BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 07/03/2005

Emma Rosenberg Colorni

COMUNQUE VADANO, LE COSE HANNO UN SENSO

Scheda di lettura di:
Julie Allan, Gerard Fairtlough, Barbara Heinzen, Raccontare in azienda. Storie e saghe nelle organizzazioni, Milano, Etas, 2002

Le storie uniscono la dimensione mentale e quella fisica, l'emotività e la razionalità, i risultati pratici e la spinta etica.

La narrazione ha il vantaggio di riconoscere schemi e strutture.

Una storia po’ anche essere irreale e non per questo essere falsa (reale-irreale non corrisponde a vero-falso).

Raccontare un elenco di più di sette elementi è difficile, ma se si racconta una storia si può poi ripeterla anche se contiene più di venti avvenimenti.

Visto che i racconti coinvolgono l'ascoltatore che immagina i dettagli, non è necessario che tutto sia esplicito, nelle storie c'è una ridondanza che consente a chi ascolta di colmare le lacune.

La narrazione ha un ruolo chiave nella pratica relazionale: sviluppare rapporti basati sulla cura e sulla relazione porta nella conversazione a partecipare alle storie altrui.

Ciò crea fiducia all'interno di una organizzazione: le storie illuminano la diversità delle esperienze, mettono alla prova la tenuta delle opinioni e catturano il flusso della cose in trasformazione.

Questa fiducia consiste nella speranza che, comunque vadano, le cose avranno il senso della relazione fra chi racconta e chi ascolta: testimonianza non valutativa, metafora per sé, partecipazione data l'incompletezza, emozione gestita in un suo flusso.

Bateson: le rive delimitano il fiume, ma è il fiume che da forma alle rive -> le pratiche organizzative determinano i tipi di storie raccontabili, e queste determinano le pratiche organizzative.

La vision è una storia (quando il mondo cambia i manager hanno bisogno di condividere un punto di vista comune sul nuovo mondo). E' necessario raccontare scenari coerenti su futuri possibili con un vocabolario comune a tutta l'organizzazione, in modo da poter interpretare le informazioni circolanti e prendere le decisioni più facilmente.

Se un modello organizzativo è basato sull'argomentazione invece che sulla narrazione, le persone trovano più difficoltà a dare un senso (trovato con sensazione focusing) alla vita dell'organizzazione.

Fare parte di una comunità di pratica prevede, oltre all'impegno per le attività della comunità, l'immaginazione che rappresenta la valutazione attiva della pratica e l'esame delle possibilità.

In un mondo sempre più interconnesso, la pratica narrativa diventa utile in un numero crescente di situazioni altrimenti incomprensibili.

I processi cognitivi umani sono in gran parte metaforici (es: 'l'amore è un'opera d'arte che si costruisce assieme'): le buone metafore diventano guide per le nostre azioni -> ciò rinforza la capacità della metafora di rendere coerente l'esperienza (le azioni rendono appropriata la metafora) -> ciò le fa diventare profezie che si autoadempiono.

Le storie hanno una gran capacità di mettere ordine nelle idee degli individui e nelle loro comunicazioni.

Viviamo le nostre vite come se fossero delle storie che raccontiamo continuamente a noi stessi e agli altri ricostruendo la nostra vita in modo da creare coerenza: raccontare le nostre storie è un modo per creare uno spazio fra noi e loro, un modo per sentirsi sicuri e sapere chi siamo, un modo per comprendere se stessi e il modo di rapportarci al mondo.

Damasio: l'origine della coscienza è nella dimensione emotiva: il sentimento del sé e di quello che accade attorno al sé. L'autobiografia è la storia del sé, e ha una struttura narrativa anche l'immaginazione che permette di proiettarsi costantemente verso il futuro.

ALTRO

Le storie buone sono spesso quelle che conosciamo già.

Per scrivere una storia collettiva il facilitatore fornisce un punto di partenza (es: serie di oggetti) o una struttura e chiede al gruppo di utilizzarlo per creare una storia.

Es: di struttura:

Con i materiali create una storia che parla della vostra vita/lavoro ora e in futuro

  1. Chi (personaggi principali)
  2. Dove ci troviamo
  3. Problema /difficoltà
  4. Chi/che cosa si deve affrontare?
  5. Che cosa accade (aiuti/ostacoli)?
  6. Risultato

Esercitazione:

Titanic: una storia per parlare di quello che non è stato detto

 


Julie Allan, Gerard Fairtlough, Barbara Heinzen, The Power of the Tale. Using Narratives for Organisational Success, John Wiley; 2002

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