BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 03/09/2007

Gianfrancesco Prandato

UNA LETTURA CONTRODEDUTTIVA DELLE DINAMICHE SOCIALI NEGLI USA. E QUALCHE DOMANDA SULL'ITALIA

recensione di:
Steven D. Levitt e Steven J. Dubner

Freakonomics

Penguin, London , 2006.

Un titolo di economia che ha dominato le classifiche anglossassoni. Un brutto titolo ma facile e di grande presa. Freak è una parola che non si dimentica. Levitt applica un approccio quantitativo alla vita sociale americana esplorando luoghi comuni, come il controllo della criminalità, la logica economica e organizzativa della gangs che spacciano crack, la loro ascesa e il loro declino, il significato economico dei nomi che vengono dati alla nascita dei figli, e molte altre sfaccettature della vita sociale che vengono date per acquisite e costituiscono un  luogo comune collettivo. I risultati sono brillanti e sorprendenti e molto spesso contro deduttivi.
A chi dice che per fermare le stragi di ragazzi in Usa ci vuole il controllo delle armi da fuoco o a chi afferma che il calo della criminalità a N.Y. è dovuto al pugno duro e alla tolleranza zero della polizia, Levitt contrappone una valanga di dati che mostrano come  il verdetto dell’Alta Corte sulla scelta libera della madre per l’aborto abbia cambiato le demografia del crimine americano, togliendo della strada e dalla vita un potenziale di 15000 criminali. Il che ha fatto la reale differenza nella vita sociale del paese.
A chi ha lottato per il Black Power dimostra come questa   lotta e questa diversità ostentata sia alla radice di gran parte dell’evidente  gap di benessere dei neri americani di oggi, in combinazione con il massacro generazionale che ha sviluppato l’uso massiccio del crack. Dura da digerire per chi ha amato Malcom X, ma pare proprio che il reverendo King avesse ragione.
Ci sono poi capitoli curiosi come quello che dimostra perché gli spacciatori di droga vivono con la mamma o quello dedicato all’educazione dei figli e a quali fattori è correlato il successo di un bambino. Qui molte madri saranno sconcertate e forse rivaluteranno i principi educativi di Sparta o quelli della maestra Montessori.
Un bel libro che riesce a far pensare, percorso da una forte passione sociale che smonta molti luoghi comuni ideologici ridicoli ancora purtroppo presenti anche nel modo di pensare di tanta sinistra italiana. E allora cosa ci resta oltre a una più profonda comprensione della realtà Usa? (1)
Resta molto: resta una forte questione morale, quella dei fatti.
E resta una domanda. Perché nessuno si pone simili interrogativi nel nostro piccolo paese? Perché non si cerca di rispondere a questi interrogativi con studi metodologicamente seri e quantitativi come questo? Perché il campo è dominato da sociologi (di cui ho una pessima e a aprioristica opinione, ne cito uno: De Masi su tutti mi pare il peggiore),  più o meno  seri,  che continuano a infestarci di luoghi comuni senza portare un serio contributo a leggere la dinamica sociale del paese?
E dove sono gli economisti (con l’eccezione della Voce.info)? Dove sono i fatti in un paese che sta cambiando pelle con la velocità del suono. In una trasformazione che non ha avuto eguali in nessuna altra parte al mondo sotto la spinta di un crollo demografico e di una immigrazione biblica. Chi cerca di capire cosa saremo e cosa ci sta veramente succedendo e cosa dobbiamo fare per governare questo cambiamento?

 



1 - Consiglio la lettura di David Polansky, L'impero che non c'è. Geopolitica degli Stati Uniti d'America, Guerini e Associati, 2005,  già recensito su Bloom (http://www.bloom.it/rec_prandato5.htm), altra pietra  angolare per chi voglia veramente capire gli USA.

 

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