DAL PRODOTTO FINANZIARIO ALLA QUALITÀ DI SERVIZIO. MODELLO DI COMPETENZA E BISOGNI FORMATIVI NEL PRIVATE BANKING
Nel complesso panorama finanziario
attuale, il Private Banking rappresenta un’area di sicuro interesse per
gli istituti di credito italiani, anche se sono prevalentemente orientali al
Retail. Il Private Banking ha una domanda di mercato in costante crescita, richiede
un impiego di capitale limitato rispetto altre aree di operatività della
banca, non ha limiti patrimoniali allo sviluppo, genera fees e non è
vincolata alla dinamica dei tassi ed infine non comporta per la banca né
rischi finanziari né di credito.
L’elevata concentrazione del mercato del Private Banking su un numero
limitato di istituti illustra come le dinamiche competitive non siano però
affatto semplici. Sino ad oggi poche banche hanno saputo coprire elevate quote
di mercato grazie ad un migliore know-how (anche mutuato dall’attività
di Asset Management che già svolgono per la clientela istituzionale),
alla più vasta gamma prodotti, alla copertura internazionale, al prestigio
del label, alla creazione di CRO (Client Relationship Officer) dedicati alla
clientela, all’utilizzo di adeguate tecnologie informatiche e di strumenti
di supporto alla relazione.
Il quadro di mercato degli ultimi anni ed i recenti casi di “risparmio
tradito” hanno aperto però nuove indicazioni riguardo la modalità
di offerta del servizio di Private Banking ed offrono nuove opportunità
anche alle banche sino ad oggi meno competitive in questa area di business.
Per comprendere il cambiamento in corso è utile uscire dalla logica della
misura della quantità (analisi delle masse amministrate, peraltro troppo
favorevolmente gonfiata dal calo dei tassi di interesse sui titoli del debito
pubblico e dal rientro di capitali dall’estero) ed adottare un approccio
qualitativo mutuato da altri mercati. In poche parole, chi sono i clienti di
PB e quali sono le motivazioni che guidano la loro modalità di acquisto?
Segmentazione estrema (al limite del 1-2-1) ed analisi del modello di acquisto
forniscono le basi di un diverso modello competitivo nel PB. Vediamo come.
E’ evidente l’insoddisfazione della clientela privata verso il sistema
bancario: sensazione comunque importante, indipendentemente da quanto sia ragionevolmente
motivata dal comportamento della propria banca o semplicemente recepita per
via mediatica. C’è uno scollamento tra le aspettative del cliente
ed il sistema di offerta da parte della banca. Il cliente non riesce a percepire
il valore aggiunto e quindi la banca non riesce a farselo remunerare. Ne è
prova la difficoltà ad introdurre fee fisse per l’attività
di asset allocation e consulenza e la scarsa propensione ad attivare la banca
su attività proprie del PB anche se non strettamente finanziarie (immobiliari,
successorie, trust, fiscali, ecc.). La banca si trova allora ad operare una
Business Unit che offre al cliente servizi che non riesce a farsi pagare, per
cui deve farsi remunerare ancora tramite il prodotto. Poiché l’insoddisfazione
è l’elemento indispensabile per cambiare fornitore, l’attuale
situazione rappresenta indubbiamente un problema per i market leader ma è
nel contempo un’opportunità di crescita per tutti gli altri.
Cosa motiva il processo di acquisto nel PB? In estrema sintesi, crediamo che
non sia solamente l’interesse per il know-how internazionale della banca,
la sua gamma prodotti o il glamour del suo label. Come in tutti i mercati che
superano la fase di sviluppo iniziale, anche nel PB la competenza del settore,
la qualità e gamma di prodotto, il servizio tempestivo e la rete di distribuzione
sono ormai prerequisiti per partecipare al gioco, non fattori di successo. Il
modello di acquisto ci illustra come le motivazioni intangibili contino sempre
di più rispetto a quelle tecniche. Prima fra queste è l’esigenza
di ciascun cliente di Private Banking ad essere considerato unico e diverso
da tutti gli altri. Il cliente non vuole il supermarket dei fondi, delle gestioni,
delle soluzioni. Vuole un consulente di inequivocabile competenza ed affidabilità
che lo ascolti e lo capisca. Il cliente di PB è sufficientemente informato
per capire che nell’attuale mercato ottenere un rendimento finanziario
superiore al tasso di inflazione richiede il sostenere margini di rischio ben
più ampli rispetto al passato. Sa che l’eventuale perdita economica
che dovesse ottenere su un prodotto, titolo, mercato finanziario non è
responsabilità del consulente e della banca e non imputerà loro
tale accadimento se le scelte di investimento sono state prese in modo coerente
al profilo di gestione scelto e se questo profilo è coerente con i suoi
bisogni ed aspettative.
Se questa è la prima (non unica) esigenza del cliente, è evidente
che aspetti organizzativi come la divisionalizzazione in banche di private banking,
la creazione di reti dedicate, la gamma e sofisticazione dei prodotti finanziari
offerti sono aspetti tecnici indispensabili ma non sufficienti. Il modello organizzativo
vincente del PB deve essere impostato sulla centralità dell’account
(o CRO) e la comprensione del suo ruolo come creatore di valore aggiunto. Il
suo modello di competenza diventa inoltre meno tecnico e finanziario e molto
più interdisciplinare. All’account si chiede di capire sia il profilo
finanziario del cliente che i suoi bisogni intangibili, quelli che in ultima
analisi determinano la sua soddisfazione e decretano il successo della banca.
L’account non dovrà tanto conoscere le quotazioni dei future e
options sul dollaro, ma dovrà capire, in base sia a fattori oggettivi-finanziari
che emozionali (dedotti ad esempio in base all’analisi comportamentale),
se e in che misura quel cliente deve esporsi su assets in dollari. Potrà
poi svolgere una funzione di gestione diretta o (meglio) potrà poi rivolgersi
al suo gestore o al suo product manager di riferimento il quale troverà
la soluzione tecnica adeguata nel portafoglio di competenze e di prodotti della
banca.
Definiamo quindi due figure con diverse skills: l’account (con competenze
relazionali sul cliente) ed il Product Manager (con competenze di prodotto e
di relazione interna). Per chi si occupa di formazione ecco allora la definizioni
di modelli di competenza e processi formativi diversi e mirati. Infine per le
figure attive nelle aree di creazione prodotti, gestione patrimoniale e consulenza
multi product ci focalizzeremo su aspetti preminentemente tecnici, con attenzione
a quegli aspetti relazionali che possano facilitare il loro rapporto con i colleghi
di front line e con i clienti sui quali interverranno on-demand.
In conclusione, l’insoddisfazione della clientela delle banche può
essere una formidabile opportunità per avvantaggiarsi in un’area
di attività in forte crescita e nella quale c’è ancora spazio
per ridefinire i rapporti competitivi. Il modello organizzativo vincente del
PB deve essere impostato sulla centralità dell’account e la comprensione
del suo ruolo di creatore di valore aggiunto e di strumento di soddisfazione
delle esigenze intangibili del cliente.