BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 04/06/2007

UN TEMA PER ME MOLTO CARO: QUELLO DELL'INSERIMENTO DEI GIOVANI NEL MONDO DEL LAVORO (1)

di Silvia Brambilla

Negli ultimi anni il mercato del lavoro ha visto delle trasformazioni radicali che hanno avuto delle gravi ripercussioni soprattutto per le fasce di lavoratori più deboli tra cui principalmente giovani senza esperienza e donne.
Non è soltanto una questione di tipologia contrattuale di lavoro (è tramontata definitivamente l’idea del contratto a tempo indeterminato)  ma anche di qualità del lavoro, di professionalità delle mansioni che ci propongono le aziende.
Credo che ultimamente vi sia un livellamento verso il basso di molti ruoli, che purtroppo vengono proposti anche a persona laureate, con tanto di Master alle spalle.
Immaginate come può sentirsi un laureato a svolgere mansioni di segretariato o peggio trovare lavoro in uno degli ormai diffusissimi call centers : credo che il termine frustrazione sia la prima cosa che possa venire in mente, ma potrei aggiungerne altri: rassegnazione, sfiducia, pessimismo, il sentirsi inferiori.
Sono anni che mi chiedo fino a che punto arriveremo, per quanto tempo continuerà questa precarizzazione  e bassa qualità del lavoro.
Ma c’è un altro tema sconcertante, spesso dimenticato: il mondo caotico e senza regole delle società di selezione, società del lavoro e soggetti simili.
Non si capisce la logica di certe selezioni, spesso condotte da persone dotata di scarsa competenza in materia di risorse umane.
Si ha quasi l’impressione che alla fine vinca il raccomandato di turno o la persona che appare più sicura di sé e più simpatica. Questo è davvero inaccettabile in una società che si definisce “moderna e all’avanguardia”.
In questi sei anni dopo la Laurea ho affrontato innumerevoli selezioni: colloqui individuali, assessment centers, test logici ed attitudinali e sono molto perplessa sull’efficacia di questi strumenti. Dopo aver superato un test  logico con più di duecento persone presso una nota banca, sono stata scartata nel colloquio di gruppo, dove veniva presentato un quesito molto difficile: trovare la soluzione per far sopravvivere in un’isola un naufrago……
Ma potrei enumerarvi tante altre situazioni, basti pensare che dopo sei anni di esperienza lavorativa ancora ricevo chiamate di società che vogliono propormi uno stage(tra parentesi ne ho avevo già fatti due in passato…). Ormai non ci si ferma più neanche per analizzare in modo approfondito un curriculum vitae: si prende il numero di cellulare del candidato e lo si chiama per proporre un lavoro. Siamo ormai numeri e  non persone.
In Italia non esistono opportunità per chi vuole seriamente imparare una professione o svolgere un lavoro qualificato. Non esiste neanche la possibilità di cambiare direzione professionale: chi ha avuto esperienze di un certo tipo sarà condannato a svolgere sempre quelle per tutto il resto della vita, dato che non esiste più la possibilità di apprendere un nuovo lavoro perché non c’è più nessuno che te lo insegna.
Alla faccia della flessibilità del mondo del lavoro e alla nostra epoca definita del cambiamento….
Il tema è molto ampio e complesso e non facilmente trattabile in poche righe.
Quello che mi sento di chiedervi è una riflessione molto seria e approfondita sul tema della conoscenza: perché al giorno d’oggi una Laurea non serve? Un laureato non ha un bagaglio di conoscenze, esperienze e potenzialità in grado di permettergli di trovare un lavoro in sintonia con le sue capacità e desideri??
Perché chi non ha esperienza specifica in una mansione non ha il diritto che gli venga trasferita?
Dopo aver superato tanti esami e aver scritto una tesi, non siamo forse in grado di apprendere anche un nuovo lavoro??
Per me la Laurea non è solo un certificato da chiudere nel cassetto, o la foto del giorno della discussione, ma è molto di più.
Non posso credere che i giovani si siano rassegnati alla precarietà, a  svolgere lavori impiegatizi senza prospettive future.


1 - L’autrice si rivolge ai lettori di Bloom nella speranza di stimolare  un ragionamento collettivo: “Vi chiedo quindi  di rispondere numerosi a questo mio input, proponendo spunti e riflessioni e, perché no, azioni concrete che aiutino tutti noi giovani nella realizzazione professionale”.  (Nota di Francesco Varanini).

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