Contributi

Chiamati all’adattamento e alla subordinazione

di Alessandro Bolzonello 09 Agosto 2013

Mi colpisce l’enfasi data alla nascita del Royal Baby, in particolare la pesantezza del nascere Royal: predestinato a rappresentare e simbolizzare pezzi di mondo, sollecitato a dover essere ciò che non necessariamente è. Subordinazione alla condizione; nel privilegio della posizione, pura violenza.

Tale condizione connota ogni essere umano.

Essere un buon professionista in una organizzazione, per esempio, significa possedere, oltre alle competenze del mestiere, la capacità di tuning con il contesto: coglierne le peculiarità, rispettarne le regole, muoversi attentamente senza fare ciò che non è consentito. Mai come in questo caso il concetto di ‘subordinazione’ e di ‘dipendenza’ sono appropriati.

Tutti gli ambiti della vita sono densi di regole, spesso implicite, tanto indicibili quanto potenti. Le regole, una volta consolidate, definiscono un perimetro che discrimina il consentito dal non consentito. Per inciso, ogni qual volta si utilizza l’espressione ‘per opportunità’, ci si riferisce a tali istanze: non si esplicita nulla se non l’esistenza di un potente confine.

Siamo sostanzialmente chiamati ad adattarci rispetto a ciò che troviamo attorno. I margini di azione e di intervento sono limitati. Intuirne i confini è fondamentale; muoversi intorno ad essi un atto di necessità, volontà, talvolta possibilità.

Ognuno, dentro tale contesto, fa ciò che può. Le opzioni ruotano attorno a due variabili: la dotazione di risorse personali e la disponibilità all’adattamento. Ogni combinazione crea una tipologia di stato, dovuta quota parte alla natura e quota parte all’orientamento adottato.

Insomma la capacità di percepire e tener conto del contesto è presupposto necessario per poter ambire a ‘mettere del proprio’ nell’ambito di riferimento. Possedere tale competenza non è necessariamente un merito, sicuramente lo è la scelta di come spendere le risorse disponibili, qualora cioè vengano utilizzate per dare valore, non solo a se stessi, ma anche agli altri.

Già pubblicato su Invito a …

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Economista e psicosocioanalista. Si occupa di personale in una azienda informatica. Cultore dell’essere umano e delle sue vicende. Ha avuto la possibilità di aprire naso, occhi ed orecchi di fronte alla vita, ancor più in un contesto, quello attuale, in piena mutazione, con-fusione, dove alla degenerazione si intreccia la rigenerazione, alla barbarie la genialità. Fin dove può, prova a 'tenere dentro' tutto quello che c'è, con la convinzione che l'esistenza di una 'cosa' oppure di un 'fenomeno' non sia mai un caso. Ritiene questa posizione liberante: elimina la categoria dell' 'assurdo', del 'non senso' ed apre al 'possibile', al 'nuovo'.

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