BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 08/09/2008

Riccardo Paterni

IL FENOMENO OBAMA

recensione di:
John R. Talbott

Obama Nomics. How Bottom-Up Economic Prosperity Will Replace Trickle-Down Economics

Seven Stories Press, July 1, 2008

Si scrive e si parla molto del ‘fenomeno Obama’ sia qua negli USA che in tutto il mondo. Tutto questo clamore ed entusiasmo e’ veramente comprensibile soprattutto per chi va oltre il suo appeal personale e le sue capacita’ oratorie facendo attenzione ai contenuti di ciò che dice e alle sue radici formative: ai valori che ha mostrato di saper mettere concretamente in pratica. Questo libro (scritto da un economista che gia cinque anni fa aveva previsto in dettaglio ragioni e modalità della presente crisi finanziaria ed economica) coglie in modo efficace i fondamenti chiave della visione di cambiamento di Obama. Gia il sottotitolo del libro ne evidenzia un aspetto sostanziale: la prosperità economica generata dal basso verso l’alto dai molti in contrapposizione a quella diffusa dall’alto verso il basso grazie alla generosità e investimenti dei pochi.

La visione di Obama
Un discorso tenuto ‘a braccio’ da sua moglie Michelle il 23 febbraio 2008 presso l'università UCLA di Los Angeles coglie l’essenza del progetto di Obama:
“Barack Obama will require you to work. He is going to demand that you shed your cynicism. That you put down your divisions. That you come out of your isolation, that you move out of your comfort zones. That you push yourself to be better. And that you engage. Barak will never allow you to go back to your lives as usual, uninvolved, uniformed.”
Mettere da parte cinismo e divisioni; assumere un ruolo attivo nel cambiamento; uscire da abitudini che nel bene o nel male ci danno un senso di conforto e ci portano a non cambiare; concentrarsi sul miglioramento, sul migliorarsi e utilizzare per decidere ed agire strumenti che ci renderanno più’ informati e consapevoli. Il concetto guida è quello far si che ciascuno possa concretamente assumere un ruolo attivo nel definire e gestire il proprio destino; basta con il ruolo passivo di ‘vittime’ della politica e dei politici.

Le radici di Obama
Sembrano ambiziose e retoriche riflessioni in realtà si tratta di un modo di agire concreto con il quale Obama ha molta familiarità avendolo studiato e messo in pratica per quattro anni, a partire dal 1985, nel difficile e complesso contesto sociale di sud Chicago. E’ stato questo infatti il suo primo impiego professionale dopo la Harvard Law School; un percorso che ha scelto consapevolmente e che lo ha portato poi a mettere radici a nella ‘Windy City’. Un percorso formativo e operativo legato ad un programma ben preciso organizzato dalla Industrial Areas Foundation (IAF) (www.industrialareasfoundation.org) una fondazione creata negli anni quaranta dall’ormai leggendario Saul Alinksky (http://en.wikipedia.org/wiki/Saul_Alinsky) e le cui finalità sono appunto quelle di stimolare un senso concreto di leadership e operatività pratica nelle comunità su problematiche che riguardano il quotidiano della comunita’ stessa: alloggi, sanità, miglioramento del sistema educativo, idee e strumenti per migliorare la vivibilità nella comunità nel suo complesso e per far si che si possano risolvere i problemi al di là di ritardi e trascuratezze politiche e burocratiche. Progetti di sviluppo comunitario che si distinguono per la capacita’ di portare a cooperare su un unico progetto comune persone che appartengono a razze, religioni e backgrounds diversi.
Obama si è formato professionalmente e politicamente in questo contesto, passando molto tempo ad ascoltare attentamente le persone per comprendere le problematiche da risolvere e per individuare potenziali leader da formare nello stesso programma di leadership della IAF che lui stesso ha frequentato prima di iniziare il lavoro in Sud Chicago.
Una sua recente biografia, Obama. From Promise to Power’ (1) mette in evidenza tratti comportamentali che distinguono tutt’oggi il suo modo di fare politica:
“A main tenet of the Alinsky organizing philosophy was attention to listening - to pull together the masses for a common cause, the organizer must hear and understand the limitations, the fears and the experiences of the people being assembled. Working out of a small office in a church, Obama was assigned to conduct twenty to thirty interviews each week. Residents initially were wary of this oversly serious young man from out of town, but Obama slowly gained their trust. ‘I’m here to do serious work,’ he told them. Over time, residents began calling him “Baby Face” for his youthful looks. Obama was known for his detailed and calculated planning, a trait he would carry into politics. He did not like to be surprised in a meeting and he especially loathed being unprepared.” (p.70)
Questo e’ il tipo di politica ‘bottom-up’, dal basso verso l’alto, che ha sempre caratterizzato il suo modo di pensare e di agire. Un tipo di politica basata sulla ferma volonta’ di contribuire a portare concreti miglioramenti nella vita delle persone spinti dall’energia di una visione e guidati da un profondo senso della realta’. Le caratteristiche, le sfide, le opportunita’ che Obama ha incontrato nella sua carriera di organizzatore di comunita’ stanno alimentando la sua visione e le sue aspirazioni di Presidente degli USA.

Valori comuni, comportamenti costruttivi
Proprio le esperienze dirette di Obama nell’ambito di comunita’ difficili, divise e complesse ha reso chiaro in lui l’importanza di superare barriere che impediscono una reale cooperazione fra le persone facendo appello a valori fondamentali comuni. Lui stesso ha scritto nel suo libro ‘The Audacity of Hope: (2)
“Our individualism has always been bound by a set of communal values, the glue upon which every healty society depends. We value the imperatives of family and the cross-generational obligations that family implies. We value community, the neighborliness that expresses itsefl to raising the barn or coaching the soccer team. We value patriotism and the obbligations of citizenship, a sense of duty and sacrifice on behalf of our nation. We value a faith in something bigger then ourselves, whether that something expresses itself in formal religion or ethical precepts. And we value the constellation of behaviors that express our mutual regard for one another: honesty, fairness, humility, kindness, cortesy, and compassion.” (p.55)
Valori che fanno appello a principi molto più fondamentali di quelli che caratterizzano le superficiali distinzioni fra repubblicani o democratici, destra o sinistra. E’ in questo modo, con idealismo misto ad un radicato senso della realtà, che Obama intende contribuire a costruire un futuro migliore per gli USA e per il mondo.
E’ da queste esperienze e da questi valori che emerge il modo di percepire ed impostare il ruolo dello Stato nella vita delle persone; non un ruolo burocratico ma bensi’ di facilitazione e supporto all’espressione di potenziale, talento ed idee volte al bene comune, vero cardine dello spirito ‘bottom up’. Il libro di Talbott evidenzia in dettaglio questa impostazione riguardo a temi centrali quali: ‘Economic Justice’; ‘Economic Opportunity’; ‘The Current Financial Crisis’; ‘The Biggest Problem: Corporate Lobbing’; ‘Globalization and Jobs’; ‘Global Warming and Energy Policy’; ‘Affordable Healthcare’; ‘The Aging Population’; ‘Cooperation’ e ‘Ethics’.

Trasparenza e regolamentazione
Rispetto ad ogni tema Obama mira a stimolare un maggiore ed informato coinvolgimento delle persone e per questo sono due i principi chiave (ed integrati) che caratterizzano la sua politica: trasparenza e regolamentazione. Ad esempio sui temi di giustizia e opportunità economica per tutti, Obama apprezza l’importanza delle dinamiche di mercato nel selezionare l’efficacia ed efficienza di progetti economici; al tempo stesso mette in evidenza la notevole influenza di varie lobbies sui mercati stessi, lobbies che di fatto finiscono per fare gli interessi dei pochi alle spese dei molti. L’essenza della soluzione di Obama: reale trasparenza sulle dinamiche di lobby e efficace regolamentazione dei mercati allo scopo di ridurre l’influenza delle lobbies stesse; far questo utilizzando la tecnologia ed il potenziale di informazione capillare del web (implementando questo in un contesto governativo e burocratico che gia’ permette, ad esempio, di aprire societa’ di capitali on-line).
Trasparenza e regolamentazione per rendere sempre più persone consapevoli ed informate rispetto alle scelte che fanno o che altri (governo o corporations) fanno influenzando direttamente la loro vita. Si tratta di una visione ambiziosa ma che ha gia’ le basi potenziali tecnologiche e di sapere per essere implementata (almeno negli USA) e che nel rispetto del lavoro di un vero ‘community organizer’ mirano a sviluppare pratiche e strumenti per aumentare consapevolezza e reali possibilità di scelta per tutti; persone che avranno l'opportunità (e l’onere) di avere una maggiore influenza sul proprio destino. Alla luce di questo, le parole di Michele Obama sopra citate, assumono un significato sempre maggiore.
Da un punto di vista gestionale e organizzativo, da notare che questo tipo di approccio al cambiamento e' molto simile ad una efficace gestione aziendale basata su un definito progetto comune: visione-valori-comportamenti di cui spesso abbiamo scritto su queste pagine.


1 - David Mendell, Obama. From Promise to Power, 2008

2 - Barack Obama, The Audacity of Hope. Thoughts on Reclaiming the American Dream,  2007.

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