capì come i suoi avi potessero aver pensato che fosse meglio costruire dei cesti per la raccolta e degli strumenti per tessere il cotone.

Adesso Boogie comprendeva il perché i due gruppi avessero delle opinioni tanto diverse su come gestire il futuro della tribù. Due torri diverse, due viste diverse.

Noi possiamo vedere solo in parte la realtà… disse a se stesso. E rimase lì a pensare per lungo tempo.

Alla fine Boogie riemerse dalla base della torre. Sembrava molto frustrato.

“Sembra tutto così sciocco” disse a Michele. “Perché dividersi? Perché combattersi per visioni diverse? Perché non andare ognuno nella torre dell’altro, così che ognuno capisse quanto fossero differenti i punti di vista?”

“Sembra piuttosto semplice, vero?” Rispose Michele. “Ma raramente funziona così. Molto spesso le persone si dividono e lavorano una contro l’altra. Perché tu pensi che questo accada?”

Boogie non era sicuro. Ma si accorse che le persone diventano piuttosto irascibili quando interrogate circa i loro principi, o quando qualcuno suggerisce loro che possono esserci altri modi di guardare alle cose. E subito si arriva alle etichette… come pazzo, o barbaro, o codardo… è dopo questo arrivano le pietre o le spade.

Boogie decise che c’è un’altra cosa a cui pensare. Improvvisamente e si girò verso Michele: “io torno indietro adesso” disse.

“Ma dove vai?” Chiese Michele.

“Torno alla mia caverna. Devo dire agli altri quello che ho visto. Basta divisioni! Basta rimanere nascosti nelle caverne! Basta mangiare le foglie e scarafaggi.”

“Devo dare anche agli altri la possibilità di salire sulle torri. Dobbiamo lavorare tutti insieme per comprendere la verità. Poi potremmo essere di nuovo una tribù e crescere come numero. Potremmo mangiare carne, bere vino, costruire degli alloggi e popolare tutta questa terra.”

“Stai attento” lo avvertì Michele. “Ricorda di quanto è stato doloroso per un cavernicolo curioso come te uscire dalla caverna. Immagina quanto più difficile sarà per gli altri, che sono soddisfatti di stare la.”

“Gli altri non saranno più soddisfatti di stare la quando racconterò loro quanto grande e bello è il mondo fuori dalle caverne, e quando mostrerò loro un nuovo modo di vedere le cose” disse Boogie, e si girò per andarsene. “Gli altri vorranno capire e vedere.”

“Aspetta Boogie” disse Michele.

Ma Boogie era ormai andato.

Dopo aver camminato per molte miglia, si avvicinò della sua vecchia caverna.

Dall’interno della caverna si udivano, un po’ soffocate, le voci di Unga, Bunga, Trevor e Francis  e il  suono prodotto dalle mandibole che masticavano locuste.  Tutto ciò parve alquanto rozzo e volgare a Boogie.

La testa di Boogie doleva a causa della tristezza e della paura. Sarebbero stati ancora violenti e con lui i suoi vecchi compagni? L’avrebbero di nuovo attaccato  se avesse raccontato loro del grande mondo esterno che non avevano mai visto?

Forse l’avrebbero accettato e si sarebbero decisi a esplorare con lui il mondo esterno.

Tremante, Boogie fece un grande respiro. Se essi non vorranno imparare, disse fra sé, troverò altri che lo vorranno fare. Dopotutto, pensò, Michele dice che ve ne sono molti altri che vivono in centinaia di  caverne…

In realtà, ce n’erano milioni.

 

The end

 

Diversi punti di osservazione mostrano aspetti diversi della realtà. Partendo dal nostro punto di osservazione costruiamo delle proiezioni fatte di credenze, miti, valori che, una volta condivisi con altre persone, rappresentano il substrato sul quale una cultura si sviluppa.

La condivisione di valori e visioni del mondo serve a consolidare il gruppo, a fare squadra. Purtroppo questo processo fondante e aggregante genera un sottoprodotto, l’esclusione del diverso, di chi vede la realtà partendo da un differente punto di osservazione.

L’incapacità di “vestire i panni dell’altro” ci porta ad una sostanziale incapacità di capire e accettare visioni diverse del mondo. Il fondamentalismo e il razzismo altro non sono che rifiuto di accettare punti di vista differenti, valori differenti, verità differenti. Che pure esistono ed hanno un loro fondamento.

Solo una visione sistemica, o pluri-centrica, consente di accettare che vi siano altri codici, linguaggi, “mondi”.

Si parte dall’ascolto non giudicante, per provare a con-prendere, ad aggiungere come possibilità il diverso da noi, per arrivare ad arricchirci con altri punti di osservazione.


[1] Il testo qui riportato è elaborato a partire dall’originale inglese Shadows of the Neanderthal: Illuminating the Beliefs That Limit, learning fable by David Hutchens

 

 

Autore

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Consulente e facilitatore, lavoro per primarie aziende del settore dei servizi. Socio fondatore di Bloom

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