BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 14/01/2008

Emma Rosenberg Colorni

L'EMOZIONE NON ESISTE SE NON COLTIVANDOLA

Scheda di lettura di:
Vinciane Despret, Ces emotions qui nous fabriquent. Ethnopsychologie de l'authenticité, Synthelabo, 1999; trad. it Le emozioni. Etnografia dell'autenticità, Elèuthera 2003. (Nuova ed. Ces émotions qui nous fabriquent.  Ethnopsychologie des émotions, Les Empêcheurs De Penser En Rond, 2006)

 

Ciò che coltiviamo come non negoziabile, per definirsi tale è visceralmente negoziato.

La nostra eredità è il problema di come assumerla, e non una soluzione.
L’eredità non si può trasmettere tale e quale, se no non si sa cosa farsene.
Riconoscerci come prodotti di quella eredità e al tempo stesso impegnarci come suo vettore.

Comprendere non è un progetto comtemplativo, come se il mondo senza desiderio fosse il mondo della verità, come se per conoscere bene il mondo, un mondo che valga per tutti, invariabile, bisognasse separarsene, ma un impegno di trasformazione.
Rimanere fedeli al progetto di ‘prendere con’ senza credere che tutto si equivalga.

La visione si impone, esclude altre visioni, esclude la verità.
La versione si accorda con le altre, con ciò che suscita, trasforma, traduce e negozia.
Le versioni coesistono nello stesso mondo e si coltivano.
Non svelano il mondo, lo fanno esistere in una modalità possibile.
La versione non riguarda il singolo, ma è fonte e frutto di una relazione, è messa in opera in seno a una relazione.
Es: La versione della relazione tra ovulo e spermatozoo in termini di attività dell’ovulo capace di modifcare la cusalità cui è sottoposta, rispetto a quella che descriveva un ovulo passivo, è composta da più elementi e più mediazioni, nessuna delle quali è riducibile a un semplice sistema di entrate e di uscite.
 
Con Platone le passioni sono un pericolo per l’anima.
Anima tripartita: dove Thymos, volontà, coraggio e collera, nel petto,  si occupa della sorveglianza, combatte i desideri a difesa dell’intelletto. 
È una logica politica: il popolo come le passioni ->  la giustizia regna se il popolo viene controllato e se si mantiene la gerarchia.
Le passioni diventano estranee a noi stessi, il popolo diventa estraneo al potere.
Le passioni sono ciò che dobbiamo controllare -> dobbiamo controllare le passioni di quelli che non ne hanno il controllo (donne, bambini, primitivi, popolo).
La retorica del controllo emotivo è un modo di parlare del potere e del suo esercizio.

Il laboratorio di ricerca analizza l’emozione come reazione mettendola così in scena. Il laboratorio non è un luogo neutro, è un luogo sociale pieno di aspettative della messa in scena che realizzerà.
Le procedure sperimentali disarticolano i loro soggetti trasformandolo in una macchina per reagire.
Il presupposto dell’universalità delle emozioni così come è posto dal laboratorio, ha cancellato dalla ricerca cose che contano sia per il soggeto cui rivolgeva le sue domande, sia per tutti coloro che non interrogava.
La passivià delle emozioni non solo è una dimensione ereditata, ma è la dimensione privilegiata che il laboratorio può realizzare.
Il laboratorio isolato ripete l’immagine interna del corpo come luogo chiuso e protetto.
La visione della passività dell’esperienza emozionale (cose naturali che ci capitano al di fuori della volontà) è una strategia sociale per non accettare la responsabilità del nostro atto: in quanto “travolti”, creando il “non ero io”.
L’esperienza della passività permette di spiegare il fatto che attraverso le passioni negoziamo le esigenze contraddittorie di questo ordine sociale e morale.

Emozione come modo di aderire ai valori del collettivo.

L’emozione è una valutazione morale, un pensiero incarnato, e in quanto incarnato presenta la forza dell’automatismo.

Supporre che qualcuno provi un’emozione è farlo entrare nell’area relazionlale “come se” provasse davero l’emozione proposta, il che gli permette di acquisire ciò che gli è attribuito.

La possibilità di emozionarsi a comando, per esempio imitando qualcuno, mostra come l’emozione non sia una semplice reazione, ma un modo di interrpretare il nostro rapporto con il mondo e di impegnarci in questo rapporto.

Es:

Come posso distinguere il danzatore dalla danza?
L’emozione non esiste se non coltivandola, la lingua che la esprime non esiste se non traducendola, la traduzione non esiste se non moltiplicandone le loro versioni e le loro modalità.

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