Contributi

L’ideologia dei ‘tools’ che conduce all’inefficienza

di Alessandro Bolzonello 17 Gennaio 2014

L’illusione tecnocratica di delegare a processi e metodi il ‘far accadere le cose’ è arrivata al capolinea.

La complessità e l’articolazione delle cose è aumentata, a tal punto che le risorse impiegate per rispettare gli adempimenti, normativi e processuali, sono di gran lunga maggiori di quelle dedicate a ‘far ciò che serve’.

Chiamo questo fenomeno ‘ideologia dei tools’.

Anche i sistemi informativi, nati e sviluppati per velocizzare e semplificare il lavoro, sono stati fagocitati da questo fenomeno diventando essi stessi meri tools, strumenti funzionali più al controllo che al raggiungimento degli obiettivi.

La crisi che ci attraversa svela questo limite: risorse scarse, esigenza di efficacia, riconoscimento della dispersione di energie e risorse, rifocalizzazione sulle finalità primarie dell’operare. Viene alla luce come i sistemi e i metodi siano stati implementati e impiegati non solo e non tanto per facilitare i processi produttivi, quanto, impropriamente e strumentalmente, per facilitare l’esercizio del potere ovvero per eludere la gestione delle persone. Infatti i sistemi di regole ed i relativi strumenti hanno dato al management una doppia illusione: delega della responsabilità di controllo delle attività ovvero escamotage per evitare la complessità gestionale, soprattutto quella delle persone. Insomma, l’uso di norme, metodi, processi, standard, ha tradito la sua originaria finalità di contribuire ad affrontare la complessità, riducendosi a mero esercizio del potere, di fatto negazione dell’assunzione di responsabilità, in taluni casi funzionale al mantenimento di una classe dirigente ‘senza statura e competenza’. Ecco diffondersi la cultura manageriale della difesa e dell’inattacabilità versus la cultura dell’efficienza e del risultato.

È urgente cambiare direzione: da una parte riportarsi al compito primario delle cose, semplificando, tagliando, riportandosi all’essenziale, dall’altra recuperare la centralità della persona, uscendo dalla riduttiva definizione di ‘risorsa’ e ripristinando il riconoscimento della totalità delle dimensioni umane; attivare quindi risorse ed energie disponibili assumendo tutti i rischi e tutte le opportunità dovute al riconoscimento di emotività e affettività; utilizzare la leva della fiducia mettendo in atto delega, condivisione, insomma responsabilizzazione.

Pubblicato su Invito a …

Foto: tools of the beach

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Economista e psicosocioanalista. Si occupa di personale in una azienda informatica. Cultore dell’essere umano e delle sue vicende. Ha avuto la possibilità di aprire naso, occhi ed orecchi di fronte alla vita, ancor più in un contesto, quello attuale, in piena mutazione, con-fusione, dove alla degenerazione si intreccia la rigenerazione, alla barbarie la genialità. Fin dove può, prova a 'tenere dentro' tutto quello che c'è, con la convinzione che l'esistenza di una 'cosa' oppure di un 'fenomeno' non sia mai un caso. Ritiene questa posizione liberante: elimina la categoria dell' 'assurdo', del 'non senso' ed apre al 'possibile', al 'nuovo'.

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