BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 16/06/2000

IL BINGO DELLE CAZZATE

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di Francesco Varanini

Immaginate la tradizionale Convention annuale, alla quale sono invitati tutti i dipendenti. Immaginate una diversa Convention, dove tutti i dirigenti sono riuniti per essere resi edotti delle nuove linee strategiche. Immaginate un fine settimana fuori sede, invitata la prima linea dirigenziale, tema: I nostri valori di fronte al cambiamento. Immaginate un incontro rivolto a tutti i quadri intermedi, inteso come tappa fondamentale di un grande progetto di Change Management.

Parlerà il Presidente, o l’Amministratore Delegato, o il Direttore Generale. Forse diranno la loro anche i consulenti che guidano il progetto. Forse farà il punto sulla situazione il Project Leader.

Immaginate la schiera dei partecipanti, costretti ad intervenire e ad ascoltare, ma inevitabilmente prevenuti, perché hanno già partecipato nel corso degli ultimi anni, o degli ultimi mesi, a troppi analoghi incontri, a troppe Convention sempre uguali l’una all’altra.

Immaginate gli organizzatori, che per far fronte al rischio di una bassa attenzione dedicano cura agli aspetti formali dell’evento. Magari qualche ospite, un personaggio televisivo lì per tener su l’atmosfera, il buffet, il gioco di suoni e di luci attraverso un uso sempre più sofisticato di Power Point, quando non anche di costosi video.

Immaginate che, nonostante la spettacolarizzazione dell’evento, fatalmente, ancora una volta, la speranza dei partecipanti di ascoltare qualcosa di nuovo e di veramente interessante vada delusa.

Come potranno i partecipanti fingere di manifestare interesse, evitando che il tedio, il fastidio, il disappunto traspaiano troppo evidentemente dai loro volti? Come potranno allo stesso tempo rendere meno noiosa la necessaria permanenza nella sala?

Ecco qui la grande idea del Bingo delle Cazzate. Pensate ad una cartella da tombola, o da bingo, dove al posto dei numeri ci siano le parole, le frasi fatte, i luoghi comuni che inevitabilmente vengono tirati fuori da chi sta parlando. Mission, valori, cultura, globalizzazione, Internet, portale verticale, cambiamento, cultura del servizio, attenzione al cliente – ci fermiamo, non temete, volevamo solo rendere l’idea.

Ora, in cosa consiste il gioco? Ognuno dei partecipanti ha sulle ginocchia la sua cartella. Finge astutamente di ascoltare con rapimento le alate frasi di chi sta parlando, ma in realtà ha lo sguardo posto sulla cartella. Ha buone probabilità di sentire pronunciare le frasi presenti sulla sua cartella. Ha buone probabilità, quindi, di fare ambo, terna, cinquina, tombola. Non sappiamo cosa vincerà. Nulla probabilmente, ma resta la soddisfazione di aver smascherato la vanità del discorso che sta ascoltando è già una vittoria. E intanto in tempo sarà passato più velocemente. Se poi, fatto terno, a qualcun scappa una manifestazione di giubilo, e di lì si innesca un applauso che pervade tutta la sala, ben venga. Peccato che ne verrà sottolineata una volta di più la distanza tra coloro che dal palco pensano di parlare di cose importanti, a folle attente e pendenti dalla loro labbra, e gli astanti, che pensano a tutt’altro, patiscono una tremenda noia, non vedano l’ora che finisca, e meno male che hanno trovato questo bingo delle cazzate per svagarsi un po’ nel frattempo.

Non so se qualcuno ha effettivamente giocato al Bingo delle cazzate durante una di queste riunioni. Quello che so per certo è che le cartelle del Bingo delle cazzate esistono, e circolano come samizdat aziendale. È ovviamente raro che vengano mostrate a professional delle Risorse Umane, o a consulenti, a persone insomma che sono viste come ‘dall’altra parate della barricata’. Con legittimo orgoglio mostro quindi questo raro reperto.

Tentiamo di trarre una morale. La folla silenziosa che vive all’interno dell’organizzazione rifiuta il cambiamento. Cerca conferme del fatto che il cambiamento non ci sarà. Sa per esperienza che più il cambiamento è annunciato, enunciato a parole, più difficilmente ci sarà cambiamento nei fatti. Cerca e trova così rassicurazione nel fatto che le parole sono sempre le stesse, e siccome le stesse parole sono state usate anche la volta scorsa, quando poi in realtà non è cambiato niente, è probabile –e se ne può trarre un sospiro di sollievo– che anche stavolta resterà sostanzialmente tutto come prima.

Se però guardiamo la questione dal punto di vista dei change manager, di coloro che il cambiamento lo considerano necessario e cercano di realizzarlo, la storia è molto più triste. Loro, purtroppo, chiusi nel loro mondo, legati ai loro soliti strumenti, strumenti della cui efficacia si illudono, continuano ad agire senza saper leggere cosa passa dietro lo sguardo apparentemente attento della folla silenziosa. Oppure, peggio, sono in fondo scarsamente interessati al realizzarsi di un vero cambiamento – limitandosi a recitare ritualmente la propria parte di fautori ‘a parole’ del cambiamento.

Infine, un monito. Ogni volta che parliamo in pubblico di temi che dovrebbero coinvolgere profondamente gli astanti, in particolare quando ci sembra di aver conquistato la loro attenzione, dovremmo pensare che forse il loro rapimento ha un’altra origine. Stanno in realtà giocando al Bingo delle cazzate.

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