Contributi

Imboccare il bivio con coraggio

di Alessandro Bolzonello 19 Giugno 2013

La venuta al mondo di mio figlio, l’ultimo di quattro, è stata traumatica. Attraversare la nascita è stato dirompente: in un brevissimo lasso di tempo ho dovuto ‘imboccare molteplici bivi’. Tale vissuto è stato disarmante, assorbente, sfinente.

Ho la netta sensazione che la condizione di quarantenne abbia amplificato tale esperienza. All’entusiasmo è subentrata la pesantezza, all’adrenalina la paura, alla disinvoltura la cognizione di causa, insomma l’incoscienza delle cose è stata spazzata via dalla consapevolezza della realtà, travolgendomi.

Disarmante è stata soprattutto la posizione dell’essere al bivio: normalità-anomalia, sicurezza-pericolo, vita-morte. E stare al bivio, benché condizione costitutiva del reale, è difficile, porta con sé un carico emotivo forte e potente.

Stare al bivio è la condizione che contraddistingue il nostro tempo.

La fragilità, la debolezza, la parzialità prorompono nella realtà sollecitando e rompendo la presunta stabilità e la fittizia continuità fatte di idee, presupposti e convinzioni. Il ‘bivio’ smobilita l’accomodamento, svela il limite. Stare al bivio, insomma, porta con sé il riconoscimento e l’accettazione della condizione di rischio.

L’illusione dell’eliminazione del rischio è compromessa. Le strategie orientate alla prevenzione (analisi e gestione del rischio) ovvero alla riduzione del danno (sottoscrizione di premi assicurativi) risultano inadeguate, assumono la valenza di mero palliativo di fronte all’irrompere della realtà: utili nei confronti di
specifiche istanze, ma insufficienti a rispondere ai bisogni del vivere.

Non si può prescindere dalla condizione di rischio, abitarla diventa necessario, ineliminabile, improrogabile.

Di fronte allo ‘sbattere in faccia’ di questa situazione, non resta che mettere in campo tutto il coraggio possibile, tutta la ‘forza d’animo che fa che l’uomo non si sbigottisca nel pericolo, o affronti consideratamente rischi,
ovvero – utilizzando le parole del poeta inglese John Keats – tutta la capacità del saper ‘stare nelle incertezze, nei misteri, nei dubbi, senza essere impaziente di pervenire a fatti e a ragioni.

Solo intraprendendo questo percorso si può coltivare la speranza di futuro.

Già pubblicato su Invito a ...

Foto: Courage | Bolness | Rebellion

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Economista e psicosocioanalista. Si occupa di personale in una azienda informatica. Cultore dell’essere umano e delle sue vicende. Ha avuto la possibilità di aprire naso, occhi ed orecchi di fronte alla vita, ancor più in un contesto, quello attuale, in piena mutazione, con-fusione, dove alla degenerazione si intreccia la rigenerazione, alla barbarie la genialità. Fin dove può, prova a 'tenere dentro' tutto quello che c'è, con la convinzione che l'esistenza di una 'cosa' oppure di un 'fenomeno' non sia mai un caso. Ritiene questa posizione liberante: elimina la categoria dell' 'assurdo', del 'non senso' ed apre al 'possibile', al 'nuovo'.

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