Management e Bibbia
Cinque riflessioni fondate sullAntico Testamento
1. Il paradosso della comunicazione
Oggi ci definiamo la società della comunicazione globale: la tecnologia
ha reso possibile comunicare ovunque. Così anche dai luoghi più sperduti possiamo
far sentire la nostra voce e trasmettere la nostra immagine. Nonostante ciò,
luomo ha ancora grossi problemi nel comunicare con gli altri.Recenti studi
hanno indicato la cattiva comunicazione come la principale causa di problemi
di leadership e management. Per essere un buon leader è necessario essere un
buon comunicatore.Il problema non è recente: quando Dio ordinò a Mosè di condurre
i figli di Israele fuori dallEgitto, Mosè rispose: Mio Signore ,
io non sono un buon parlatore ...sono impacciato di bocca e di lingua
( Es. 4,10)Quando Dio chiamò Geremia ad essere un profeta di Israele, Geremia
disse : Ahimè, Signore e Dio, ecco io non so parlare( Ger. 1,6 )Sentirsi
inadeguati come comunicatori è unesperienza comune alla maggior parte
di noi, almeno qualche volta.La buona comunicazione sviluppa e mantiene il gruppo,
lo motiva a raggiungere gli obiettivi prefissati.La comunicazione è la linfa
vitale di unorganizzazione: senza di essa lorganizzazione stessa
muore.La corretta comunicazione rivolta allesterno crea immagine, simpatia,
fama, notorietà, condivisione ed altro ancora.Saper comunicare e saper farsi
ascoltare è una skill che tutti devono avere, indispensabile per i gestori
di risorse umane.La costruzione della torre di Babele (Gn 11, 1-9 ) ci mostra
come sia importante la comunicazione sia nelle imprese individuali, sia nelle
organizzazioni: Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole
( v. 1 )Dio osservò: Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una
lingua sola; questo è linizio della loro opera e ora quanto avranno in
progetto di fare non sarà loro impossibile (v.6 ).Il loro efficace sistema
di comunicazione li aveva unificati sotto un obiettivo comune e li motivava
ad agire: la comunicazione efficace è la base dellinnovazione, della creatività
e della capacità di realizzazione del gruppo.Dio, non in accordo con il loro
obiettivo, dimostra che per distruggere la produttività ed annullare il progetto
doveva interrompere la comunicazione.Scendiamo dunque e confondiamo la
loro lingua, perché non comprendano più luno la lingua dellaltro
(v.7 ).Distrutto il loro sistema di comunicazione, lunità e la motivazione
vennero meno ed il progetto fallì..
2. La risorsa più preziosa
I collaboratori rappresentano la risorsa più preziosa ma meno sfruttata
di ogni organizzazione. Le persone hanno un potenziale creativo pressoché illimitato
: essere innovativi e creativi e il prodotto naturale del processo di pensiero
proprio delluomo.La creatività aziendale può essere definita come la realizzazione
di qualcosa di nuovo o il riadattamento di qualcosa di vecchio.Lorganizzazione
che si focalizza sullutilizzo della creatività dei collaboratori scoprirà
soluzioni ai propri problemi, troverà nuovi ed efficaci modi di svolgere i propri
compiti. Di conseguenza aumenterà la produttività e migliorerà il clima aziendale
con il coinvolgimento, ottenendo spesso notevoli benefici in termini economici.Frequentemente
le norme dellorganizzazione ostacolano un uso efficace della creatività.
Quante volte abbiamo detto o ci siamo sentiti dire :- Non abbiamo mai fatto
così prima dora!- Non corriamo rischi!- Non funzionerà mai!- I clienti
non capiranno!Ricordiamoci che la creatività è differente da tutte le altre
risorse aziendali: se non la si usa la si perde. I collaboratori che non vedono
utilizzata la loro creatività spesso se ne vanno! Le persone infatti hanno bisogno
di sentirsi necessarie e contribuire alle esigenze del proprio gruppo e della
propria organizzazione.Già la Bibbia circa 4000 anni fa ha detto
degli uomini Quanto avranno in progetto di fare, non sarà loro impossibile
( Gn 11,6 ), ovvero affermava che luomo ha il potenziale di una creatività
illimitata.
Suggerimento pratico
1 - Esaminiamo le nostre attività
e verifichiamo se sappiamo gestire le idee, non solo le cose tangibili: bilanci,
strutture, progetti.
2 - Redigiamo un elenco dei problemi attuali della nostra organizzazione
e facciamo in modo di coinvolgere tutti i nostri collaboratori nella ricerca
di possibili soluzioni.
3 - Facciamoci suggerire dai nostri collaboratori modi migliori per svolgere
certi compiti e mettiamo in pratica queste indicazioni.
4 - Chiediamo ai collaboratori di identificare le tradizioni dellorganizzazione
che stanno ostacolando limpiego della creatività. Collaboriamo per capire
cosa va fatto per eliminare questo problema.
5 - Diamo fiducia alle idee dei nostri collaboratori e mettiamole in
atto!
3. Conflitto aziendale
Ogni Manager, prima o poi, si trova coinvolto in qualche forma di conflitto aziendale, direttamente o indirettamente .Il conflitto può essere definito come una opposizione aperta e ostile che si verifica a causa di punti di vista divergenti, ma se non esiste ostilità, non può essere considerato conflitto, bensì disaccordo. I conflitti derivano dai nostri pensieri, desideri e passioni egoistici: lenfasi è sempre sullio. Ci concentriamo su io, mio... le mie idee, i miei diritti , i miei sentimenti Lobiettivo è troppo spesso quello di imporre agli altri le nostre idee, le nostre convinzioni, i nostri desideri e le nostre opinioni.Il conflitto produce sempre risultati negativi per gli individui e le organizzazioni. Ci spinge a inventare ed ingigantire i difetti e le debolezze altrui, crea divisioni allinterno di un gruppo o di una organizzazione, ci obbliga a spendere energie e sforzi in attività non produttive.Ci sono svariate maniere di affrontare un conflitto:- battere in ritirata o adottare sistematicamente la tecnica dei rinvii,- attirare lattenzione su questioni minori ed evitare la reale fonte del conflitto (speriamo che capisca!)
- concentrarsi su questioni
secondarie che in verità non hanno nulla a che fare con il problema. Lunica
maniera corretta di risolvere il conflitto sta nellaffrontarlo direttamente,
identificando i problemi reali, cercando di superarli per giungere ad una conclusione
soddisfacente. Lapproccio assertivo ci aiuta a gestire questo delicato
momento. Per gestire un conflitto è infatti necessario :
- disporre di dati e fatti e non agire in base ad ipotesi: già la Bibbia
ci insegna un solo testimone non avrà valore contro alcuno... il fatto
dovrà essere stabilito sulla parola di due o tre testimoni (Dt 19,15 );
- cercare di risolvere, in prima battuta, il problema privatamente con
le sole persone coinvolte: discuti la tua causa con il tuo vicino, ma
non rivelare il segreto altrui; altrimenti chi ti ascolta ti biasimerebbe, e
il tuo discredito sarebbe irreparabile ( Pro 25, 9 ).
- se non si risolve nulla, cerchiamo unassistenza esterna e neutrale:
se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa
sia risolta sulla parola di due o tre testimoni ( Mt 18,19 ).La questione
tempo è essenziale. Risolviamo i conflitti rapidamente; prendiamo liniziativa
di confrontarci con gli interessati, non aspettiamo che siano loro a venire
da noi. Infine ricordiamo che dobbiamo dominare le nostre emozioni perché più
ostilità mostriamo, più la controparte diventerà arrabbiata ed ostile.
4. Perché non vogliamo motivare
i nostri collaboratori ?
La motivazione assume sempre più un ruolo significativo nel determinare
il livello di rendimento dei collaboratori.Le persone spesso perseguono lobiettivo
di raggiungere la padronanza del proprio lavoro e quello della crescita professionale,
per costoro, ottenere un feedback concreto sul fatto che stiano procedendo correttamente,
è più importante di un premio in denaro.Nella realtà odierna, poi, i premi in
denaro, se non inseriti in una precisa scheda di valutazione delle prestazioni,
non sono più applicabili e, anche se lo fossero, si ridurrebbero ad una erogazione
annuale. Oggi invece dobbiamo e possiamo motivare i nostri collaboratori quotidianamente!Come?
Dando forme di riconoscimento (strokes, carezze) ogni volta
che ne abbiamo lopportunità.Spesso, durante interventi in aziende, mi
viene detto: Vorrei che almeno una volta qualcuno mi dicesse come sto
andando, cosa ne pensa lazienda di me. Lavoro da tempo, qui, ed ancora
non so se sto operando bene o male.Il primo stadio è quello di interessarsi
ai propri collaboratori con atteggiamenti non stereotipati, ma umani.Le
occasioni non mancano:- ad ogni lavoro concluso nei termini stabiliti in modo
perfetto: non solo Grazie, ma Mi compiaccio che tu abbia rispettato
i tempi ed il risultato sia quello programmato.- ad ogni vendita significativa:
Sono felice che tu veda premiati i tuoi sforzi per un risultato a cui
tutti noi tenevamo molto.
- quando riceviamo giudizi positivi da terzi sui collaboratori: Sono
orgoglioso di comunicarvi che il cliente XY ha espresso , in termini lusinghieri,
la sua soddisfazione su come avete risolto il suo problema tecnico in un momento
critico per lui. e poi abbiamo altre occasioni:
- durante la fase di inserimento
- durante la valutazione periodica
- alla partenza ed al ritorno dalle ferie
- nelle varie fasi della vita privata
- quando notiamo un nuovo abito, una nuova pettinatura
- quando sappiamo di acquisti personali importanti ( nuova casa, nuova
auto )
- congratularsi per la carriera scolastica dei figli
- quando il collaboratore ottiene dei successi nei suoi hobby .....A
proposito, conoscete la data di nascita della vostra assistente/segretaria?
NO? Come farete a farle gli auguri?
5. Perché i manager non delegano?
Spesso nelle aziende sentiamo, dai manager, ragioni e scuse sulla mancata
delega ai propri collaboratori; tra le più comuni risposte abbiamo:
1 Il lavoro non sarebbe fatto come lo farei io!.
2 Ai miei collaboratori manca la preparazione necessaria per eseguire
il compito.
3 Mi piace svolgere questo lavoro, per questo non lo voglio
delegare.
1 Il lavoro non sarebbe fatto come lo farei io! Ha ragione: infatti non esistono due persone che fanno le cose esattamente nello stesso modo; così facendo il manager si pone come modello di prestazione in base al quale valutare qualsiasi compito. Se delegasse , si renderebbe conto che il collaboratore non solo esegue il lavoro in maniera diversa, ma che spesso lo fa meglio! Una cosa è certa: evitando di delegare è assodato che lorganizzazione non realizzerà niente di più di ciò che lui personalmente può pianificare, pensare, creare e produrre.
2 Ai miei collaboratori manca la preparazione necessaria per eseguire il compito. È una scusa paradossale: perché il leader ammette il proprio fallimento come manager e come formatore di persone, infatti uno degli obiettivi di un capo è quello della crescita dei propri collaboratori!
3 Mi piace svolgere questo
lavoro, per questo non lo voglio delegare. È un problema comune soprattutto
tra coloro che hanno fatto carriera allinterno dellorganizzazione;
un tempo svolgevano il lavoro che ora spetterebbe ai collaboratori; tendono
perciò a gravitare attorno a ciò che per loro è familiare e tranquillizzate.
È il problema maggiore per i neo-promossi e per i manager insicuri!Il problema
della delega non è recente, già nella Bibbia ( Esodo 18 , 13 - 26 ) è affrontato
e risolto in modo brillante. Ecco i passi più significativi del dialogo tra
Mosè e il suocero Ietro:
Il giorno dopo Mosè sedette a render giustizia al popolo e il popolo
si trattenne presso Mosè dalla mattina alla sera.Ietro chiese a Mosè: Che
cosè questo che fai per il popolo? Perché siedi tu solo, mentre il popolo
sta presso di te dalla mattina alla sera?Io giudico le vertenze
tra luno e laltro e faccio conoscere i decreti di Dio e le sue leggi,
rispose Mosè.Non va bene quello che fai. Finirai per soccombere, tu e
il popolo che è con te, perché il compito è troppo pesante per te; tu non puoi
attendervi da solo. Sceglierai tra tutto il popolo uomini integri che temono
Dio, uomini retti che odiano la venalità; a loro spiegherai i decreti e le leggi;
indicherai loro la via per la quale devono camminare e le opere che devono compiere.
Essi dovranno giudicare il popolo in ogni circostanza, quando ci sarà una questione
importante, la sottoporranno a te, mentre essi giudichino ogni affare minore.Così
ti alleggerirai il peso ed essi lo porteranno con te.