BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 24/11/2008

STORIA BREVE 7. SPOSTAMENTI. NECESSITA' DI INCOERENZA.

di Matteo Gallello

Un respiro ineccepibile, funzionale. Allineato.
Una questione gerarchica.
Le funzioni vitali emancipano nella loro involontarietà.
Un rischio di automatizzazione.
Di confusione.
Come un controllo (latente) infarcito di libertà.
Un linguaggio che è un tentativo.
Asimmetrico e imprescindibile.
Un rischio.
Come una luce spenta.
Assente come la potenzialità di un messaggio chiaro.
Rosso acido di terra. Un grido di liberazione conseguenziale.
Una voce nebulosa e immatura. Inesperta.
Trittici contigui solo per deframmentazione. Usati comunemente. Per significanze.
Ribadendo un’identità.
E la speranza di immaginare. Sfiorare. Astrarsi.
Un capriccio di occhi già stanchi di vedere poco.
Viro.
Cosi, bruscamente, perché è tempesta.
E dopo tanto sbandare un dialogo che spezza musica disperata.
Un forzoso non pensare. Un dovere. In assenza di sé.
Solo funzioni primarie.
Ossidazioni.
Un gioco che vale un altro.
Sigle accondiscendenti che fermano un senso di disagio.
Un senso che si da, che si concede, nella costanza di una difficoltà naufragata.
Un pieno di finzioni. Un flusso di resoconti.
Tradotto/Tradito. Plastificato. Proteso.
Come una domanda estemporanea di occhi che decifrano quel che scrivo e quel che leggo.
Una caduta infinita. Un’assenza presente. Insufficiente ma costante.
Un’invariabilità copiata. Incessante. Vessante. Inabissata in un angusto canale d’ignoranza.
È uno stridere di dottrine.
Solo letture sole.
Decodifiche forzate.
Un flusso congestionato. Stucchevole.
Nella speranza di dubbi continui.
Di smarrimenti.
Di domande.
Di finzioni.
Di inganni.
Di tentativi.
Di accostamenti.
Di sconfitte.
Di contrari.
Di discontinuità.
Di diversità.
Di distrazioni.

Christian Fennesz – Endless Summer (Mego, 2001)

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