BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 09/03/2009

 

CASA EDITRICE GIANO. CIO' CHE UNA CASA EDITRICE NON DOVREBBE MAI FARE

di Francesco Varanini

Attualità dei libri gialli
Di questi tempi sto leggendo molti libri gialli. Ma sopratutto sto scrivendo a proposito di libri gialli.  Sto scrivendo, in realtà, di come cambi il modo di costruire conoscenza, e cioè il modo di scrivere e di leggere e di pensare, se si si lavora avendo a disposizione un computer.
Cosa c'entrano i libri gialli, potreste dirmi. In due parole, c'entrano perché il libro giallo propone alla nostra mente un lavoro che è reso attualissimo e necessario dal modo in cui si costruisce conoscenza interagendo con il computer. Non più accesso a insiemi di conoscenze ordinati e sequenziali. Non più libri, ma garbuglio del web, nel quale dobbiamo muoverci scoprendo tracce dopo passo. Interagendo con la conoscenza tramite il motore di ricerda, ci muoviamo come si muove il detective.
Perciò la facile constatazione -nel panorama complessivo dei titoli pubblicati, la quota di libri gialli è in costante aumento- trova forse una spiegazione. Leggiamo libri gialli perché abbiamo bisogno di  allenare la nostra mente a muoversi sbrogliando garbugli. I libri gialli ci parlano di questo bisogno, ci allenano, in modo giocoso, a questo specifico lavoro mentale. 
Credo che sia per questo che leggiamo libri gialli. Non pretendo di convincervi così su due piedi, ma dovevo fare questa premessa per introdurre la storia che adesso vi racconto. Perché, avrete capito, ha a che fare con libri gialli.

Un amico editore mi informa via e-mail
Lunedì 2 febbraio ricevo una e-mail da un amico (editore): "Ciao Francesco, oggi il Corriere Cultura apre con una paginata dedicata a un libro tradotto da te... ma quante cose riesci a fare?!. Complimenti. Abbraccio". Gli rispondo subito: "Sono sorpreso, forse esistono altri Francesco Varanini, non mi viene in mente nessun libro che ho tradotto io". L'amico però insiste, mi scrive di nuovo: "Non posso credere che si tratti di omonimia! Il libro è: Francisco González Ledesma, Storia di un dio da marciapiede, Giano ed. Ciao!".
E così mi viene in mente quella vecchia traduzione. Tranquillizzato, posso rispondere al mio amico: "Non è omonimia".
Ma non posso che proseguire riflettendo con lui su come vanno le cose nell'editoria.
Avevo tradotto quel libro in anni ormai ahimè lontani, sarà stato il '91 o il '92, per Mondadori. Anzi, di romanzi di Gónzalez Ledesma ne avevo tradotti due, e questo era il secondo. Il perverso meccanismo che regola la diffusione dei libri -in genere nel mondo, ma in modo più grave in Italia- fa sì che non esistano più libri 'a catalogo'. Un libro vive ormai una sola stagione, come un abito. Le librerie sono stipate di novità, vere o presunte. Certo quei due libri non potevano sfuggire alla regola: sono da non so quanti anni fuori catalogo, introvabili. Quindi ben venga la nuova edizione di Giano Editore.
Anche perché consideravo allora e considero ora Gónzalez Ledesma un grande, certo sottovalutato, almeno in Italia.

Méndez,  Carvalho, Fermin Garzón,  Fabio Montale e Montalbano
Per restare sui gialli spagnoli, o ancora più strettamente per restare sui gialli ambientati a Barcellona, González Ledesma per me esce vincitore dal confronto con Vázquez Montalbán e Alicia Gimenez-Bartlett.
Montalbán è troppo spesso noioso e didascalico. Narcisista intellettuale e politicamente corretto. Ne abbiamo abbastanza di autori che vogliono insegnarci come va il mondo, autori che pagina dopo pagina lavorano per dimostrarci che ne sanno più di noi, autori per nulla disposti a giocare con il lettore, autori che la mettono giù dura e che si prendono così tremendamente sul serio.
Alicia Gimenez-Bartlett è certo più leggera, ironica e autoironica. Ma è sempre il gioco di una fine intellettuale. Gioco di dialoghi arguti e di ammiccamenti e di citazioni nascoste. Alicia si affaccia sì su abissi di perversione, descrive i bassifondi. Lei però, resta chiaro, con quel mondo non ha niente a che fare.
González Ledesma è diverso. Scrive i suoi romanzi come credo scrivesse gli articoli di cronaca nera. Non guarda il sottomondo urbano, ci vive dentro. Scrive come uno che batte davvero quei marciapiedi, giorno dopo giorno, ora dopo ora. La voce narrante, si rivolge al lettore come la voce di un amico, disposto a guardare quello che vede, disposto a commuoversi.  Non si rivolge mai a un lettore astratto, a un lettore inferiore. All'opposto di Montalbán, che parlandoci di gastronomia, degli azulgrana o della lingua catalana o di qualsiasi altra sciocchezza non scende mai dal pulpito dell'intellettuale organico.
Sappiamo bene che ogni autore è diverso. Ma volte è giusto confrontare. Pagina dopo pagina Méndez, lo scalcinato poliziotto di González Ledesma, dà la paga a Carvalho, l'ispettore di  Vázquez Montalbán. E se abbiamo in mente Méndez, il viceispettore Fermin Garzón, anima popolare, fedele collaboratore della Petra Delicado di Alicia  Gimenez-Bartlett, ci appare anch'egli costruzione letteraria artificiosa.
Il giudizio non cambia di molto se allarghiamo lo sguardo al giallo mediterraneo. González Ledesma e Méndez continuano ad occupare il loro posto in prima fila. Il Montalbano di Camilleri  è un personaggio ben costruito. Ma troppo facile. Niente di originale, solo il prodotto di una buona penna, un Maigret in salsa siciliana. Trovo invece González Ledesma abbastanza vicino a quello che credo sia il miglior autore del genere, Claude Izzo. La Barcellona di González Ledesma e la Marsiglia di Izzo sono in fondo la stessa città. Malavitosi e barboni e immigrati non solo vivono un loro mondo, ma hanno una loro visione del nostro mondo. Méndez conosce i suoi limiti. Non ha   l'intelligenza e la cultura del Fabio Montale di Izzo, ma non sfigura accanto a lui.

Dio con la d minuscola
Dunque plaudo all'iniziativa di Giano Editore. Ma chiedo: perché, visto che si tornava ad usare la sua traduzione, perché non avvisare in un modo qualsiasi il traduttore?
Si parla tanto di diritto d'autore, si sostiene che l'editoria libraria vanta un primato sul vago mondo del Web. Si sostiene  che gli editori di libri, a differenza di chi pubblica sul Web, danno garanzia. Si afferma che gli editori di libri riconoscono agli autori i propri diritti, sono anzi i primi difensori dei diritti dell'autore. Ed ecco poi comportamenti come questo di cui vi sto raccontando. La traduzione è mia produzione intellettuale. Perché non dirmi che veniva utilizzata di nuovo.
Non sono assolutamente interessato ai cavilli dei contratti editoriali. E sono un fermo sostenitore della tesi che non scrive per soldi e che anzi scrivere per soldi è, salvo eccezioni, la rovina di
chi scrive. (E' una tesi che ho ampiamente sostenuto nel mio Viaggio letterario in America Latina).
Molto probabilmente allora, diciassette anni fa, avevo ceduto i diritti della traduzione alla Mondadori peri secoli dei secoli, e avevo ceduto alla Mondadori il diritto di cedere il diritto. E certo Giano Editore avrà fatto tutto come si deve rispettando nel modo più pieno la normativa vigente.
Ma se diritto d'autore è innanzitutto un diritto morale, se il diritto d'autore consiste nel vedersi riconosciuti come autori della propria opera, credo che -nel quadro del diritto d'autore- avessi diritto ad essere avvertito.
Niente, mi pare, può giustificare il silenzio. Se uno non sa dove trovarmi scrive il mio nome nella finestra di Google e mi trova. Perché non informarmi della nuova edizione? Perché non rispondere alle e-mail che successivamente ho scritto?
Chi vuole fare l'editore oggi, dovrebbe avere chiaro che sono finiti i tempi in cui l'editore guardava dall'alto lettori succubi. Oggi esiste la Rete, il libro deve trovare il suo posto in un panorama di altri media. L'editore dovrebbe sapere che il lettore frequenta il Web. L'editore dovrebbe sapere che il lettore compra e legge libri se trova il libro vincente rispetto ad altre scelte che la Rete offre. L'editore dovrebbe sapere che la buona comunicazione e la buona immagine si costruiscono attraverso la trasparenza. Raccontare la storia di un libro è la base, se si vuole creare interesse.
A maggior motivo, anche restando all'interno anche dei tradizionali confini del mondo dell'editoria, non si dovrebbero perdere le buone abitudini. Avvisare un traduttore della pubblicazione di una sua traduzione è il minimo. E se io ora avessi voluto restare anonimo. Se avessi avuto personali   motivi per nascondermi dietro uno pseudonimo? Può forse un editore arrogarsi il diritto di impedirmi di esercitare il diritto di apparire o non apparire? Può un terzo usare in pubblico oggi il mio nome senza un consenso?
Se un editore pubblica senza informare il detentore dei diritti, può poi lamentarsi se il lettore viola un qualche diritto, fotocopiando un libro?
Ora mi  pare di ricordare che in quella traduzione, proprio nella prima o nella seconda pagina, era rimasto uno spiacevole inciampo. A che titolo mi deve essere negata la possibilità di correggere il testo?
Comunque, ora mi viene in mente ora anche un'altra  cosa. Il titolo in spagnolo è Historia de Dios en una esquina, alla lettera qualcosa come: 'Storia di Dio fermo all'angolo della strada'.  Ora ricordo che traducendo pensavo a come poteva essere reso il titolo in italiano. Così sono arrivato a proporre all'editore Storia di un dio da marciapiede. Non so se González Ledesma sarebbe d'accordo, ma mi pare ancora una buon titolo, anche con la scelta non irrilevante del dio minuscolo, in luogo dello spagnolo Dios. Il Webmi permette ora di difendere il mio 'diritto d'autore' andando oltre ciò che è possibile fare nel mondo dei libri. Sto rendendo pubblico il fatto che  l'autore del titolo sono io. Piccole, ma non piccolissime, soddisfazioni. Questo, in fondo, è il diritto d'autore: vedere riconosciuta la proprietà intellettuale di una parola, di una frase. Non per accampare pretese economiche, ma -invece- per contribuire a creare la propria immagine pubblica.

Cenni, minime informazioni
Insomma, caro Giano Editore, un cenno, una minima informazione non avrebbe guastato. Anche le e-mail che -venuto a sapere della ristampa- vi ho mandato, sono rimaste senza risposta. Resto in attesa.
E già che ci sono accettate anche questo consiglio: aggiornate più di frequente il vostro sito web.
Oggi, sabato 7 marzo, nella colonna a sinistra, sotto il titolo News, si legge “28.11.2008
González Ledesma in Italia. Lunedì 8 dicembre ore 16.00 presso Jardin de l'Ange,Via Roma, Courmayeur, incontro con Francisco González Ledesma ecc. ecc.”. Be', ammetterete che non è una notizia tanto fresca, più di tre mesi sono passati.
Un altro consiglio, se interessasse, potrei darlo anche all'editore spagnolo, RBA Libros. Presenta il libro come una novità del septiembre 2008. Una minima informazione sulla data di prima pubblicazione dell'opera non avrebbe guastato. Se Giano Editore ha citato in qualche modo l'esistenza di una precedente edizione spagnola e italiana non lo so. Il libro non l'ho comprato, e visto come sono andate le cose non mi viene neanche voglia di sfogliarlo in una qualche libreria.

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