BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 25/11/2002

FIRENZE E I NO GLOBAL

di Stefania Iannuzzi

Negozi sprangati, la saracinesca abbassata non basta, bisogna anche sigillarla. L’intera città allertatata, vie semi-deserte, parcheggi liberi, supermercati mezzi vuoti: persone e macchine scompaiono, addirittura per 4 giorni. Ma come tu non parti? Allora ci vediamo la prossima settimana io vado. Da come la dipingevano i mass-media, sembrava l’arrivo dell’Apocalisse e invece sono state 5 giornate in cui, quei pochi fiorentini che sono rimasti in città (per scelta o per mancanza di alternativa) hanno potuto vivere e assaporare una Firenze diversa - non dico di altri tempi - ma sicuramente una Firenze riappropriata di spazi e tempi a misura d’uomo, più consoni alla sua natura e dimensione.
Abituati ormai, causa forza maggiore, alle lunghe file dell’Ovonda - un’avventura urbanistica voluta dal Comune per cambiare l’assetto logistico della vecchia Fortezza da Basso e dintorni - e che durerà qualche anno imprecisato; ai viali di circonvallazione intasati da autobus, macchine e scooter, di ogni foggia e colore, tremanti e rombanti; accompagnati dal rumore costante di clacson assillanti che suonano irrequieti e dalla visione di conducenti al volante: facce arrabbiate, viso contratto in smorfie nervose, già di prima mattina, e chi osa attraversare la strada a piedi o andare in bicicletta?
I fiorentini, quella fatidica mattina di mercoledì 6 novembre, timidamente si sono affacciati fuori di casa, sono entrati di corsa nelle loro auto rimaste lì belle larghe per la strada, o nei garage, e sono partiti verso un nuovo giorno, quasi con un senso di sfida e di velato orgoglio. E sorpresa delle sorprese, qual meraviglia soprannaturale e qual miracolo è questo? Allora è vero che “la fortuna aiuta gli audaci”… essi sono stati davvero aiutati: ad evitare file snervanti, rumori assordanti, smog e polveri sottili o pesanti di ogni tipo, spinte ai supermercati, alle poste, in banca o al bancomat, e in ogni dove, ad ogni quando.
Un senso di quieto benessere pervade la città, gli animi, le case, le strade, i monumenti. Inquietante è soltanto la vista di tutti quelli schieramenti di pattuglie e poliziotti armati e appostati nei luoghi “strategici” della città e alle uscite dei caselli autostradali. A loro non resta che fermare quei “poveri fiorentini” rimasti chiedendo “i documenti”. Come se sulla patente o sulla carta d’identità, invece dei dati anagrafici figurasse la dicitura tranquillizzante “Fiorentino d.o.c” oppure quella temuta:“No global”! Ma i poveretti vogliono solo mostrare la loro solerte volontà di collaborare al buon esito della manifestazione, la loro “mission” è: portare la città in salvo, costi quel che costi. Sarà per loro una ennesima mission impossible?
Fermata al casello Firenze Sud, affermo di essere sprovvista di patente o di documenti di ogni genere, soltanto libretto di circolazione e carta di credito, ma ti sembro un no global con portatile e cellulare a bordo della mia peugeot 206 coupè cabriolet ? La frase è senz’altro ad effetto e riparto senza essere “multata”. Gli stereotipi e i pregiudizi imperversano…Non finisce qui. I fiorentini rimasti cominciano a solidalizzare con i manifestanti, alle finestre delle case compaiono i primi striscioni bianchi, al concerto allo stadio si vedono arrivare anziane signore e signori e giovani fiorentini appassionati di musica e desiderosi di partecipare, di con-dividere, gli stessi spazi, di ascoltare ciò che si ha da raccontare, da esprimere. Vado all’aperitivo al Kitchen, Bagno a Ripoli, un appuntamento irrinunciabile per i fiorentini che rimangono di sabato in città: aperitivo/cena buffet gratis! Un appuntamento al quale non sono mai andata, ma voglio proprio vedere (è un indagine sociologica la mia), quanti sono quelli che verranno in questo luogo di aggregazione oggi che è sabato 9!!!
La giornata del corteo. Sono pochissimi e mi dico: ma guarda che bel posticino è questo qui, pensare che mi hanno sempre detto che è piccolo e che non ci si respira…Per evitare i poliziotti, svolto in via del Gignoro, che appare deserta, ed ecco che all’orizzonte appaiono, proprio là dietro l’angolo, nel buio, ai margini della città, ai confini con Pontassieve, tutti gli autobus dei no global, belli allineati in fila indiana. Ecco dove erano finiti…, ma sono tantissimi, quasi non si contano. Fa freddo, ma i no global sono là, chiacchierano, fumano, si riposano prima di andare al concerto, sembra però piuttosto un accampamento di nomadi. Vibra nell’aria un senso di isolamento, del resto i fiorentini sono avvezzi a “difendersi” dagli “stranieri”. Al Kitchen qualche intervista privilegiata: ci sono solo i forzati del lavoro che hanno fatto un intervallo, degli altri nessuna traccia. Una mia amica mi chiede: “Ma, secondo te, dove sono finiti tutti? E allora normalmente perché tutti girano per le strade in modo sconclusionato? Ma dove vanno? Non è possibile che siano partiti tutti, come fanno con il lavoro?” Incontro un mio amico medico dentista chirurgo maxillo facciale, di guardia al pronto soccorso, domando: “Qualche ferito?” Risponde: “due, una lieve contusione a uno zigomo e una alla mascella”. Io: “Ma sono no global?” Lui: “Bò e chi glielo ha chiesto, se vuoi ti do la cartella clinica!”
Tutto qui, siamo a sabato sera e non è successo proprio niente. Alla televisione ieri Giuliano Ferrara chiedeva ironicamente agli assessori fiorentini che cosa sarebbe successo, cosa la città avrebbe detto se niente di grave fosse successo e se i giornali avrebbero allora smentito cotanto allarmismo. Ma la risposta è stata: sarà stato tutto merito nostro se nessun incidente sarà successo e al buon presidio della città da parte delle forze dell’ordine. Io, invece, a nome della “città rimasta” dico, grazie ai no global che ci hanno regalato qualche giorno di pace e un assaggio di quella che potrebbe essere una Firenze liberata, un’atmosfera e un’aria respirabili, le strade più grandi, gli spazi riappropriati della loro dignità di essere, senza il peso di tutto quell’ammasso di ferraglia.

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