Gianfrancesco Prandato Quattro libri sul Capitalismo Recensioni di: Eric Schlosser, Reefer madness: Sex, Drugs, and Cheap Labor in the American Black Market, Houghton, 2003Jopseh Stiglitz, Globalization and its discontents, Penguin, 2002; trad. it. La globalizzazione e i suoi oppositori, Torino, Einaudi, 2002. Raghuram G. Rajan and Luigi Zingales, Saving capitalism from the capitalists, Crown, 2003 Massimo Mucchetti, Licenziare I padroni, Feltrinelli, 2003 |
Quattro libri con quattro angoli diversi, altrettanto interessanti,che giungono a visioni quasi opposte.
Potremmo dire che Stiglitz è contro Rajan e Zingales (uno dei tanti italiani che ha fatto fortuna all’estero).
Stiglitz nel suo notissimo libro se la prende con le istituzioni internazionali e il loro grado di dirigismo monetaristico invocando una maggiore liberta’ di iniziativa per i paesi. Un funzionario che vive a Washington va a lavorare in SUV pagato bene e con 100 canali di TV cosa può capire della Somalia? Come può imporre delle politiche monetarie a paesi in crisi. Molti gli errori che cita dalla crisi asiatica a quella argentina. Un bel punto che sottolinea e’ la connessione e la compromissione del sistema finanziario internazionale con le grandi banche internazionali, ne dimostra la contiguità e tutto sommato la subalternità.
Un bel libro con il sapore della vendetta contro l’istituzione che lo ha licenziato anche se era un premio Nobel.Rajan e Zingales –il primo ha preso il posto che fu di Stiglitz di recente– partono dallo stesso contesto e giungono a conclusioni quasi opposte. Il male dei paesi si annida nella corruzione che affossa la competizione la classe capitalistica quasi sempre espressione del potere politico locale citata come prima responsabile del malessere dei paesi in via di sviluppo. Il male è locale e va battuto con un approccio duro alla politica dei prestiti.
E’ una singolare coincidenza notare che R.Rajan è nato in India L. Zingales in Italia e Stiglitz in USA.. Oltre al dibattito accademico e al fatto che rappresentano scuole economiche e di pensiero diverse, credo si possa dire che entrambe le tesi hanno molto interesse e portano nuove luce sul dibattito della globalizzazione. Ciò che più mi piace di questi libri è l’approccio “laico”, basato sui fatti e non messianico Alla Negri o alla Naomi Klein.
Valore aggiunto italiano
Mucchetti declina questo dibattito accademico in fatti italiani guidandoci in un formidabile libro dentro al capitalismo italiano degli ultimi decenni. Bellissima e analitica la ricostruzione, basata sugli indici di bilancio delle societa’ e incentrata a capire se si e’ creato valore o se si e’ distrutto valore.
Non solo il giornalismo alla Scalfari o i commenti alla Feltri, ma analisi puntuali che partono dai numeri e dai risultati per risalire poi alla politica e alle decisioni economiche dei governi e delle aziende. Un libro bellissimo che segna una svolta nel giornalismo economico italiano normalmente meno legato ai fatti e piu’ ai gossip.
Una unica pecca, grave. Un grande omissis, quasi freudiano sull’ingegner De Benedetti.
UnderworldSchlosser ha il libro piu’ anomalo, e lo si riconosce anche dal sottotitolo: sex, drugs and cheap labor in the america black market.
Questo libro esplora l’economia dell’ombra, dell’area grigia del lavoro nero e dei consumi illegali che si agitano nel grande gigante del capitalismo mondiale. Il fatto più interessante e’ che parla del mercato interno americano della contiguità di questi mondi all’interno del paese della grande speranza e della opportunita’ per tutti.
La tesi del libro è semplice e fascinosa: le radici dell’ economia affondano nel crimine o in quello che tutti nel comune senso del capire definiamo come illegalità.
Attraverso l’analisi economica del mondo della produzione e della commercializzazione della pornografia e della droga leggera nel mercato Usa giunge a delineare un panorama molto efficace di come ci sia continuità tra legalità e illegalità e di quanto labile e convenzionale sia questo confine. Pieno di storie e reportage e un libro anomalo che continua a esplorare le aree care a Amartya Sen, il grande indiano, premio Nobel, riferimento per chi si interessa di sfruttamento e democrazia nel mondo.