BASTA CON I COMITATI SCIENTIFICI
Basta con le bibliografie,
con gli articoli legati a un formato predefinito, e passati
al vaglio di occhiuti referee. Basta con le riviste legittimate
da Comitati Scientifici e Comitati Direttivi.
Anche perché spesso le bibliografie le citiamo da
altri articoli, alzi la mano chi ha davvero letto tutto
quello che cita. Anche perché le bibliografie rimandano
a fonti spesso presso invecchiate, la Rete e i rapidi tempi
dell’innovazione rendono presto i contenuti obsoleti.
Anche perché il vaglio d ei referee non è
sempre ‘cieco’ ed equanime come dovrebbe essere.
Il giudice –l’esperto, il direttore, il giornalista–
è in realtà un gatekeeper, che fa passare
sempre gli articoli di amici e sodali, anche quando fanno
abbastanza pena; e che non fa passare non solo gli articoli
che non condivide, ma –peggio– innanzitutto
non fa passare gli articoli che non capisce.
Anche perché i Comitati Scientifici corrispondono
a una idea della conoscenza ‘scarsa’: un sapere
detenuto e mantenuto da pochi. Mentre oggi, di fronte all’abbondanza
ridondante e rumorosa, e per questo ricca in un nuovo modo,
di fronte all’abbondanza di saperi diversi, il governo
ed il controllo ed il filtro risultano sempre più
capziosi e impossibili e vani e dannosi.
Anche perché i Comitati Scientifici e i Comitati
Direttivi sono composti sempre dalle stessi autorevoli esperti.
Per restare al piccolo mondo del management italiano, fate
questo esperimento: confrontate i Comitati Scientifici di
Sviluppo & Organizzazione, Economia & Management,
L’Impresa. È sconfortante. Sempre le stesse
persone. Troppo chiuse, mi permetto di dire, a parlare tra
di loro.
Di fronte a questa realtà potremmo dire che le riviste
–penso qui in particolare alle riviste-su-carta–sono
superate. O anche che non c’è bisogno di un’altra
rivista. Personalmente, risponderei di no in altri casi.
Le riviste esistenti restano un utile punto di riferimento.
Ma C’è spazio, direi meglio bisogno, di qualche
rivista fatta in un altro modo. Dirlo naturalmente non basta.
Invito quindi chi è interessato a ricevere in omaggio
il numero uno, o perché no, a abbonarsi da subito,
a scrivere a info@personeeconoscenze.it
o a este@edizionieste.it.
Propongo qui sotto l’Editoriale del numero uno. E
a seguire l’Editoriale del numero zero, scritto nel
novembre 2002. Questo per mostrare come si è nel
tempo sviluppato il progetto. Le idee si evolvono e, spero,
migliorano.
In particolare, due anni fa pensavo che la purezza dell’idea
sarebbe stata salvaguardata dall’assenza si un Editore.
Pensavo che bastasse utilizzare il outsourcing le competenze
dell’editore. Ora penso che l’editore, specie
se è un editore che crede nel progetto, è
molto meglio averlo.
Editoriale
del numero uno
Spero che questa rivista circoli molto anche in azienda;
spero che diventi uno strumento utile per chi si occupa
di sviluppo delle risorse umane, di formazione, di gestione
delle conoscenze. Spero che questa rivista, in senso più
lato, interessi gli educatori e gli insegnanti. Ma questa
rivista si rivolge innanzitutto alle persone. Agli imprenditori,
ai manager, ai professionisti, ai tecnici, agli studenti,
ai neolaureati, a chi lavora in proprio – a tutti
coloro che sanno che il proprio futuro, nel mondo del lavoro
e non solo, è legato al costante aggiornamento del
proprio bagaglio di conoscenze. Ed ancor più è
legato alla costante disponibilità al cambiamento,
all’apprendimento continuo.
E’ stato detto da più parti ed in più
modi: più dell’apprendimento di nozioni, più
del dominio di strumenti –nozioni e strumenti che
rischiano sempre di diventare presto obsoleti– conta
il ‘deuteroapprendimento’, l’‘imparare
ad imparare’.
Non si tratta quindi né di diffondere conoscenze
consolidate, né, in senso stretto, di ‘insegnare’.
Si tratta di contribuire all’autostima e alla costruzione
di un progetto personale.
La forte motivazione e l’orientamento ad investire
su sé sessi riguardano le persone. Ma riguardano
anche le organizzazioni: nessuno metterà in dubbio
che le persone più motivate sono forse le più
difficili da gestire, ma sono anche le risorse che contribuiscono
in misura più alta alla costruzione di buoni risultati.
Perciò ci piace immaginare che singole persone si
abbonino a Persone & Conoscenze. Ma anche che
imprese abbonino a Persone & Conoscenze i propri
talenti. E che scuole di formazione abbonino alla rivista
i partecipanti ai corsi. E che associazioni abbonino alla
rivista i propri appartenenti.
Persone & Conoscenze: una moltitudine di persone,
ognuna portatrice di un proprio progetto; diverse culture;
diverse comunità di pratiche, ognuna portatrice di
un proprio sapere. Punti di vista ed approcci differenti
non possono essere tenuti insieme da nessun maestro, da
nessun docente. Nessuna scuola è migliore di un’altra.
E’ vano cercare l’ottimo. Ogni best practice
è tale solo nel suo contesto, ed in ogni caso si
è dimostrata valida solo altrove e nel passato.
Si è anche abusato, di recente, con i riferimenti
alla ‘complessità’ e alla ‘rete’.
Ma credo che sia terminata l’era del Broadcasting:
l’antenna centrale che sparge il suo segnale su vaste
periferie, l’elaboratore centrale che governa e controlla
ogni informazione, il seminatore di verità che sparge
il seme, il docente che parla ex cathedra, l’intellettuale
mediatore necessario. Siamo invece, come recita la copertina
di questo primo numero, ‘tutti docenti e tutti discenti’.
La conoscenza è dono, scambio, negoziazione, transazione
– ma in ogni caso si accresce esponenzialmente dove
viene presa consapevolezza dell’esistenza della rete:
ciò che conta, più che i nodi, sono le connessioni.
Lettura e scrittura, nella logica della rete, si intrecciano:
l’esperienza di ognuno di noi ha valore, siamo –anche–
tutti lettori e tutti autori. Tutti contribuiamo a un grande
testo complessivo. Sempre in costruzione e in via di cambiamento.
Per questo Persone & Conoscenze, più
che offrire quadri d’insieme, si propone di offrire
tracce, indizi, spunti, coni di luce. Brani di discorso
utili ad ognuno per costruire un proprio quadro, per intraprendere
un proprio percorso. Perciò si privilegiano l’autobiografia
ed il racconto in prima persona. E si propongono, l’uno
a fianco all’altro, linguaggi diversi. E si cerca
di restare lontani il più possibile da linguaggi
tecnici –troppo spesso inutilmente selettivi, troppo
spesso difensivi.
Testimonianze e proposte. Pratiche, teorie e tecnologie.
C’è dietro un progetto (che vi invitiamo ad
approfondire all’indirizzo www.personeeconoscenze.it).
Ma un progetto che vuole crescere e cambiare con le proposte
ed il contributo di ogni lettore.
Una rivista, mi piace pensare, da leggere non solo sul posto
di lavoro. Ma anzi, soprattutto, da leggere a casa, la sera
o il sabato. Del resto, il confine tra ‘tempo libero’
e ‘tempo di lavoro’ è sempre più
labile. E allora ogni momento è buono per riflettere
su come usiamo le conoscenze come fonte di ricchezza, personale
e sociale, individuale e collettiva.
Editoriale
del numero zero
Credo che ogni tanto si debba scommettere su una idea. Questa
rivista parte da una idea, e da una scommessa.
Intercettiamo bisogni, cogliamo segnali deboli, vediamo
emergere nuovi trend. Le nuove tecnologie cambiano radicalmente
il modo di rapportarsi con la conoscenza; cambiano altresì
le relazioni tra persone, sia sul lavoro, sia nel ‘tempo
libero’. (E questa stessa distinzione tra lavoro e
tempo libero, del resto, ha sempre meno senso). Il mercato
del lavoro, oltre gli slogan ed i partiti presi, ci impone
di accettare mobilità, flessibilità e autoimprenditorialità
- non come astratti temi, ma come questioni che toccano
le nostre personali certezze, la nostra vita, il nostro
ruolo. La globalizzazione, oltre ogni presa di posizione
politica, ci impone modelli estranei al nostro modo di essere,
ed allo stesso tempo di obbliga a confrontarci con culture
diverse, lontane dalla nostra. La complessità del
sistema ci toglie la speranza di evoluzioni lineari, di
sviluppi prevedibili a priori - perdono così valore
gli schemi consolidati.
Eppure, in larga misura, continuiamo a comportarci come
prima, come se nulla di veramente nuovo fosse accaduto.
Come se sotto gli occhi il mondo non stesse cambiando.
L’orientamento a prendere le distanze dal mutamento
in atto si fonda, credo, sul timore di ‘non sapere
cosa fare’. In effetti, alla lettera, di fronte ad
un quadro in continuo cambiamento è impossibile saper
cosa fare. Si può però investire su noi stessi,
incrementando la nostra capacità di leggere i segnali
deboli, di individuare direzioni di azione, di indirizzare
in una o in’altra direzione l’evoluzione della
nostra professionalità.
Al centro della scena stanno le conoscenze. La ‘scoperta’,
la condivisione, la conservazione delle conoscenze. In termini
stretti, si tratta dunque di porre attenzione alla formazione,
intesa in tutti i suoi aspetti: ‘istruzione’
di base e superiore, pubblica e privata, formazione universitaria,
formazione manageriale, formazione professionale. Si tratta
però anche di riflettere su come le conoscenze sono
rese fruibili n modo nuovo dalle tecnologie: Internet ci
propone una nuova metafora, un nuovo modo di accedere alla
conoscenza; e dietro i tecnicismi del Knowledge Management
e dell’e-Learining si nascondono novità importanti.
Questa rivista parlerà dunque di come siamo tutti
docenti e tutti discenti, di come possiamo avvicinarci alle
conoscenze, di come possiamo farle nostre.
Questo è, nelle linee essenziali, l’idea di
Persone & Conoscenze. La troverete descritta in
modo dettagliato all’indirizzo www.personeeconoscenze.it.
Qualche parola ora sulla scommessa. Avremmo potuto fare
una rivista per addetti ai lavori. Avremmo potuto proporre
l’idea a una qualche Casa Editrice. Ma non credo abbia
senso pensare, oggi, ad una rivista senza tener conto di
come funziona il Word Wide Web: una enorme ricchezza è
disponibile sulla Rete. A una nuova rivista non compete
il ruolo di informare. Nemmeno, direi, quello di fornire
letture autorevoli, ex cathedra (di riviste così
ce n’è già qualcuna; anche se nessuna
strettamente dedicata al tema della formazione e della gestione
delle conoscenze).
Credo che una nuova rivista, in particolare una rivista
dedicata a questi temi, no debba ‘insegnare’.
Deve proporre possibili letture, nuove connessioni, stimoli
alla costruzione di un personale percorso di avvicinamento
al sapere.
Coerentemente con l’idea, nel far partire questa iniziativa,
vogliamo seguire la via della rete, della comunità
di pratiche che riconosce l’esigenza di un luogo di
incontro e se lo costruisce.
Questo primo numero, dunque, mostra come la rivista può
essere. Non è però il primo passo di una iniziativa
editoriale già totalmente definita, che cerca clienti.
E’ invece il segno tangibile di un progetto che cerca
partner.