Contributi

Per una valutazione dell’esistenza umana: utile, indifferente oppure dannosa

di Alessandro Bolzonello 28 Agosto 2015

5423185750_bbdfe4e552_bSiamo venuti al mondo, curati e addestrati lungamente, con l’attesa, da adulti, di dare un contributo. Ma quale contributo? 
Sicuramente disponiamo, chi più e chi meno, di tempo ed energie. Quanto e come impieghiamo tali risorse?
Domande decisive che accompagnano la vita di ognuno; rispondere esplicitamente è difficile, prevale l’elusione ovvero la fuga; ma la vita, nel suo dispiegarsi, parla da sé.
E’ chiaro che la responsabilità circa l’utilizzo delle risorse disponibili rimane in capo a se stessi. E’ altrettanto chiaro che, una volta in vita, si cerca di sopravvivere al meglio. L’esito, che dipende da molti fattori, è una “buona” o “cattiva” sopravvivenza.
C’è infatti chi riesce a diventare presenza costruttiva. L’esserci diventa un valore sociale: costoro fanno accadere le cose, sono riferimento per gli altri, mettono insieme ciò che hanno attorno; sono onesti e capaci di attivare processi fiduciari. Insomma sono capaci di metabolizzare, trasformare e costruire; utilizzando la terminologia di Wilfred Bion, riescono a svolgere una funzione alfa, cioè trasformare l’esistente informe producendo istanze essenziali per la memoria e l’apprendimento, e quindi per il pensiero e l’azione.
C’è invece chi non riesce a dare un contributo fattivo. L’esserci appare inutile se non dannoso: costoro a mala pena sopravvivono, nel migliore dei casi appaiono inermi, nel peggiore travolti da se stessi e dagli altri, risultando a loro volta deleteri. La loro presenza è dispendiosa: oltre a disperdere le loro risorse, assorbono e distraggono quelle altrui. Vera e propria dilapidazione.
Una società è sana quando facilita e sostiene processi di buon utilizzo delle risorse disponibili, arginando al meglio le inevitabili entropie. Disporre di criteri chiari circa le modalità di impiego delle risorse è importante per orientare i comportamenti sociali.
Ecco che è un valore la generazione, l’ascolto e il confronto, lo sviluppo e l’apprendimento, la circolazione delle informazioni, la selezione fondata sulla meritocrazia, la redistribuzione secondo le capacità. La trasparenza, l’onestà, la sinergia, il riciclo, la disponibilità, l’impegno sono tutti sintomi di un sistema funzionante.
All’opposto si pongono le risorse sociali non impiegate o mal impiegate. In questo senso non è un segnale incoraggiante ogni forma di eccesso: l’evasione, la collusione, l’abuso, la menzogna, la manipolazione, lo spreco, l’esasperazione e ogni forma di ossessione.Foto: Smoke °2

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Economista e psicosocioanalista. Si occupa di personale in una azienda informatica. Cultore dell’essere umano e delle sue vicende. Ha avuto la possibilità di aprire naso, occhi ed orecchi di fronte alla vita, ancor più in un contesto, quello attuale, in piena mutazione, con-fusione, dove alla degenerazione si intreccia la rigenerazione, alla barbarie la genialità. Fin dove può, prova a 'tenere dentro' tutto quello che c'è, con la convinzione che l'esistenza di una 'cosa' oppure di un 'fenomeno' non sia mai un caso. Ritiene questa posizione liberante: elimina la categoria dell' 'assurdo', del 'non senso' ed apre al 'possibile', al 'nuovo'.

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