BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 19/07/1999

IL CONCETTO DI STRESS

di Emanuele Fontana

Il concetto di stress come oggi è sommariamente inteso fu sistematizzato per la prima volta da Hans Selye nel 1936. Questo autore parlava di sindrome generale di adattamento. Successivamente studi interdisciplinari portarono ad identificare una dimensione del concetto stesso legata alla reazione fisiologica dell’organismo ad interventi interni o esterni dell’ambiente sull’uomo". [M. La Rosa, 96]

Applicando il concetto al contesto lavorativo si evidenzia un forte legame con la qualità del lavoro. I processi lavorativi comportano investimento sempre crescenti di risorse ergonomiche (condizioni di lavoro) ed economiche che si sviluppano su dimensioni di autonomia e di controllo dell’attività.Le condizioni di lavoro si pongono a fondamento del concetto di qualità del lavoro declinandola in norme, usi o semplici abitudini operative (dipende dal grado di razionalizzazione della struttura) volte a definire il processo.Le risorse economiche sostanziano la validità del processo ponendo obiettivi concreti. Lo stress nasce, in questo contesto, dalla gradazione di livelli di autonomia e controllo delle attività quotidiane. Sia per quanto riguarda figure professionali elevate che le cosiddette figure a basso valore aggiunto, con nulla o minima specializzazione.La relazione è simmetrica, per cui lavorare con livelli di autonomia e controllo sempre maggiori comporta investimenti di risorse ergonomiche ed economiche via via più consistenti.Cause scatenanti dello stress, rintracciate nella letteratura specialistica sull’argomento - che per la verità non è molto consistente - sono riconducibili a dimensioni che riguardano :

Condizioni lavorative con gradi di qualità elevate sono presenti solo in organizzazione modello che poco o nulla hanno a che vedere con la quotidiana dinamica lavorativa nella maggior parte delle aziende italiane.Per lo più livelli soddisfacenti di qualità del lavoro si incontrano o in micro strutture, quasi sempre di derivazione artigianale, o in organizzazioni fortemente strutturate che perseguono livelli di eccellenza nello sviluppo di metodologie per la razionalizzazione dei processi.Per la maggior parte dei casi invece le condizioni di lavoro sono fortemente condizionate dal continuo rapporto crisi/adattamento che viene da una parte valutato come elemento di successo per la sua facilità di generare tensione, dall’altra come causa scatenante di un diffuso malessere [E. Spaltro, 95].Il passaggio alle caratteristiche intrinseche del lavoro che si svolge è la logica prosecuzione di un continuum qualità/complessità fondato sulle particolari condizioni di sviluppo e adattamento del capitale umano all’organizzazione del lavoro. Più complessa è la mansione, meno qualità vi sta alla base, e maggiori difficoltà si hanno nella gestione dell’attività: da qui si genera stress.Il ruolo tende poi a proporsi come un’altro fattore discriminante per la presenza o meno di stress nell’attività lavorativa. Ruoli con forti responsabilità divengono spesso i "luoghi" dello stress, in quanto la stessa dinamica del potere si impone con le sue istanze di controllo, guida, persuasione, ecc. [F. Crespi, 83, M. Weber, T. W. Adorno].In questo senso si lega con le complesse problematiche del rapporto con gli altri differenziandosi per azione.Habermas indica due possibili comportamenti, l’agire comunicativo e l’agire strategico, proprio per differenziare le dinamiche di potere in relazione all’agire con e per gli altri. Dalla diversa gradazione dell’agire in funzione di controllare e decidere scaturisce di conseguenza stress.Ma lo stress nasce anche nella ripetitività, nella mancanza di stimoli, più genericamente nel malessere. Allora la ricerca del suo contrario, del benessere, rappresenta l’unico tentativo di risposta.Cercare il benessere quotidianamente. Agire per conseguire livelli di benessere sempre più elevati. Non esistono però ricette ne tanto meno obiettivi condivisibili.Ognuno di noi agisce, o meglio bisogna che agisca per cercare il suo benessere. Per vincere il malessere. [E. Spaltro 99]Anche le organizzazioni devono agire per il benessere.Devono far si che i loro attori diventino lavoratori soddisfatti e soddisfabili.

Forse una ricerca del benessere, a questo punto, deve essere fatta anche fuori dalle organizzazioni, tenendo sempre presente, molto genericamente certo, la massima di Tacito: "prima eravamo schiavi dei nostri vizi, ora siamo schiavi delle nostre leggi".


Bibliografia

H. Selye, Stress, Einaudi, 57
M. La Rosa, Qualità della vita e qualità del lavoro, F. Angeli, 83
F. Crespi, Azione sociale e potere, F. Angeli, 83
E. Spaltro, L’idea di benessere nell’insegnamento, In FOR Rivista AIF per la Formazione, n. 38 Gen-mar 99.

Pagina precedente

Indice dei contributi