Se il violino é stato per tutto il ‘700 il principe degli strumenti, con Beethoven il pianoforte assurge a titolo di re incontrastato.
Per tutto l’800 il pianoforte ha un ruolo centrale nella musica classica tanto che troviamo diversi compositori che scrivono quasi esclusivamente per piano: tutte le 230 composizioni di Chopin comprendono il piano, così come le principali opere di Liszt tanto per citare due fra i più noti.
Beethoven scrisse 23 sonate per piano fra le quali alcune celeberrime come la n 14 “Al chiaro di luna”, la n 8 “Patetica”, la n 29 “Hammerklavier”, un consistente numero di variazioni, tra le quali ricordiamo le Diabelli Variations, oltre a bagatelle (Per Elisa) ed altre opere per piano solo.
Fu proprio con Beethoven che il piano assunse il suo ruolo preminente grazie a diversi fattori fra cui la versatilità , la potenza sonora, l’estensione. Grazie alle sue peculiarità il piano diviene uno strumento formidabile nelle mani dei compositori, prestandosi sia al ruolo di strumento principale sia di supporto nelle suonate per violino, violoncello, ecc. oltre che a prestarsi benissimo come partner di formazioni da camera come nel caso dei 15 trii per piano composti da Beethoven.
Una spinta formidabile verso questa affermazione arriva dai 5 concerti per piano di Beethoven, opere di grande potenza espressi2va e di straordinaria bellezza.
Il mio preferito è il n 3 in Do minore op 37, anche se non il n 5 “L’imperatore” è pure grandioso.
Beethoven, concerto per pianoforte e orchestra n 3, direzione e piano Daniel Barenboim
Beethoven, concerto per pianoforte e orchestra n 5 “Emperor”, sempre con Barenboim con il doppio ruolo di solista e direttore.
Al link seguente una bellissima versione del n 5 con Bohm alla direzione e Pollini al pianoforte (purtroppo senza immagini, ma a mio avviso migliore di quella di Barenboim)
buon ascolto
