BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 05/07/2010

Giulio Scaccia

LA METAFORA E LO STORYTELLING NELLA FORMAZIONE E NEL COACHING

recensione di:
Margaret Parkin
Tales for Change. Use Storytelling to develop People and Organization
Tales for Change.Use Storytelling to Develop People and Organization, Kogan Page, London, 2004; trad. it. Racconti per il cambiamento, Etas, Milano, 2004.
Tales for Coaching. Using Stories and Metaphors with Individuals and Small Groups, Kogan Page, London, 2001 trad. it. Racconti per il coaching, Etas, Milano, 2005.
Tales for Trainers, Using Stories and Metaphors to Facilitate Learning, Kogan Page, London, 1998; trad. it. Racconti per la formazione, Milano, Etas, 2005.

Margaret Parkin, formatrice e coach, ci regala tre agili saggi sull’uso dei racconti e delle metafore in aula e durante le sessioni di coaching. Gli storytelling della Parkin possono essere un bagaglio importante peri tutti i professionisti impegnati a realizzare una formazione generativa di nuovi orizzonti e prospettive.
L’arte di narrare e raccontare, dalla notte dei tempi, si accompagna alla trasmissione di valori e modelli di riferimento e comportamento.
Nelle culture orientali ed occidentali comunitarie, fino al medioevo, i narratori erano molto richiesti; il raduno tribale era visto come un momento simbolico estremamente forte e significativo in cui non c’era solo il passaggio di informazioni: attraverso le storie, tutti avrebbero condiviso un agire, parlato un linguaggio comune e perpetrato principi e valori della tribù.
Oggi non c’è più il falò ma magari la fotocopiatrice, ma il processo di coinvolgimento e di scambio reciproco è assolutamente simile; lo storytelling è ancora oggi intergenerazionale: si rivolge ad un pubblico senza età e nelle organizzazioni, sono i membri anziani e rispettati dell’organizzazione, che trasferiscono il modo di essere e di fare di quella determinata struttura.
Il saper narrare, ricopre un ruolo importante anche come generatore di apprendimento e cambiamento: è qui che vengono direttamente chiamati in causa manager, formatori e coach. Per cercare una sintesi relativa alla modalità e la forza di questa attività, possiamo dire che, durante l’ascolto di una storia, la mente cosciente di chi la fruisce viene assorbita, mentre l’inconscio è libero di assimilare la morale o il messaggio contenuti nel racconto.
Uno strumento potente quindi, soprattutto per trasmettere nuove visioni ed obiettivi, supportare cambiamenti, superare ostacoli, facilitare la comprensione, ampliare la prospettiva ed il prisma della percezione.
Proviamo a meglio definire il modo di “agire” di una metafora e di una storia.
La metafora è da sempre diffusa nel pensiero e nel linguaggio quotidiano: la parola metafora deriva dal greco meta, che significa “sopra” e phorein, che significa “portare da un posto ad un altro, trasportare”. Usata oggi con frequenza anche nel linguaggio professionale e manageriale trova, nell’aula e nelle sessioni di coaching, un luogo particolarmente adatto e fecondo e si caratterizza come una sorta di moltiplicatore di opzioni e di possibilità nella fruizione di contenuti e messaggi.
Nell’attività formativa, lavoriamo sull’apprendimento e sul cambiamento a vari livelli: attraverso la teoria, per stimolare l’apprendimento cognitivo; con le esercitazioni per agevolare l’apprendimento esperienziale; attraverso le metafore, le storie e gli aforismi per facilitare l’apprendimento intuitivo. In questa ottica il formatore deve sviluppare il suo agire professionale, libero e responsabile, attraverso l’uso di linguaggi, sia diretti che metaforici, e nel coinvolgimento dei discenti a livello logico, cognitivo, sensoriale ed emozionale: il trainer diventa così colui che narra e tesse la tela, sviluppa gli snodi del sapere e dell’esperienza, calibrandosi sul singolo e sull’aula nel suo complesso. .
La metafora nelle sue molteplici forme e formulazioni, è fondata sulla comunicazione indiretta: soprattutto nella sua formula “estesa” (storia), colui che la racconta deve saper usare al massimo la forza suggestiva delle parole. Certe parole più di altre hanno il potere di suscitare cambiamenti nell’ascoltatore ed evocare determinate risposte a livello inconscio. Chi la fruisce, mentre cerca con la mente conscia un senso logico a quello che sta ascoltando, allo stesso tempo collega quelle parole o quel contenuto alle proprie esperienze.
Le parole scelte devono stimolare la libera associazione, facilitare agili e magari rapidi trasferimenti mentali da “regioni” semantiche, esperienziali, cognitive ed emotive limitate o depotenziate ad altre “regioni” più prospere ed ampie, che hanno potenzialità e caratteristiche di evoluzione, sviluppo ed emancipazione.
Il linguaggio è uno degli elementi chiave con cui costruiamo la nostra realtà, il nostro modello del mondo, ed esso può influenzare in maniera significativa il modo che ognuno di noi ha di percepire la realtà. Sigmund Freud sosteneva che le parole sono lo strumento di base della consapevolezza umana e, in quanto tali, dotate di un potere particolare. Anche Aristotele affermava che le parole simboleggiano la nostra esperienza e quello della metafora è un linguaggio allusivo ed evocativo, che sollecita il pensiero senza forzarlo ma stimolandolo.
In questa prospettiva, i testi della Parkin sono davvero illuminanti e forniscono, al formatore e al coach, ma direi anche al manager, un tesoro di inestimabile valore.
Il primo testo, Racconti per il cambiamento, come da titolo, si concentra sulle tematiche che si manifestano all’interno delle organizzazioni durante i periodi di transizione.
Il secondo e il terzo saggio, Racconti per il coaching e Racconti per la formazione, si focalizzano su tutte quelle fasi che si possono incontrare nel lavoro in aula o all’interno di una sessione di coaching.
Attraverso una divisione per aree di intervento in tutti e tre i libri, quali Problem Solving, Leadership, Team Building e così via, viene riportata la storia, la “morale” (il consiglio della Parkin e anche di chi scrive è di non enunciarla ma lasciarla alla libera intuizione dei fruitori) e il metaplan a supporto, per sviluppare una serie di riflessioni e collegamenti legati all’esperienza dei fruitori. Ad integrare il tutto, le considerazioni dell’autrice legate ad ogni singolo racconto ed alla situazione in cui è stato usato.
La lettura è estremamente fruibile ed i testi, proprio per la loro divisione in aree di interesse, possono essere rapidamente sfogliati per trovare quella che può essere la storia giusta per quel gruppo e per quel momento.

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