VALORI E
IMPRENDITORIALITÀ DIFFUSA
Gli
insegnamenti e gli stimoli di un film: Tre colori: Bianco di Krzystof Kieslowski
TRE COLORI: BIANCO
(Trois Coleurs: Blanc)
Una Trilogia di Krzystof Kieslowski e
Krzystof Piesiewicz.
Regia: Krzystof Kieslowski
Sceneggiatura:Krzystof Kieslowski e Krzystof
Piesiewicz.
Direttore della fotografia: Edward Klosinski
Musica originale: Zibigniew Preisner
Con la partecipazione di Zibignew
Zamachowski, Julie Delphy, Jerzy Stuhr, Janusz Gajos
Girato in Francia e in Polonia nel 1992.
Vincitore dell Orso dargento per la regia al Festival di Berlino 1994
Personaggi principali:
Intreccio.
Karol si trova a Parigi,
dove abita e lavora, per la prima udienza della causa di separazione intentata da sua
moglie Dominique. La ragione della separazione espressa davanti al giudice è
limpotenza del marito; in termini giuridici, il matrimonio non è stato consumato.
Karol, visibilmente scosso e provato dalla situazione abbozza, in uno stentato francese,
un tentativo di riconciliazione che si spinge fino a sentirsi dire di non essere più
amato da sua moglie.
Allontanato da casa e senza più un soldo in banca, cerca riparo dal freddo invernale prima nel salone di bellezza di sua moglie, da cui viene cacciato, poi in un tunnel del metrò, dove tenta di racimolare qualche spicciolo suonando su un pettine. Lì viene notato da Mikolaj, giocatore di Bridge polacco arrivato a Parigi per giocare nei grandi club, che gli parla di un affare sgradevole, ma remunerativo. E un polacco che vuole essere ucciso, ha moglie e figli, che soffrirebbero troppo se si suicidasse. Facendo così, la colpa sarebbe da attribuire al caso.
Karol, stordito dalla proposta, pensa ad un altro modo per tornare in Polonia anche senza passaporto. Si rinchiuderà dentro una valigia, che Mikolaj imbarcherà come suo bagaglio. Arrivato finalmente a Varsavia, non senza ulteriori complicazioni, raggiunge il negozio di suo fratello Jurek, anchegli parrucchiere.
Passato un periodo di sconforto e riposo, Karol non si dà per vinto e cerca il modo per darsi da fare e guadagnare un po di soldi. Si rivolge ad un cambiavalute in affari con alcuni imprenditori polacchi per lavorare là dove i soldi girano abbondanti, ma come primo impiego ottiene solamente un posto da guardia. Un giorno, trovandosi sul sedile posteriore di una macchina dove cerano sia il suo datore di lavoro sia un uomo daffari, ascolta una conversazione privata dei due scesi dalla macchina facendo finta di dormire. Il cambiavalute stava proponendo allaltro di acquistare un vasto terreno abitato da contadini, dove presto sorgeranno numerosi fabbricati industriali.
Karol allora decide di comprare piccoli appezzamenti sparsi in mezzo al terreno per poi rivenderli ai due. Per procurarsi i soldi contatta Mikolaj, interessato a quellaffare che gli aveva proposto a Parigi. Sul luogo dellappuntamento è però lo stesso Mikolaj a presentarsi. Karol tira un colpo con un proiettile a salve e con questo convince il suo amico a desistere dallintento. In seguito con buona abilità negoziale convince prima di persona i contadini a vendere le loro proprietà e poi, rischiando in un primo tempo la vita, i due affaristi a comprare i suoi terreni pagando dieci volte quello che lui stesso aveva sborsato.
Con il ricavato Karol apre una impresa commerciale e convince Mikolaj a gestirla insieme a lui. Divenuto ricco, Karol prima cambia il suo testamento in favore della sua ex-moglie e poi finge la sua morte per far venire Dominique a Varsavia. Ormai sicuro di sé si fa trovare dalla sua ex-moglie nel letto della sua camera dalbergo per poi convincerla a ritornare con lui. Dopo un ultimo colpo di scena il film si chiude con i protagonisti che, alla fine, decidono di sposarsi e ritornare a vivere insieme.
Commento.
Ciò che ovviamente non andrò a sviluppare sarà una ricostruzione esegetica di quello che gli autori hanno voluto dirci, ma il film servirà solo come pretesto per parlare di un tema che ritengo di grande importanza per gli studiosi dellimpresa.
Linterrogativo è semplicemente questo: quale è il fine dellimpresa? E semplicemente il massimo profitto pro-tempore possibile o possiamo dire che limpresa persegua fini sociali e da qui il bene comune? E quale è il fine dellimprenditore? Lo stesso di quellaggregazione sociale che chiamiamo impresa o egli, in quanto persona, finalizza il suo agire in ultima istanza verso altri traguardi?
Durante il corso non abbiamo parlato espressamente di queste tematiche, ma abbiamo abbondantemente discusso e analizzato il concetto di imprenditorialità, si è parlato dellimprenditore in quanto persona (caratteri del leader), di missione aziendale, dei valori allinterno dellorganizzazione, della motivazione delle persone che appartengono ad essa.
Siamo arrivati alla consapevolezza di come sia importante mettere laccento su questi temi, perché sono questi a determinare i differenziali competitivi dellimpresa di oggi e di domani.
Franco dEgidio in un suo articolo dice che perché le persone siano adeguatamente motivate bisogna realizzare unarea di sovrapposizione, almeno a livello dellalta direzione, tra valori in individuali e valori aziendali, area che viene chiamata dei valori condivisi. "Per assicurare che vengano condivisi, bisogna soddisfare i bisogni e i valori individuali" si dice nel testo. Ma come si può anche solo tentare di farlo senza avere chiarito perché limpresa agisce e perché luomo è motivato allazione? 1
Parlando degli scopi delle persone allinterno dellimpresa il film analizzato ci è di grande aiuto. Il protagonista è spinto a far soldi dal desiderio di poter un giorno riconquistare ancora il cuore di sua moglie, di dimostrargli quanto egli possa valere, di non essere solamente uno spaventato parrucchiere con problemi di impotenza. Non si può dire che Karol sia spinto a far soldi, ma solo che sia teso alla realizzazione di ciò che desidera. Il denaro non risulta essere quindi che un mezzo strumentale ai suoi disegni. In questo caso, come in Tucker 2, non possiamo dire che limprenditore ricerchi il massimo profitto.
Tucker vuole che i suoi sogni diventino realtà, e il suo fine ultimo non è costruire automobili o frigoriferi, ma impegnarsi in unimpresa che lo occupi e dia un senso alla sua vita. Lo stesso possiamo dire per Karol che ha una gran voglia di vivere e di riscattarsi e il mezzo per realizzare tutto questo è limpegno in una attività che lo sproni a tirare fuori tutta la sua intelligenza, la sua astuzia, il suo coraggio, la sua creatività, il suo senso della sfida.
Sulla sua strada Karol incontra Mikolaj, un uomo oramai stanco della vita, disposto a pagare pur di farla finita senza lasciare dolore ai suoi cari. Karol riesce a motivarlo non offrendogli del denaro, ma chiamandolo in una attività di responsabilità allinterno dellimpresa. Come si motivano allora le persone? Certo non offrendolo loro meri incentivi economici (Nella società di oggi non sono questi i bisogni più importanti da soddisfare in quanto già quasi del tutto soddisfatti 3) ma offrendo loro una possibilità di sviluppo personale, di impegno, in ultima analisi di dare un senso al proprio fare, al proprio agire.
Dice Pascal: "Nulla è così insopportabile alluomo come essere in pieno riposo, senza passioni, senza faccende, senza svaghi, senza occupazione. Egli sente allora la sua nullità, il suo abbandono, la sua insufficienza, la sua dipendenza, la sua impotenza, il suo vuoto. E subito sorgeranno dal fondo della sua anima il tedio, lumor nero, la tristezza, il cruccio, il dispetto, la disperazione." E più avanti: "E questa la ragione per cui il gioco, la conversazione delle donne, la guerra, gli alti uffici sono tanto ricercati. Non che in essi si trovi realmente la felicità, né che si creda che la vera beatitudine stia nel denaro che si può vincere al gioco o nella lepre di cui si va a caccia: non li vorremmo se ci fossero offerti in dono. Noi non cerchiamo un tal possesso, molle e placido, e che ci lascia pensare allinfelicità della nostra condizione, e neppure i pericoli della guerra o i fastidi degli impieghi; ma il trambusto che ci toglie da quel pensiero e ci distrae.
Ragion per cui si preferisce la caccia alla preda 4. Ecco perché agli uomini piace tanto il chiasso e il trambusto"
Una volta ricco Karol non è placato, non ha raggiunto il suo scopo, ma rischia tutti i suoi beni per darsi una chance di riconquistare sua moglie. Credo che anche un dirigente arrivato a un livello di stipendio molto elevato non sia per ciò stesso appagato. Perché egli sia ancora motivato ad impegnarsi per il successo dellimpresa, bisogna rendergli possibile la sua continua autorealizzazione.
Ancora Pascal: "Piace la lotta, non la vittoria. Piace vedere i combattimenti degli animali, non il vincitore che infierisce sul vinto: che cosa si voleva vedere, infatti, se non lesito della lotta? Eppure quandesso giunge, si è già sazi .Noi non cerchiamo le cose, ma la ricerca delle cose."
Arrivati a definire quali sono i motori dellazione economica umana (e quindi di tutte le singole persone nellimpresa, imprenditore compreso), andiamo ad analizzare quella aggregazione sociale (perché fatta di persone) che è limpresa. A questo punto ci si aprono davanti due strade: luna è quella di affermare che in quanto somma di più persone, il fine di una organizzazione produttiva coincide con la somma dei fini individuali delle persone che la compongono, laltra invece, più realisticamente, ci porta a dire che lorganizzazione abbia un fine suo proprio, forse anche parzialmente coincidente con quello degli individui che la compongono, ma sostanzialmente diversa. Non cè dubbio che il motore delle azioni dellimpresa siano le persone che la compongono, ma è ragionevole supporre che chi entri in questa organizzazione trovi in essa delle regole già definite che trascendono la sua individualità 5
Il fine ultimo dellimpresa, e non, se è vero quello che abbiamo detto, dellimprenditore o di qualsiasi altro membro di essa, è il massimo profitto che è raggiungibile in un dato momento, visto che è questo, in ultima analisi, lo scopo del suo agire 6. Se limpresa tenta di raggiungere sempre più elevati livelli di efficienza, se soddisfa i bisogni dei suoi clienti esterni e interni, se sa armonizzarsi con lambiente esterno, competitivo e relazionale che sia, se si orienta alla qualità di tutta la sua catena del valore, lo fa unicamente perché ha come scopo il profitto. Realizzare il profitto è comunque un degli scopi più mediati che possano esistere, per realizzarlo è necessario raggiungere una quantità impressionante di scopi intermedi, ma ciò che muove limpresa in ultima istanza è proprio questo.
A questo punto potremmo concludere che non si possa determinare alcuna sovrapposizione tra valori individuali e valori aziendali dato che il senso dellagire di uno e dellaltro sono divergenti. Luno cerca la ricerca delle cose, laltra le cose stesse (Il denaro).
Dobbiamo però mettere in luce un altro aspetto della definizione data sopra di fine dellimpresa prima di sentenziarne lincompatibilità. E stato detto che limpresa non tende al profitto, ma alla sua massimizzazione relativamente al tempo in cui vive. Se questo è vero limpresa non potrà dirsi mai soddisfatta, mai sazia dei suoi risultati, perché anche lei dotata di una miopia di fondo che la porterà a risultati soddisfacenti, mai ottimali 7. Se pensiamo ad ogni individuo come un essere limitato non possiamo che concludere che, in modo diverso secondo le diverse capacità di far entrare e gestire le informazioni nella struttura, anche limpresa non sia una entità perfettamente razionale e per ciò stesso massimizzante.
Anche per limpresa è quindi istituzionalizzato come fine la ricerca, la tensione verso una condizione mai raggiungibile se non in pochi momenti della sua vita 8. Molte imprese nonostante tutto si adagiano invece su terreni già battuti utilizzando formule antiquate per arrivare alla redditività, tralasciando opportunità che potrebbero far aumentare i profitti anche di imprese con una ottima capacità di reddito.
La filosofia aziendale che, invece, ha sicuramente ben compreso questo è quella che vuole limpresa orientata alla qualità, cioè al miglioramento continuo, alla continua ricerca di un ottimo forse non realizzabile ma sicuramente avvicinabile. Limpresa allora cercherà sempre di rendere più efficienti i suoi processi produttivi, di cogliere le opportunità di crescita allinterno o meno della sua area di attività, di scegliere nuovi canali distributivi o di migliorare la sua posizione in quelli in cui già opera.
Unimpresa di questo tipo è allora certamente in grado di creare unarea di sovrapposizione tra i valori aziendali e quelli individuali, di motivare le persone appartenenti allorganizzazione, perché non resterà mai immobile generando frustrazione e inerzia, ma cercherà di migliorarsi continuamente creando quelle occasioni di impegno personale che abbiamo detto fondamentali per lautorealizzazione delle persone.
Si può concludere quindi che condizione necessaria perché realmente limpresa possa trarre il meglio dai suoi membri, è che essa goda di un grado di vitalità almeno pari a quello degli esseri umani che la compongono.