Contributi

Che storia!

di Simonetta Pugnaghi 01 Marzo 2015

Come ho già avuto occasione di scrivere, noi umani siamo storie. Raccontiamo dalla notte dei tempi, più o meno da quando siamo scesi dagli alberi, e dalla notte del nostro tempo individuale, quando comincia il racconto della nostra storia personale. In altri termini, raccontare è una parte fondamentale dell’essere, della nostra identità: raccontiamo una storia a noi stessi, e raccontiamo una storia di noi stessi agli altri. Anche quella che troverete qui è una storia. È il racconto di un lavoro che ho condotto con una ventina di persone di un reparto produttivo di una azienda in provincia di Modena, nell’ambito di un Workshop intitolato “Motivazione e Collaborazione”. Ho coinvolto i partecipanti in due fasi di storytelling: una prima personale, nella quale ciascuno ha scritto un proprio racconto sulla base di una traccia che ho progressivamente fornito, e una seconda fase collettiva, durante la quale abbiamo inventato e scritto una nuova storia, tutti insieme.

C’era una volta, in una azienda di queste parti, un reparto di produzione dove lavoravano su tre turni un bel po’ di persone. Avevano i loro problemi, ma si aiutavano e si trattavano con rispetto.

Ad un certo punto, non si sa bene come, non si sa bene quando, all’interno del reparto cominciarono dispetti e menefreghismi, non da parte di tutti, ma abbastanza per cambiare l’atmosfera. La produzione calava, e gli scaricabarile crescevano. Gli scarti aumentavano, la cooperazione e la voglia di far bene no.

La direzione di quell’azienda ne fece di cotte e di crude, di brutte e di buone, per ritrovare migliori risultati. Gente licenziata, manager sostituiti, nuovi tecnici, sistemi di controllo, procedure operative, formazione tecnica, lettere di richiamo, e tizio e caio e sempronio.

Come facciamo a motivare queste persone? A farle sentire responsabili? Che si prendano cura del posto di lavoro. Che lascino le cose a posto per il collega del turno dopo. Prediche e tirate d’orecchi, indicatori col segno meno e produttività in peggioramento. Nessuno sapeva più a che santo votarsi.

Ad un certo punto, la responsabile risorse umane decise di fare un corso. Ma non un corso qualunque, non un corso normale. Un corso sulla collaborazione. Non che la spiegasse, ma che la facesse sperimentare.

Due gruppetti di dieci volontari ciascuno, si aderiva liberamente. Un consulente. Una sala in fondo a un lungo corridoio, in un’ala dello stabilimento che non usava più nessuno. Le ragazze delle risorse umane diedero una pulita, comprarono biscotti e prepararono carta e penna.

Al corso per le prime cinque volte ciascuno scrisse una propria storia. Quante proteste. Non sono capace, non ho fantasia, e qui e la e su e giù. Ma quasi tutti scrissero qualcosa, e qualcuno ci prese anche gusto. Al corso per i primi cinque incontri si discusse. Anche animatamente, quali sono i comportamenti che danneggiano tutti, ma devo essere io che lo dico al collega, ma se non intervengono i capi, e patapim e patapum. Ma ancora, niente, o quasi, cambiava. Anzi, molti brontolavano. Questo corso non serve.

Ad un certo punto però, quando ormai avevano preso confidenza con carta e penna, con il consulente decisero di scrivere una storia tutti insieme. Sarà un messaggio, a tutto il reparto. Sarà una staffetta, un gruppetto scrive, quello dopo continua, e via così. Come nei turni.

Beh, non ci si credeva. Da quando si misero a scrivere tutti insieme il corso che non doveva essere normale diventò speciale. Per cinque volte inventarono, raccontarono, discussero, risero. Com’è come non è, lavorarono insieme, con creatività e partecipazione. E fu impegnativo, non erano d’accordo, non erano organizzati. E fu divertente, si incitarono a vicenda, si scambiarono idee e parole. Ecco cos’era la collaborazione.

Allora. Vissero tutti felici e contenti? È presto per dirlo, e lo si dice solo nelle fiabe. Ma la loro storia fece il giro del reparto. E qualche cosa cambiò.

Grazie a Carlo, Dimitri, Elida, Enrico, Gennaro, Giordano, Giulio, Katia, Luigia, Mara, Marcello, Maurizio, Mirko, Mirosa, Mohamed, Monica, Nico, Roberto, Sara e Vincenzo, con Rossella, Margherita e Mèlanie. E un saluto a Manager e Team Leaders. Mi avete regalato una bellissima esperienza, da ricordare e raccontare. Buona strada! Simonetta

Leggete il racconto pubblicato su:www.simonettapugnaghi.blogspot.it/2015/03/c-space-la-vendetta-non-paga-mai.html

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Lavoro da venticinque anni nel settore organizzazione e risorse umane, sono consulente, formatore e counselor. Il mio interesse per le persone viene da più lontano, è maturato nella adolescenza e nel periodo universitario, prima facendo parte degli scout e poi come capo scout.

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