BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 07/10/2002

LO STRESS: UNA LETTURA COGNITIVA

di Rosanna Auletta

La psicologia cognitiva e’ una branca della psicologia che si occupa del funzionamento del nostro sistema cognitivo che è il responsabile delle interpretazioni che noi diamo dell’ambiente esterno e di come esso agisce su di noi. I terapisti in questo caso cercano di alterare i processi cognitivi dei pazienti con il fine ultimo di modificarne le emozioni e il comportamento. In questo senso c’è un legame forte tra questa parte della psicologia e la psicologia del comportamento. Albert Elliot, uno dei sostenitori più rappresentativi della psicologia cognitiva, sostiene che i sentimenti negativi che ci impediscono di funzionare bene come lo stress e l’ansia sono causati da convinzioni irrealistiche che noi nutriamo relativamente a noi stessi o alla nostra vita. Spesso infatti avanziamo delle richieste eccessive a noi stessi e di conseguenza ci stressiamo, siamo ansiosi e proviamo disagio e insicurezza. Facciamo l’esempio di un uomo che ritenga di dover essere sempre perfetto in tutto ciò che fa. Ovviamente si sentirà male (fallito o inadeguato) non appena commetterà un errore, o si sentirà stressato in situazioni dove percepirà la possibilità di non eccellere. Il terapista in questo caso aiuta il paziente a mettere in dubbio e sradicare questo presupposto sostituendolo con pensieri tipo “Ok sarebbe il massimo essere in grado di non sbagliare mai ,ma ciò non vuole dire che io debba essere sempre perfetto.” Si promuove quindi l’accettazione di sé con i propri limiti.
Albert Bandura è un altro maestro della psicologia cognitiva. Egli sostiene che sia possibile cambiare il nostro comportamento (ristrutturazione cognitiva)cambiando le nostre cognizioni, aumentando così la nostra sensazione di efficienza generale. Questo a sua volta va ad influenzare in modo positivo il nostro concetto di autostima. In questo caso esiste quindi un legame forte tra la psicologia del comportamento e quella cognitiva. Tuttavia tali approcci sono concettualmente diversi, ma ai nostri fini non opereremo una netta distinzione. Vediamo ora di analizzare una serie di concetti base che sono importanti per la psicologia cognitiva.

Concetto di “Sé”: come noi vediamo noi stessi
Per alcuni psicologi il concetto di “Sé” è un concetto basilare. William James quasi un secolo fa prospettò l’esistenza di due aspetti distinti del “Sé”. Il primo che pensa di essere l’attore protagonista e cioè “L’io” che conosce e agisce e che cerca di controllare l’ambiente circostante. E il secondo il “Me” e cioè l’oggetto : quello che uno vede quando l’attenzione è focalizzata di su di sé come oggetto che subisce.
Durante la crescita i bambini sviluppano sempre più il senso dell’Io come soggetto agente separato da altre persone e oggetti. Anche la parte che rappresenta il “Me” ovviamente si sviluppa ed infine la personalità dell’adulto si compone di tutte quelle esperienze che il bambino ha avuto modificandosi alla luce delle esperienze future. Il nostro senso di “Sé” complessivo è il risultato dell’integrazione tra le nostre esperienze come soggetti agenti e le impressioni e le valutazioni che le altre persone hanno di noi stessi.

“Self-Schemata”
Si definiscono “self schemata” le generalizzazioni che noi crediamo si possano riferire a noi stessi inclusi pensieri come “Sono una persona indipendente” oppure “Sono un tipo che tende ad avere bisogno degli altri.” Si parla quindi di opinioni che noi abbiamo di noi stessi che si sono formate sulla base delle esperienze passate e che guidano la categorizzazione delle nostre esperienze future. Per esempio se la nostra
“self schemata” dominante ci porta a pensare di essere passivi ed estremamente dipendenti, noi processeremo e presteremo maggiore attenzione a tutte quelle informazioni che sono rilevanti e che confermano questa convinzione. E’ provato che tendiamo a ricordare di più gli eventi e le sensazioni che confermano le nostre convinzioni nel bene e nel male.
Quando si parla di esercizi pratici per la psicologia cognitiva si intende proprio l’alterazione di queste convinzioni o “self schemata” che esistono nella nostra mente e non sono necessariamente reali, ma che possono essere il punto di partenza di tutta una serie di sensazioni negative e spiacevoli che noi proviamo.

Autostima
L’autostima invece si riferisce al giudizio che noi abbiamo del nostro valore. Viene molto influenzata anche dal feed-back che riceviamo dagli altri e dall’ambiente circonstante. Una buona autostima si può conquistare ed è vitale per mantenere un buon controllo sulla nostra vita, potendo vivere quindi in modo soddisfacente.

FOCUS: CHI HA MAGGIORE STIMA DI SE’ VIENE ANCHE PIU’ STIMATO DAGLI ALTRI.
Agli inizi degli anni 70 negli Stati Uniti lo studioso A. Coopersmith compì un singolare esperimento studiando un campione di giovani provenienti dalla borghesia e seguendoli dalla pre-adolescenza all’età adulta. Lo studio fu compiuto studiando le loro famiglie e sottoponendo i giovani a numerosi test. I risultati dimostrarono che i ragazzi con l’autostima maggiore erano poi gli stessi ad essere in effetti più competenti e a riscuotere maggior successo. Fu notato che coloro i quali avevano genitori con un alta autostima tendevano ad avere a loro volta un buon concetto di sé. Coopersmith divise i ragazzi in 3 gruppi caratterizzati da misurazioni di autostima ottenute tramite questionari, alte , medie e basse e notò che alcuni tratti caratteriali erano per così dire collegati a valori alti o bassi dell’autostima, suggerendo quindi un possibile legame tra la stima di noi stessi e altre caratteristiche.
I ragazzi con maggiore autostima si comportavano in definitiva in modo più competente. Probabilmente l’aver osservato genitori con alta autostima li aveva portati a sviluppare a loro volta un buon concetto di sé, aiutandoli in realtà a essere più efficienti.

Senso di efficienza personale
Il senso di efficienza personale consiste nell’avere l’impressione di svolgere i propri compiti in modo efficiente. C’è comunque differenza tra senso di efficienza o competenza personale e l’autostima in quanto una persona può avere un alto senso di efficienza personale e una bassa autostima. L’esempio classico è quello dei piloti dei bombardieri in guerra tra i quali nel momento in cui sganciavano le bombe sulle città qualcuno riportava un alto senso di efficienza, ma una bassa autostima.

Autoconsapevolezza
Quando parliamo di autoconsapevolezza ci riferiamo alla consapevolezza di sé che significa essere consapevoli dei propri pensieri e avere l’attenzione focalizzata sui propri processi interni. Molte volte infatti siamo guidati da pensieri automatici e agiamo di conseguenza senza rendercene conto.
Avere una buona consapevolezza di sé significa essere sempre in controllo della situazione. Coloro i quali hanno riportato alti valori di autoconsapevolezza (misurati da un test specifico), sono di fatto risultati essere anche più altruisti, più onesti con se stessi e con gli altri, e sembrano anche trarre una maggior soddisfazione dalla propria attività lavorativa.

Bisogno di coerenza
Una delle caratteristiche più importanti del genere umano è proprio la tendenza ad essere coerenti con se stessi. Come dicevamo precedentemente si tende quindi a prestare attenzione e a ricordarsi meglio solo quelle informazioni che confermano le nostre “self-schemata”. Quindi si tende a riproporre e a confermare sempre le stesse convinzioni; per questo motivo, per operare dei cambiamenti sostanziali, bisognerà cercare di aumentare la consapevolezza di sé al fine di sradicare quelle false sicurezze che sono poi il punto di partenza di molti circoli viziosi cognitivi.

Pagina precedente

Indice dei contributi