BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 30/01/2006

I COLLEGAMENTI ORIZZONTALI: IL LAVORO IN TEAM E GLI INCONTRI INTERFUNZIONALI

di Luigi Adamuccio  

Il progresso può consistere in una coordinazione di punti di vista

Willem Doise e Gabriel Mugny

 

Premessa 

Il mondo del business attuale è caratterizzato da globalizzazione, competizione intensa, comunicazioni istantanee e avvenimenti inaspettati.  

Il cambiamento sempre più rapido del contesto lavorativo e l’avvento dell’ICT hanno portato giocoforza le aziende a riconsiderare le loro strutture organizzative, spostando le stesse verso modelli più piatti ed orizzontali.

Questo nuovo scenario costringe le aziende ad una revisione più frequente degli obiettivi strategici e, conseguentemente, alla ricerca di nuove architetture, più flessibili nei tempi di risposta, più orientate al cliente; caratteristiche, queste, che qualificano le aziende private di servizi e quelle industriali e commerciali più innovative e di successo.

Solo aziende che operano in ambienti stabili, poco dinamici,

possono pensare di mantenere macrostrutture ancora strettamente burocratiche o gerarchico-funzionali.

La tradizionale rigidità e verticalità, che caratterizza la Pubblica Amministrazione e certi settori ancora protetti e poco competitivi, nel resto del variegato panorama aziendale deve necessariamente essere attenuata, pena il rischio di uscire prima o poi dal mercato.

Si spiega così, dunque, il sempre più frequente ricorso, anche in ambiti non accentuatamente innovativi come quello bancario, a collegamenti orizzontali come le task force od i team o, in alternativa, la sempre più diffusa e frequente introduzione di figure come quelle dei team leader, dei process owner, dei project manager o dei brand manager.

 

L’orizzontalità dei gruppi di lavoro interfunzionali

La comunicazione orizzontale consente di superare le barriere tra le unità organizzative e fornisce opportunità di coordinamento tra i dipendenti, per raggiungere unità d’intenti.

Stimola la cooperazione, l’interazione, l’integrazione e la collaborazione, rendendo più agevole il conseguimento di comuni obiettivi organizzativi.

I meccanismi di collegamento orizzontale, a cavallo di unità, quasi mai sono tracciati all’interno dell’organigramma; ciò nonostante sono una parte integrante della struttura organizzativa che conferisce all’azienda quella flessibilità richiesta dal nuovo contesto operativo, senza dover porre mano necessariamente a piani di riassetto organizzativo.

I gruppi o team sono alternative strutturali temporanee, che travalicano i confini verticali, efficaci per risolvere aspetti contingenti, che migliorano il flusso informativo, risolvono i problemi attraverso la trasversalità del collegamento orizzontale diretto e riducono il carico informativo all’interno della gerarchia verticale.

Svolto il loro compito, vengonosubito dopo sciolti.

La squadra, composta da un limitato numero di persone (di norma 4, che solo nelle realtà più grandi e nei casi più complessi può arrivare fino a 10-12) provenienti da diverse unità interessate dal problema, deve caratterizzarsi e qualificarsi per la presenza al suo interno di skill complementari, di talenti diversi e professionalità eterogenee.

Non va, infine, trascurato che coinvolgere in gruppi interfunzionali rappresentanti di unità diverse, frequentemente in conflitto tra loro, è un modo efficace per:

fornire a questi linfa vitale (tant’è che all’aumentare della presenza di gruppi, soprattutto multidisciplinari e autodiretti, molte aziende si ristrutturano, focalizzandosi maggiormente sui processi).

Punti di forza dei gruppi di lavoro e dei team interfunzionali sono:

Non va, tuttavia, sottaciuta una serie di rischi, limiti e debolezze, che è compito del Top management superare con azioni ed interventi appropriati che generino una cultura organizzativa più avanzata, tesa al miglior funzionamento dei gruppi di lavoro:

Perché il team funzioni occorre, inoltre, che:

La cooperazione viene spesso assicurata attraverso appositi incontri o vere e proprie riunioni periodiche, nelle quali i membri del gruppo si scambiano informazioni, affrontano problemi, rappresentano l’interesse delle unità di provenienza, riportano alle stesse le conclusioni, muovendo verso una soluzione condivisa.

La riunione: efficace strumento di lavoro o inutile perdita di tempo?

A pensarci bene, ha ragione chi sostiene che gli uomini, per i motivi più disparati (religiosi, sportivi, conviviali, condominiali, ecc.), si ritrovano ogni giorno insieme in centinaia, migliaia di incontri che, se formalizzati, diventano delle vere e proprie riunioni.

E’ fatto assolutamente normale, spontaneo, legato alla natura stessa degli uomini, incontrarsi e costituire dei gruppi per conseguire degli obiettivi comuni.

Alle riunioni, pertanto, fanno frequentissimo ricorso tutta una serie di persone; tra queste va annoverata, sicuramente, la categoria dei manager, anche se al suo interno si percepiscono subito due nette fazioni: quella dei sostenitori e quella dei detrattori.

E’ innegabile come in azienda le riunioni assurgano a vero e proprio strumento di lavoro, di cui in alcuni casi non si può assolutamente fare a meno, anche se tutti noi abbiamo esperienza di lunghe ed estenuanti riunioni durante le quali, malgrado la migliore buona volontà dei partecipanti, si è riusciti solo in minima parte a concludere ciò che ci si erapreposti all’inizio.

Le cose possono anche complicarsi se anziché semplicemente partecipare ad una riunione, ci si trova a doverla anche gestire.

A questo punto occorre chiedersi se le riunioni di un team di persone siano davvero una leva oppure un ostacolo nel raggiungimento di un obiettivo, come vada organizzata una riunione per aumentarne l’efficacia e cosa deve fare il coordinatore per utilizzare al meglio il tempo e le risorse a disposizione.

A fronte di un risultato altrimenti non conseguibile, infatti, la riunione ha in sé un costo, dipendente molto dal tempo impiegato, dalle figure che vi intervengono e dai ruoli dalle stesse ricoperti all’interno di una organizzazione.

In genere più potere hanno le persone che vi intervengono, più costose sonole riunioni.

E non sempre ad un livello gerarchicamente più elevato dei partecipanti corrisponde una maggiore efficacia della riunione: a volte più le figure sono operative, più facilmente verranno messe a frutto le conclusioni cui si perviene.

In buona sostanza, ciò che conta realmente è il modo in cui le riunioni vengono organizzate e gestite.

Esistono, infatti, dei suggerimenti operativi per risolvere i tanti problemi delle riunioni: dall’applicazione pratica di metodologie quali il problem-setting ed il problem-solving, alla messa in campo di tutta la creatività e la capacità di stimolo della comunicazione interpersonale da parte di chi è chiamato a gestire la riunione.

Vediamo, pertanto, quali sono i principi generali che dovrebbero governare una riunione, partendo da un assioma: condividere gli obiettivi aiuta a raggiungerli, senza diventare facile preda del riunionismo o, all’opposto, della meetingfobia.

E’ facile infatti passare dalla convocazione di riunioni sempre e su qualsiasi argomento o con qualsiasi finalità (informativa, decisionale, ecc.), alla repulsione per qualsiasi incontro di gruppo per paura di perdere solo del tempo o, peggio ancora, perpaura di dover confrontare le proprie idee con quelle degli altri.

Mai pensare alla riunione come occasione per imporre le proprie idee; la riunione deve essere vista come una opportunità di cui ci si può avvalere per confrontarsi apertamente, per ricercare la soluzione migliore da maturare insieme, senza alcuna imposizione, valutando, senza alcun pregiudizio, i singoli apporti o l’altrui punto di vista.

Non è vero come sosteneva Ambrose Bierce, giornalista americano del dicianovesimo secolo, nella sua raccolta di aforismi “Cynic’s Word Book” che: “consultare consiste nel richiedere l’approvazione altrui in merito ad una decisione già adottata”.

In alcune circostanze può anche capitare, ma se si persevera su questa strada ben presto si rischia di perdere il ruolo di leader in grado di guidare un processo di integrazione, scadendo a quello di semplice impositore di scelte predefinite, non condivise e interiorizzate, con la conseguenza di essere molto presto abbandonato a sé stesso.

Si potrebbe a questo punto provare a buttar giù una sorta di decalogo a beneficio di chi organizza le riunioni.

La riunione, soprattutto dei membri di un team provenienti da diversi settori dell’azienda, ha in sé un valore che non va assolutamente sottovalutato o sprecato: crea coesione tra il gruppo e può stimolare, in ciascun partecipante, un forte spirito di corpo e di impegno personale.

Pertanto, anche chi prende semplicemente parte ad una riunione senza averne l’onere della gestione, proprio al fine di evitare, per un difetto di chi l’ha organizzata, la deriva della stessa in un nulla di fatto, deve porsi l’obiettivo di:

In conclusione il lavoro in team e la riunione rappresentano innegabilmente dei momenti in cui:

La complessità in futuro è destinata ad accentuarsi: è sulla base del livello di flessibilità del proprio personale e della propria struttura organizzativa (fattori importanti di accelerazione del successo) che si potrà garantire a se stessi una marcia in più rispetto ai concorrenti diretti, impostando la gestione della propria azienda sempre meno sul controllo e sempre più sullo sviluppo dell’autonomia e sul coinvolgimento.

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