Cattivi & Maestri n° 7
Immigrare e lavorare all'estero
di Nicola Gaiarin & Gianfrancesco Prandato
Frantic, 1988. Di Roman Polanski, con H. Ford, E. Seigner.
La trama. Un medico americano si trova a Parigi per un congresso. Appena arrivato in albergo la moglie sparisce. Il dottor Walker viene così risucchiato in un intrigo spionistico internazionale e nel mondo della droga. Il primo giorno di permanenza nella città da cartolina si trasforma in un incubo, una corsa frenetica (frantic, appunto) attraverso un territorio sconosciuto e inospitale.
In territorio ostile
Frantic è il più bel
film di Polanski. Un film che possiamo definire come ispirato da Hitchcock.
E' una definizione banale perché, probabilmente, quasi tutto il cinema
moderno ha un grosso debito con questo regista. Più in profondità
Frantic si rifà a degli schemi strutturali del cinema di Sir Alfred.
Un esempio è la casualità del male e del bene, che le vittime
di Psyco, scelte senza movente, puramente per la sfortuna di essere passate
per di là, conoscono bene. E il film si apre con una sorta di piano sequenza
di una lunga conversazione in camera d'albergo tra i due coniugi e il piano
sequenza finisce proprio nella doccia, con Harrison Ford che si fa rapire la
moglie, perché non sente o non capisce, poiché parlano un'altra
lingua. Si tratta di muoversi in un territorio che crediamo di conoscere, che
sembra familiare, ma non lo è, andare oltre la visione da cartolina di
una città, di una cultura. Frantic ridicolizza il nostro mito del viaggio.
Frasi come "sono stato a NY e mi è piaciuta", o "amo Parigi"
detto dopo un viaggio di una settimana.
Frantic descrive un percorso spaesante e lo fa in un crescendo, incanalando
segnali, parole, linguaggi e musiche.
Segnali deboli di una tragedia a venire,
il campanello che squilla tre volte e nessuno apre perché la moglie è
scomparsa; lei che gli spiega cosa succede, ma il dottor Walker non sente perché
è sotto la
doccia.
"Non ti sento, non ti sento,.." urla e tutto è compiuto, la signora è scomparsa. Siamo ancora nei dintorni del grande Hitch.
La ricerca comincia con dei goffi tentativi
di mostrare la foto della moglie a un fiorista. Ne nasce l'equivoco linguistico
più evidente: il fiorista crede che lui voglia regalare dei fiori.
Prosegue poi con un colloquio surreale con uno spacciatore, che gli rifila della
cocaina invece delle indicazioni su dove si trova sua moglie. E lui avanti da
buon americano, tentativo dopo tentativo sconfitta dopo sconfitta, con le indicazioni
giuste fornite dalle persone più improbabili, un barbone, una piccola
giovane drogata che vive di espedienti, interpretata dalla magnifica e bravissima
Seigner.
Dalla polizia riceve un trattamento speciale, ma crede di essere discriminato, perché non ha lo standard americano di servizio.
"Mi aspetto che mi prendiate seriamente!"
"La stiamo prendendo seriamente!, altrimenti avrebbe dovuto compilare questo
e mettersi in fila con gli altri!"
Tenta di pagare una informazione ottenuta
in una palestra da un insegnate di aerobica e questo lo guarda stupito,
"Soldi, no perché..!"
Enfatizzando la dissociazione da un tipico comportamento americano: pagare,
interpretare ogni rapporto in termini di compravendita.
La conversazione al telefono, in cui sua figlia che sta facendo un party a San Francisco e ascolta la stessa musica che percorre la Parigi notturna, La vie en rose, cantata da Grace Jones. Così apparentemente uguali e così distanti.
Come nel Fuggitivo, Harrison Ford deve lottare per la sua famiglia, ma qui l'ambiente è ostile: a prima vista sembra uguale a quello americano, ma in continuazione emergono soluzioni di continuità, differenze, che per quanto piccole si accumulano e scavano un enorme baratro, rendono impotenti. La ricerca della moglie si snoda attraverso un groviglio di false piste e di equivoci.
Non è solo la lingua a creare
barriere: è la cultura, più complessivamente, che porta a delle
incomprensioni.
Provare e riprovare, ascoltare, farsi aiutare. Polanski, immigrato polacco negli
USA ci racconta la sua storia personale, drammaticamente segnata dall'uccisione
della moglie, accaduta per caso ad opera di un maniaco (Charles Manson e la
sua setta), come in un film di Hitchcock. Una storia personale che viaggia tra
la Polonia, la Francia e gli Usa. Come il film con un cast internazionale, sospeso
tra una moglie scomparsa e una nuova compagna. Il lieto fine familiare è
del tutto posticcio e fatto per il mercato.
Il "cattivo maestro" in questo film è lui, il regista e Frantic è la sua vita errante e tormentata da apolide.