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Il Manager cresciuto in casa. Sette tipi di manager: 7

di Francesco Varanini 31 Marzo 2014

Di tutt’altra pasta sono fatti i Manager-cresciuti-in-casa. Mentre i Manager-come-si-deve sono entrati in azienda già con ruoli importanti, già inquadrati come dirigenti, o comunque proiettati verso luminosa carriera, i Manager-cresciuti-in-casa sono cresciuti passo passo, attraverso carriere lente ed accidentate, talvolta forniti da un buon titolo di studio, talvolta forti esclusivamente di un pratico ‘saper fare’ – ma sempre cresciuti partendo da posizioni impiegatizie e magari anche operaie. Hanno coperto il ruolo di quadri. Conoscono l’azienda a menadito, sia negli aspetti formali che informali. La loro competenza si fonda sull’esperienza. Conoscono bene le persone –interne ed esterne all’azienda– con le quali hanno a che fare. Considerano fondamentale la qualità dei rapporti personali. Conoscono bene materie prime e tecnologie e prodotti e cicli di produzione. Non sono necessariamente dotati di titoli di studio. Sono legati affettivamente all’azienda e al loro lavoro.
Se i Manager-come-si-deve sono ben vestiti ed usano con cura il lessico appropriato, se i Manager-come-si deve appaiono fatti con lo stampino, anodini e portatori di un sapere scontato, asservito a interessi esterni all’impresa, i Manager-cresciuti-in-casa appaiono portatori di diversità, creatività,
I Manager-cresciuti-in-casa –a differenza dei Manager-come si deve, per non dire dei Miracolati e dei Complici e dei Cinici Umanisti– sono disposti a sporcarsi le mani, orientati a risolvere i problemi, con spirito pratico.
Ma i Manager-cresciuti-in-casa sono di norma considerati impresentabili: così poco eleganti ed appariscenti, così poco brillanti e cosmopoliti e mondani. Tanto che gli Head Hunter si vergognano alla sola idea di poter presentare a qualcuno un candidato simile.
Eppure triste realtà vuole che dietro ogni visibilissimo Manager-come-si-deve, operante sulla scena con tutta la sua arroganza ed ignoranza, agiscano, in ruoli più o meno subalterni, uno o più quasi invisibili Manager-cresciuti-in-casa. Il Manager-come-si-deve si prende onori e remunerazioni, ma non le corrispettive responsabilità, mentre il Manager-cresciuto-in-casa, grigio e concreto e fattivo, necessario e costruttivo, lavora e decide, ma resta nell’ombra. E’ lasciato ad operare dietro le quinte.
L’affermazione e l’ascesa di Manager-cresciuti-in-casa ha normalmente luogo solo nelle aziende che premiano un lungo legame di fedeltà personale, aziende con una solida cultura aziendale, aziende quasi sempre dove la proprietà che mantiene saldamente la guida dell’impresa.
Infatti appena il proprietario imprenditore molla la presa, cede una quota di proprietà a un fondo di investimento, o entra in gioco un figlio di diverso parere, o appena arriva una qualche società di consulenza strategica, ecco che la stagione felice dei manager-cresciuti-in-casa giunge al tramonto. Molto più di rado i Manager-cresciuti-in-casa assurgono al vertice anche in aziende a proprietà diffusa, o lontana, e dunque di fatto schiacciate sotto il tallone della finanza. L’inopinata carriera di qualche raro Manager-cresciuto-in casa è per lo più dovuta a quegli stessi casi e quelle stesse coincidenze che premiano i Miracolati. Ma è evidente la differenza. Il Miracolato raggiunto il posto si siede e diventa il più osservante fedele della religione dominante. Mentre il Manager-cresciuto-in casa non rinuncia al proprio punto di vista. Appare quindi in grado di garantire una efficace e consapevole direzione.
Ma proprio per questo è considerato pericoloso. Legato ad un sincero interesse per quello che fa, mosso dal buon senso, orientato a considerare la produzione un dovere morale, , guidato da una propria etica, disinteressato ai riti che consolidano l’appartenenza alla casta dei Manager-come-si-deve, il Manager-cresciuto-in-casa non è controllabile, non è ricattabile, non può essere comprato. Non si assoggetta facilmente all’imperscrutabile comando esterno della finanza e degli stakeholder interessati esclusivamente all’estrazione di ricchezza.

Tratto da Francesco Varanini, Contro il manager. La vanità del controllo, gli inganni della finanza e la speranza di una costruzione comune, Guerini e Associati, 2010. 

 

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