IC&T: ADATTIVA, UBIQUA E 'SENZA CUCITURE'
Per il boss della
Hewlett-Packard, l’aggressiva Carly Fiorina, il termine
è ‘adattivo’. Per Bill Gates l’aggettivo
giusto è ‘seamless’, più o meno:
‘senza cuciture’. La società di consulenza
Forrester Research parla di ‘organica’. Gartner,
la rivale di Forrester, parla di ‘real-time’.
IBM parla, restando forse più terra terra, di ‘on
demand’. Altri parlano di ‘ubiquo’, ‘darwiniano’,
‘abilitante’.
Si sarà probabilmente capito: sono aggettivi che
tentano di dirci come l’Information & Communication
Technology cambia le organizzazioni e la società
in senso lato.
Cerchiamo di guardare un po’ più da vicino
di cosa ci parlano queste definizioni, colorite, un po’
ad effetto, come sono spesso le definizione dei futurologi.
Con la caduta del muro di Berlino, le tecnologie sono definitivamente
liberate. L’utilizzo centralistico e governato (quasi
sempre si tratta inizialmente di un utilizzo militare) è
ormai solo uno degli usi possibili delle potenzialità
sprigionate dalla tecnologia informatica e connettiva: pianeta
cablato, collegamenti satellitari, incremento esponenziale
delle capacità di memoria, miniaturizzazione e nanotecnologie.
Mancano in molti casi le idee vincenti –‘killer
application’–in grado di utilizzate le opportunità
offerte dalla tecnologia. Ma in ogni caso si tratterà
di mettere la tecnologia in mano delle persone, persone
che in virtù della tecnologia saranno sempre meno
‘consumatori finali’ passivi e legati a comportamenti
definiti dal centro. La tecnologia libera e pone ognuno
al centro del mondo.
Anni novanta: la Rete è una forma assolutamente lontana
dalla idea del Broadcasting, o della rete stellare governata
da una grande organizzazione, che dal centro si allarga
verso le periferie. La Rete è anarchica, piatta,
con bassa soglia di accesso, potere autonomo in periferia.
Ognuno può guardare la Rete dal suo punto di vista,
considerandosene al centro.
Disordine, complessità non impediscono di fruire
delle informazioni. Il motore di ricerca simboleggia un
totale rovesciamento rispetto all’idea di ‘programmazione’
che governava l’accesso alle risorse informatiche
al tempo del Mainframe. Gli operatori booleani attraverso
i quali i programmatori, sacerdoti dell’Host computer,
definivano gli accessi all’informazione, sono ora
nelle mani dei singoli utenti. Chiunque può chiedere
a quella gran macchina virtuale che è la Rete ‘estrai
questa informazione and quest’altra, or, if, …’.
Non solo i sistemi informativi sono indispensabili al governo
delle imprese. Più in generale, le relazioni sociali
sono sempre più giocate tramite interfacce la cui
progettazione è affare totalmente interno al campo
dell’I&CT. Perciò la sigla emergente, che
va oltre l’I&CT: IST, Information Society Technology.
Ma l’IST non è un nuovo campo: è allargamento
del campo già assoggettato all’I&CT.
Torniamo quindi a quei tentativi di definizione da cui siamo
partiti.
L’Information & Communication Technology, non
più governata da un solo standard, manzi fondata
sulla convivenza di diversi standard, ci mette sotto gli
occhi sistemi ‘adattivi’, sistemi complessi,
in apparenza caotici, in continua evoluzione.
I sistemi informativi costituiscono un substrato pervasivo,
onnipresente: Rete planetaria di reti, tra di loro tutte
il un modo o nell’altro interconnesse; data base che
potrebbero essere allocati in qualsiasi luogo, non importa
dove, e che condividono e scambiano in continuo informazioni.
Un sistema, appunto, ‘senza cuciture’, senza
soluzione di continuità.
Ogni risorsa può essere resa disponibile quando serve,
in ‘real time’, ovunque la risorsa sia allocata.
Non conta più disporre di tutte le risorse in casa.
Si tratterebbe di un corso forse insostenibile, ma in ogni
caso non garantirebbe né la sicurezza, né
l’unicità: i sistemi sono attaccabili, le stesse
informazioni che mi illudo di aver ben protetto sono comunque
disponibili altrove. Allora, meglio ragionare nella logica
‘on demand’: accedere di volta in volta, attraverso
alla Rete, alle risorse che di volta in volta ci sono necessarie.