GLOBALE, LOCALE, SINGOLARE
di Loredana Galassini
Franco Bolelli ha lanciato
la sfida verso due tabù della comunicazione: la globalizzazione intesa
solo come pratica economica neoliberista e l'antiamericanismo culturale.
"piùmondi" edito da Baldini&Castoldi 1
ci racconta che non dobbiamo accettare l'identificazione dell'umanità
nella versione più mediocre, più piatta, altrimenti non si riesce
a cogliere "il grande potere (personale e condiviso) degli esseri umani"
e che "a un'umanità inerte, o soltanto rabbiosa, o paralizzata nel
vittimismo, puoi dare tutti i diritti del pianeta ma sarà sempre preda
dei poteri esterni (siano essi locali, globali o extraterrestri) proprio perché
sarà sempre preda della propria debolezza". E, invece, per Franco
Bolelli, bisogna riesercitare il potere umano e vitale perché "nel
nuovo universo comunicativo, la merce più preziosa è la relazione.
E' la vastità e la ricchezza dei contatti, degli incontri, degli scambi,
delle possibilità di combinare informazioni, visioni, energie, e tutta
la ricchezza dell'esperienza vitale".
Sembra Porto Alegre, sembrano le manifestazioni sempre più internazionaliste,
ma ancora non è chiaro se i noglobal sono global o meno, mentre per l'autore
è chiaro che "per imparare la globalità dobbiamo innanzitutto
imparare a mescolare il globale con il nostro locale e il nostro singolare"
e parla dell'energia calda che si sprigiona nella relazione umana e del fatto
che molta parte della cultura contemporanea planetaria "scaturisce dalle
combinazioni di mondi molteplici".
L'America. "l'America è fin dal principio sospinta dal vento di
una radicalità non logica ma biologica" perché in America
"le regole creano -per metabolismo- le proprie eccezioni". Ma anche
l'America è un "locale più grande e più avanzato degli
altri", ma un locale.
Il mondo globale è tutto da scoprire, da inventare e stiamo tracciando
la nostra epica.
CINQUE DOMANDE ALL'AUTORE
In un momento in cui le conflittualità
esplodono drammaticamente in ogni parte del mondo, lei, Franco Bolelli, parla
di esseri umani espansi, poteri personali e planetari, di una percezione fisica
dell'onda evolutiva della specie che porterà l'umanità, se sarà
capace di cavalcarla, ad una ricchezza di carattere diverso per tutti. Dice
sul serio?
Dico dannatamente sul serio. Io ho
la fortuna di essere ogni giorno in
contatto con centinaia di esseri umani che sono proprio così, che creano,
progettano, mettono al mondo, accendono fuochi, esprimono potenza vitale.
Non credo siano figure geniali isolate, semplicemente esprimono una
ricchezza che è negli esseri umani, solo che non è allenata. Proprio
in un
momento così drammatico, si tratta di portare alla luce e di evidenziare
chi
esprime questa ricchezza. per rivelare esemplarmente che si può avere
una
relazione con il mondo molto, molto superiore alla rassegnazione o al
risentimento.
Lei dice che la relazione è la merce più preziosa. Quando parla
di suo figlio Daniele, parla di relazione. Anche quella mercificata?
Credo che dobbiamo imparare ad abbracciare
la complessità delle cose, la
loro totalità. Faccio un esempio: io ho un carattere molto, molto forte,
che
è una bella cosa ma è anche un gran pasticcio, in particolare
per gli altri.
Oppure, tutti gli amori intensi si portano dietro anche contrasti e
drammaticità. ma non per questo li buttiamo via. La relazione è
il
fondamento dell'essenza umana, nel bene e nel male. Ci sono le relazioni
mercificate? certo, accidenti. ma mi hanno insegnato che buttar via il
bambino con l'acqua sporca....
"Con il paradosso conquistiamo il terzo occhio, il quinto punto cardinale".
E, scrive ancora, il paradosso "è quando il pensiero non sente il
bisogno di difendersi". E, finalmente, espandersi.
Sì, credo davvero che i pionieri,
i surfer, gli esploratori, le menti
paradossali, siano il prototipo dell'evoluzione. Detesto che tutto questo
-che è assolutamente essenziale- sia catalogato come bizzarria,
avanguardia, trasgressione, e quella roba lì. Il paradosso non è
una
stranezza, è il metabolismo stesso del progetto vitale, che procede da
sempre per squilibri, per slanci e ripiegamenti, mai attraverso la stasi e
le categorie logiche. Il paradosso è il modo di sentire più in
sintonia con
la ricchezza del mondo senza confini e degli umani senza confini.
Nel suo libro usa volutamente il desueto termine "matrimoni" per
raccontare l'incontro tra mondi. Poi si dichiara con impudenza un uomo con le
palle. Sono provocazioni?
No, sì, non so. Sì, ho
davvero le palle, ho coraggio e carattere. E poi
sono fragile, pasticciato, scostante. "Matrimonio" è qualcosa
di più di un
legame o di un vincolo: parlo di matrimoni di mondi per dire che è nel
contatto, nella combinazione imprevista, che si accende qualcosa di
superiore. Non ho teorie sul matrimonio fra umani, solo esperienze. Non ce
n'è uno uguale a un altro, le cose che vanno bene per me non vanno bene
per
altri. A me comunque piacciono i matrimoni in case separate...
Com'è "il mondo vissuto non come una formula ma come un'energia?
Voglio dire che chiudere il progetto
vitale in uno schema (ideologico,
politico, religioso,culturale, ...) non è una buona cosa. A me interessa
tutto ciò che accende -in sé e negli altri- energie, potenza,
desiderio,
slancio. Tutto ciò che attiva la nostra forza di creazione. non si tratta
né
di interpretare il mondo -come fanno gli intellettuali- né soltanto di
cambiarlo: si tratta di crearlo, concretamente, materialmente. ma già
lo
stiamo facendo: quando il movimento dice "un altro mondo è possibile"
dice
una cosa vecchia.... perché molti altri mondi sono non soltanto possibili
ma
già esistenti... sono quelli creati appunto da chi ogni giorno inventa
progetti, eventi, gesti, energie, e li mette in condivisione.
1 Franco Bolelli, Più Mondi, come e perché diventare globali, Baldini&Castoldi, 2002.