BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 12/05/2003

LA BABELE DEI FORMATI, L'EUCD E LA MEMORIA

di Mauro Graziani

Qualche giorno fa mi sono trovato a cercare di recuperare un mio articolo scritto 20 anni or sono su un personal computer dell'epoca (atari). Ho avuto pochi problemi sul testo: fortunatamente l'ASCII è sempre l'ASCII e togliendo qualche carattere di controllo e riformattando le tabelle sono riuscito a recuperare il testo come nuovo. Ne ho avuti, invece, molti di più per le immagini che erano nel formato proprietario di qualche programma dell'epoca che nessun software attuale, su Windows, riusciva a caricare.

Dopo aver tentato inutilmente anche qualche software di paint su Linux, cominciavo a disperare, quando, cercando nei meandri degli archivi unix, mi sono imbattuto in un programmino a linea di comando per convertire immagini che capiva anche quell'antico e ormai dimenticato formato.

La cosa mi ha fatto un po' pensare. I programmi attuali, per quanto bellissimi, hanno perso la memoria di quel formato, mentre una semplice utility unix la conserva. Perché?

La spiegazione non è difficile. Quel programmino è open-source, il che significa che il codice è disponibile e ognuno può aggiungere nuove funzioni. Probabilmente su di esso si sono esercitate generazioni di programmatori e a un certo punto qualcuno ha avuto bisogno di una conversione da quel formato e ha trovato più semplice aggiungerla su una struttura già esistente, sfruttando anche il lavoro di altri, piuttosto che scrivere un programma nuovo. Grazie a questo e solo grazie a questo, la memoria di quello e di altri formati si è conservata. Il software proprietario, invece, non prende in considerazione formati obsoleti perché deve arrivare rapidamente sul mercato e ottimizzare le risorse, quindi non c'è il tempo per implementare features poco richieste.

Per esempio, passando ai formati audio, in Linux abbiamo SoX (Sound eXchange) che permette conversioni fra molti formati audio. Esiste dal 1992 e nel corso degli anni è stato arricchito dai contributi di decine di programmatori. Per coprire altrettanti formati, sulle altre piattaforme è necessario acquistare almeno 3 o 4 applicazioni. Niente viene eliminato da SoX: l'open source cresce per accumulazione. Non così le applicazioni commerciali che muoiono e nascono, ma perdono la memoria.

Ma, questo è il punto, chi e perché decide che un formato è obsoleto? I formati, come i supporti, non sono cose, sono codifiche per l'informazione e quando qualcuno va perso, si perdono anche tutte le informazioni per le quali non si è provveduto a una preventiva conversione.

Ma fino a quando una conversione sarà davvero possibile? Gli effetti perversi del copyright, recentemente rinforzati dal recepimento italiano dell'EUCD (European Union Copyright Directive), spesso uccidono la cultura. Il divieto di eseguire ricerche per scardinare i formati proprietari stabilito dall'EUCD equivale a rendere impossibile la conversione non autorizzata dal proprietario del formato. Ma i proprietari spesso si perdono ed anche le specifiche di formato non sono facilmente reperibili.

A volte, invece, i proprietari ci sono, ma proprio in virtù del copyright, le informazioni vanno perse. Un esempio fra tanti. Esiste un libro, "Henri Pousseur (a cura di), La Musica Elettronica, Feltrinelli 1976" considerato fondamentale nel settore, tanto da essere incluso nel programma dei corsi di musica elettronica in tutti i conservatori italiani. Gli studenti del corso che gestisco al conservatorio di Verona lo leggono sulle fotocopie delle mie fotocopie e così fanno gli altri studenti italiani perché il testo è da anni fuori catalogo e il drappello degli studenti di musica elettronica, circa un centinaio all'anno, non è un mercato sufficiente per giustificarne la ristampa. Questo lo posso capire perché il volume è ponderoso e specialistico, ma, dato che secondo la legge fotocopiare interamente un libro è un reato, tutti noi siamo tecnicamente rei,

Cose simili accadono con la musica. Non tutto il vinile è stato convertito al CD. Sono le case discografiche a decidere in modo insindacabile cosa valga la pena di rimasterizzare e a che prezzo. Così, spesso, devo battere le strade del peer-to-peer per trovare musica che esiste, ma non esiste perché non è stata convertita e il bello è che la trovo perché qualcuno in possesso del vinile lo ha digitalizzato e messo in linea. Tecnicamente sia chi lo ha fatto, sia chi la scarica è un criminale, ma il dato di fatto è che le considerazioni commerciali delle case discografiche ci privano di materiali che alcuni di noi considerano importanti. In questo caso, proprio coloro che vengono considerati dei pirati sono i veri custodi della memoria che ci consentono di ricordare e quindi di capire.

Una cosa analoga sta per accadere con i film. Pensate che tutto verrà trasferito su DVD? Già adesso alcuni film si possono vedere solo perché qualcuno li ha registrati dalla TV.

E cosa accadrà se trasferire il contenuto di un CD o di un DVD su computer non sarà più possibile, dato che già adesso superare le protezioni è vietato? Saremo costretti, ancora di più, a commettere reati per accedere a prodotti culturali che ci interessano?

In Europa, l'EUCD è stato recepito solo da Italia, Grecia e Danimanrca, mentre la Finlandia lo ha discusso e rimandato al mittente. Questo decreto è ignobile e dovrebbe essere rifiutato, ma in più, il copyright dovrebbe essere come minimo temperato accostando al diritto il dovere di rendere disponibile l'opera. Il fatto di non distribuirla, infatti, equivale a dichiararla non commerciabile, quindi inutile dal punto di vista aziendale. In tal caso, il copyright dovrebbe decadere.

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