Pubblicato in data: 18/06/2007
FEDE, TECNICA, BANCHE
di Matteo Dellanoce
Quale punto di contatto ci può essere tra la tecnocrazia bancaria e la Fede ? Ad una prima visione superficiale nessuno, ma se si cambiano le lenti agli occhiali, questo contatto si vede ed è molto più profondo di quanto possa apparire.
Mi spiego meglio. Il mondo bancario è legato a due delle dimensioni oggi più attinenti al mondo socioculturale: scienza e tecnica. Ipersemplificando una studia l’altra applica. La fusione tra le due produce la completa tecnologizzazione delle scienze generando il pensiero tecnoscientifico, il cui paradigma è la realizzazione di tutti i “possibili”. La questione morale si viene così a coniugare su due fronti: è moralmente lecito tutto ciò che è tecnicamente possibile? E’ morale tutto ciò che è legale?
Le due questioni possono essere unificate in un’unica domanda. E’ la tecnoscienza eticamente neutra? A cui ne segue una ancora più determinante: è, o deve essere, la scienza autonoma dalla fede? Il nodo centrale si colloca qui e non può essere risolto con un gordiano colpo di spada. La scienza non è eticamente neutrale perché si inserisce pesantemente nel dibattito culturale quotidiano, generando nuove problematiche di ordine morale, che non possono essere risolte né dalla sola scienza, perché ne genererebbe altre, né dalla sola legge che darebbe finitezza a quel mostro che è la morale legale, che rende “facoltativa” persino la vita.
E’ necessario allora superare questi pregiudizi: che la ragione autentica è solo la ragione scientifica, e che la scienza deve ignorare un contesto ontologico di riferimento. Questi due pregiudizi caratterizzano la scienza solo nella dimensione descrittiva e non la rendono di fatto prescrittiva: neutralità, strumentalità, calcolabilità divengono allora punti di riferimento ossessivi dello scientismo a sua volta influenzato dal pensiero filosofico moderno contemporaneo nichilista. Quindi una scienza che calcola ma che non orienta. Obiettivo deve essere la Verità!
Il filosofo spagnolo Chalmeta afferma:" Il senso della libertà va cercato nella verità, così come il senso della verità va cercato nella libertà". Quale verità? L’uomo e la sua dignità (Veritatis splendor). E' un problema di educazione alla libertà! E mi sembra che la risposta stia in questo concetto del tutto laico di libertà: promuovere la tua libertà è il fine della mia libertà. La scienza dovrebbe avere come scopo la promozione di tutte le libertà in questo senso, quindi tutto ciò che è contro l'altro non è scienza e nemmeno tecnica, ma ideologia scientifica, cioè un’idea che si autoproclama verità, la scienza stessa che si erge a verità.
La verità ontologica invece stabilisce che ogni essere è vero in quanto coincide con se stesso e deve essere poi seguita dalla verità logica, che sostiene che l’intelligenza è adeguata alla verità ontologica. La scienza sganciata da quella struttura coalescente che si costituisce con la fede e gli altri sottosistemi sociali è disumanizzante tout court. Questa disumanizzazione sostituisce il paradigma “l’uomo per l’uomo” con “l’uomo sull’uomo”. La fede ponendo al centro la Verità Uomo, nella sua dimensione prima ontologica poi logica, non pone un limite ma un obiettivo alla scienza, valorizzandola, facendone soggetto attivo della costruzione architettonica sociale attraverso il posizionamento degli scopi ed accompagnandola nella definizione dei fini, dei significati dei valori ultimi, attraverso la metafisica, e generando un’etica relativa all’agire in loro funzione.
La scienza senza fede rischia di diventare mera estetica spostando il paradigma da Bene a Bello, da Giusto ad Utile. Osservazione, descrizione ed esperimento sono stati sconfitti dall’ineffabile ed inverificabile. L’organicità della scienza e della fede “responsabilizza” lo scienziato ed il tecnico rendendoli capaci di vedere ciò che è inconcepibile: l’”Altro” a cui immagine e somiglianza l’uomo è generato. Solo riferendosi ad un Essenziale superiore l’uomo può vivere con e per l’uomo. Il rischio è la giustificazione di tutto, di rendere lecito tutto, di “licenziare” tutto. Licenziare significa rendere ammissibile e comporta il legiferare, tutto questo rende schiavo l’uomo: schiavo della forma e non della sostanza. L’essenza della Vita non è più Essere ma diventa avere per apparire.
Limitare la vita dell’uomo all’ateologico concetto del rifiuto dell'esistenza del trascendente ed alla finitezza dell’esistenza terrena genera da un lato materialismo individuale, e dall’altro la “cosificazione” dell’uomo: non più antropocentrismo ma puro ed egotico tecnocentrismo. La ricerca del potere passa attraverso la ricchezza che diviene fine e non mezzo. Ricercare la ricchezza deve invece essere il mezzo attraverso cui generare bene comune. Uno scienziato dell’economia, per funzionalità ed efficacia, può giustificare qualunque azione porti ad un utile, un politico può legiferare in merito e rendere legali qualsiasi azione.
Con una visione Benedettina della società ciò non sarebbe possibile . Questo vale per tutte le scienze, quelle economiche ma anche e soprattutto per quelle fisico-naturali, con particolare riferimento a quelle biologiche.
Non togliere la fede dai laboratori, qualsiasi laboratorio, gabinetti ministeriali inclusi, oggi è prioritario: ne va oltre che della dignità dell’uomo soprattutto della sopravvivenza dell’humanum.