BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 14/10/2002

METAFORE DI DISCONTINUITA'

di Francesco Varanini

Premessa

Partiamo dall’assunto che nella gestione di un progetto (e in genere nell’attività manageriale) ci si trovi continuamente di fronte a scelte.

Il cammino verso il raggiungimento dell’obiettivo è dunque descrivibile come susseguirsi di scelte.

Partiamo dall’assunto che le scelte si svolgono in tempi diversi. Perciò il mondo nel quale muoveremo i passi successivi non è noto. Il percorso è non-lineare. Può essere ipotizzato ma non conosciuto a priori.

La rappresentazione metaforica più semplice della scelta è la biforcazione. Ma a ben guardare il modello appare subito più complesso.

Metafore del sistema complesso

“Mi soffermai, naturalmente, sulla frase: Lascio ai vari futuri (non a tutti) il mio giardino di sentieri che si biforcano. Quasi subito capii: il giardino dei sentieri ce si biforcano era il romanzo caotico; la frase vari futuri (non a tutti) mi suggerì l’immagine della biforcazione nel tempo, non nello spazio. La rilettura generale dell’opera confermò questa teoria. In tutte le ‘fiction’ ogni volta che un uomo si trova di fronte a diverse alternative, opta per una e elimina le altre; in quella quasi inestricabile di Ts’ui Pên, opta -simultaneamente- per tutte. Crea, così, diversi futuri, diversi tempi, che ugualmente proliferano e si biforcano.” (Jorge Luis Borges, El jardín de los senderos que se bifurcan, 1941)

L’ingannevole luna era di nuovo dietro le nuvole e l’unico modo per indovinare la direzione della fuga era ascoltare il suono degli zoccoli del cavallo. Ma per farlo i soldati dovevano fermarsi, e fermandosi avrebbero perso tempo e aumentato il distacco. (Johnston McCulley, Il segno di Zorro)

Caos. Prima della creazione, prima dell’intervento organizzatore di Dio, “c’era solo immobilità e silenzio nell’oscurità della notte”, e “la terra era una cosa senza forma e vuota”. E’ impressionante notare come tutte le remotissime narrazioni della cosmogonia (‘descrizione dell’origine dell’universo’) raccontano la stessa storia, così che è possibile affiancare, fondere e scambiare –come abbiamo fatto qui sopra– una citazione del Popol Vuh, il meraviglioso archetipo della letteratura maya, con una citazione della Bibbia (Genesi, 1, 2).

In quel momento primigenio “una tenebra ricopriva l’abisso” (ancora Genesi), e imperava il caos, che è appunto ‘l’originario stato di disordine della materia nel periodo antecedente alla formazione del mondo’.

È questa, nel ricordo delle origini tramandato dal mito, l’immagine chiave: il greco chaós –dal verbo cháinein: ‘spalancarsi’ aprirsi’, di radice indoeuropea, da cui anche il latino hiatus– sta in origine per ‘fenditura’.

Forma formante. All’alba del 3 settembre 1786, sotto mentite spoglie e quasi senza bagagli, Goethe, consigliere segreto del duca di Weimar, intraprende il suo viaggio verso l'Italia. Lo muovono la stanchezza di dieci anni trascorsi a corte, la frustrazione di un amore malandato e soprattutto l'ormai incontenibile bisogno di nutrire la propria vocazione artistica trascurata per gli impegni mondani.
Scende lungo la strada del Brennero. Verona, Vicenza, e poi Padova, attratto dall'antico Orto Botanico della città universitaria. In quel luogo, la sua mente si illumina con l’idea della metamorfosi delle piante.

La natura appare al poeta (ma anche scienziato) dominata da una forza creativa unitaria, soggetta ad una continua metamorfosi. In ogni ente, in ogni aspetto della natura, è contenuta, in forma latente, l’immagine della sua futura evoluzione. Goethe, figlio del suo tempo, è legato ad una immagine ‘classica’ del mondo: l’incessante cambiamento, la continua metamorfosi è la manifestazione della tendenza verso una superiore armonia, un ordine supremo del cosmo. Potremmo leggere in Goethe una anticipazione della attuale visione dell’ecologia, il cosmo come sistema vivente. (Johann Wolfgang Goethe, Die Metamorphose derPflanzen, 1790; trad. it. La metamorfosi delle piante e altri scritti sulla scienza della natura, Guanda, Parma 1983)

Metafore di movimenti non lineari

La tendenza rimanda a un sistema chiuso, ad un quadro governato da forze e controforze, dove ogni massimizzazione è vincolata. La metafora: un paletto conficcato per terra e un elastico legato al paletto che si tende. Il cambiamento possibile si presenta sotto due forme: l’incremento della tensione dell’elastico; lo strappo.

Il trend ci parla di movimenti irreversibili e destinati a crescita costante. Ci parla di ‘effetto valanga’, o per dirla con Bob Dylan di fenomeni che si evolvono like a rolling stone. La metafora è una pietra sul crinale: da un lato rotola a valle con (limitati) effetti prevedibile. Dall’altro genera un effetto-valanga.

Abduzione. E’ un talento che possiamo chiamare, con il Charles Sanders Peirce, ‘abduttivo’. Peirce filosofo e scienziato americano (troppo geniale, eccentrico ed innovatore per essere compreso dai suo contemporanei) ci spinge a dare valore a questo atteggiamento: fondarsi sull’affinità tra la mente di chi ragiona e l’ambiente, affinità sufficiente a rendere il tentativo di indovinare non completamente privo di speranza. E’ il cuore di ogni gioco, e forse anche di ogni ragionamento che si proponga di andare al di là di ciò che già si sa. Rispetto alla deduzione e all’induzione, l’abduzione è la risposta situazione più strana e più difficile. Immaginiamo infatti di trovarci di fronte a un evento per il quale non abbiamo spiegazione. Dovremo osservare le conseguenze e ipotizzare una regola, solo così potremo formulare ipotesi in merito alla natura dell’evento. Dovremo, insomma, ‘tirare a indovinare’. (Charles Sanders Peirce, Collected Papers of Charles Sanders Peirce, edited by Charles Hartshorne, Paul Weiss and Arthur W. Burks, 8 voll., Cambridge (Mass.), Harvard University Press, 1935-1966; trad. it. (parziale) Semiotica. I fondamenti della semiotica cognitiva, Torino, Einaudi, 1980).

Sincronicità. Jung ne parla per la prima volta scrivendo la prefazione a un’edizione tedesca del classico cinese I Ching. Nel concetto c’è quindi un evidente rimando al pensiero tradizionale cinese. Dove il pensiero occidentale vede un rapporto causa-effetto, il pensiero sincronico vede un evento (soggettivo o oggettivo) come elemento di una totalità. Ed è in funzione della sua appartenenza a questa totalità che l’evento trova la sua spiegazione. (I Ching, ed. a cura di Richard Wilhelm (1a ed. tedesca 1924), trad. ingl. di Cary F. Baynes, Prefazione di Carl Gustav Jung, New York, Pantheon Books, 1950; trad. it. I Ching. Il Libro dei Mutamenti, Milano, Adelphi, 1991).

L’I Ching, o Libro dei Mutamenti fu in primo luogo una raccolta di segni destinata a servire come oracolo. Manipolando quarantanove steli di millefoglie, o lanciano tre monete, si traggono gli auspici sul momento. L'esagramma elaborato in un dato momento rappresenta il momento: è un indicatore della situazione essenziale prevalente. Un incitamento non alla passività, ma all'attenzione: se si percepisce il divenire della situazione, a questo divenire si può partecipare. Così l'uomo partecipa alla formazione del destino. Un destino che non è solo suo.

Serendipità (serendipity). Secondo un’antica fiaba persiana tre principi vivevano un tempo la loro felice vita nell’isola di Serendib –antico nome arabo dell'isola di Ceylon, o Sri Lanka–. Letta la fiaba, scrittore inglese Horace Walpole ne scrive nel 1754 all'amico Sir Horace Mann, citando in particolare quel punto in cui i tre principi "scoprivano continuamente, per caso e per acume, circostanze nuove intorno ad argomenti di cui non si erano mai occupati".

Di nuovo metafore del sistema complesso

“Da Newton in poi i fisici avevano creduto che tutti i fenomeni della fisica potessero essere ridotti alle proprietà di particella materiali rigide e  solide. Negli anni Venti, tuttavia, la teoria dei quanti li costrinse ad ammettere che a livello subatomico gli oggetti materiali solidi della fisica classica si dissolvono in schemi ondulatori di probabilità. Questi schemi, oltretutto, non rappresentano probabilità di cose, ma piuttosto probabilità di interconnessioni.” (Fritjof Capra)

Gregory Bateson vede i sistemi come continua ricerca della “struttura (pattern) che connette”. Internet è metafora di un sistema interconnesso, non permanente, relativo al punto di vista dell’osservatore.

 

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