BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 13/09/2004

L'IMPRESA NON E' UN SISTEMA

di Aleph V°

Voi siete annegati nella incapacità di costruire sviluppo. E io cerco disperatamente di farvi giungere idee, strumenti …

Viviamo in secoli molto diversi, per cui il nostro dialogo è particolarmente difficile, ma io cerco di fare ogni sforzo per esprimermi nel vostro di linguaggio.

Ci provo anche questa volta cercando di rivelarvi una nostra scoperta che noi siamo riusciti a fare troppo tardi … Se voi la conosceste e la utilizzaste … riuscireste a risolvere il problema della incapacità di costruire sviluppo.

E' il meccanismo di nascita e di evoluzione di un attore. Cioè di un soggetto capace di scelte autonome in un ambiente.

Noi abbiamo scoperto che tutti gli Attori siano caratterizzati da processi di sviluppo simili. Siano essi la mente di una persona, una impresa oppure una istituzione dello stato. Nel titolo mi sono riferito all'impresa perché forse la cosa non vi sembri troppo astrusa.

Per comprendere il processo di sviluppo di un attore occorre cambiare linguaggio.

E qui nasce un sfida fondamentale. Oggi noi tutti usiamo la metafora del sistema. E complichiamo le cose inventando un particolare tipo di sistemi che definiamo complessi.

Bene è necessario utilizzare la metafora della rete

Utilizzando la metafora della rete si scopre che il processo di sviluppo di un attore è caratterizzato da due fasi fondamentali : una fase nascente ed una fase di degenerazione . Non esiste una fase di equilibrio. Tanto più la fase nascente è stata intensa, tanto più la fase di degenerazione è inevitabile.

Cerchiamo ora di dettagliare. Ragioneremo in termini astratti …con un esempio finale. Che non riguarda l'impresa!

La fase nascente (autopoietica): si crea una rete stabile che si riconosce una identità all'interno di un certo ambiente .

All'inizio vi è una moltitudine di nodi protagonisti. Cioè di nodi che decidono autonomamente il loro destino.

Primo momento: la tempesta

Il modo che essi hanno di definire il loro destino è quello di costruire legami con altri nodi.

Allora la prima fase di vita di questa moltitudine è una “tempesta” di collegamenti che continuamente si creano e poi si interrompono.

Secondo momento: si forma la rete

Più o meno velocemente dalla tempesta emergono insiemi di nodi con collegamenti stabili: si formano nell'ambiente dei nodi degli attori rete.

Se una rete si forma e diventa stabile significa che:

• quei nodi stanno bene insieme.

• La rete che hanno costituito ha definito un altro da se che inizia a chiamare ambiente.

• L'ambiente accoglie naturalmente la rete

Quali sono le caratteristiche di questo attore rete?

La prima caratteristica è quella di essere una rete di nodi che non hanno rinunciato ad essere protagonisti. Ma che realizzano questo loro protagonismo mantenendo i legami tra di loro.

Come funziona questo protagonismo?

Se la rete trova queste proposte particolarmente intriganti, i nodi della rete si abbandonano alle lusinghe dei nuovi nodi, ognuno a modo suo. Così facendo si aprono i confini della rete che ingloba i nuovi nodi e trasforma i nodi preesistenti. La rete, insomma, accettando la corte di nuovi nodi, distrugge i suoi confini, la sua identità per buttarsi nel caos delle opportunità.

Ma la rinuncia all'identità è solo temporanea. Nei nuovi nodi della rete (nodi che non c'erano prima o nodi trasformati) si scatena una voglia irrefrenabile di identità. Ed allora questo inglobare e trasformare nodi va alla ricerca di un senso. Tutti, nuovi e vecchi nodi, insieme, vanno alla ricerca di un senso. E si va a formare una nuova rete con nuovi confini. E anche questa nuova rete ha una sua identità complessiva che vive in ogni singolo nodo. E che è molto più bella e giusta (sia dal suo punto di vista che dal punto di vista dell'ambiente) di quella di prima. Questa nuova rete attiva un nuovo scambio.

Per descrivere questo meccanismo di relazione della rete con l'ambiente esterno, diciamo che la rete è poietica .

Ma proprio per il modo in cui lavora, la rete è anche olistica ed olografica.

Olistica significa che la rete non rinuncia a ricostruirsi un significato complessivo che deve essere espresso con linguaggi complessivi. Una rete non può venire descritta completamente parlando solo dei suoi nodi. Esse deve anche essere etica ed estetica.

Olografica significa che questo suo significato complessivo (la sua eticità ed esteticità) vive in ognuno dei nodi e degli insieme di nodi. Significa che se si guarda ad uno qualunque delle sottoreti (un insieme di nodi che abbia le caratteristiche di rete) essa contiene la stessa immagine complessiva. E' nello stesso modo etica ed estetica.

Sembra la descrizione di un ente assurdo? Invece indica la caratteristica fondamentale di una impresa imprenditoriale: quella di non è un'insieme di unità che sono caratterizzate da una funzione, ma di essere un insieme di risorse potenziali capaci di interpreterai qualunque ruolo.

Un impresa imprenditoriale non è un sistema! Cioè non ha nessuna delle caratteristiche che si riconoscono da un sistema.

Commento: le caratteristiche dello sviluppo

Lo sviluppo allora è frutto di una dialogo tra attori e ambiente.

Ma è un dialogo molto più complesso di quelli che le diverse teorie dell'evoluzione immaginano.

Non si tratta di un adattamento di un attore all'ambiente. Non vi è nulla che si adatta! Accade che l'ambiente si intrufola nell'attore, lo trasforma. E questo processo di trasformazione dell'attore trasforma anche l'ambiente. Allora lo sviluppo di un sistema non è l'adattamento all'ambiente, ma è un processo di co-trasformazione che produce sia una nuova rete che un nuovo ambiente.

Si tratta di un dialogo intensamente partecipativo e responsabilizzante : nessun nodo può sottrarsi, ma deve partecipare rischiando la sua identità.

Si tratta di un dialogo progettuale ed emotivo : ogni nodo esprime il suo desiderio di futuro, il futuro nel quale meglio realizza la sua identità.

In questo dialogo esistono “nodi speciali” che devono portare a sintesi tutti i desideri di futuro.

Si tratta di un processo che produce automaticamente etica ed estetica perché la nuova rete è più giusta e bella.

La nuova rete sarà tanto più bella e giusta quanto più questa sintesi avrà saputo cogliere la profondità dei desideri di futuro di tutti.

Uno sviluppo non univoco

Proviamo a riflettere sui grandi successi di sviluppo. E prendiamo ne due. Il primo nell'Italia degli anni '50: la FIAT. Il secondo prima nell'america degli anni '80 e poi nel mondo degli anni '90.

Ambedue sono stati successi che anno indirizzato lo sviluppo. Più in grande per la FIAT più in piccolo per Microsoft.

Ma: credete che essi abbiano seguito l'unico sviluppo possibile? No! Essi ci hanno indirizzati verso uno degli sviluppi possibili. Non siamo certi che sia la via migliore. Quali sono le opportunità che si sono perse?

La fase di degenerazione (autoreferenziale): la rete diventa sistema .

A mano a mano che la rete si ingrandisce, accade che si “appesantisca”. Voglio dire che per i suoi nodi aumenta l'attenzione all'interno piuttosto che quella verso l'esterno

Gli stimoli esterni (cioè le proposte di nuove connessioni) vengono visti come sempre meno intriganti, poi con fastidio e, alla fine, addirittura assurdi.

Il protagonismo dei nodi si riversa allora tutto verso interno: i loro sogni non sono una nuova identità della rete nel suo complesso. Questa è diventata indiscutibile. Il loro sogno può essere uno solo: un maggiore spazio all'interno della rete.

I nodi allora diventano tra di loro strutturalmente conflittuali.

Il problema che devono affrontare i “nodi speciali” non è stimolare e costruire sintesi di sogni e speranze. Ma dirimere conflitti. Dirimere conflitti, ma essendo uno dei contendenti.

Vogliamo dire che se la rete cresce, i nodi speciali non sono in competizione con i nodi normali. Più i nodi normali sono intensi e creativi, più la sintesi sarà bella e giusta. Ma se la rete non si sviluppa più (magari perché i nodi speciali sono arrivati al limite della loro competenza di sintesi), allora la forza e la libertà dei nodi normali diventa un problema. L'unica via per mantenere il funzionamento della rete è imbrigliare la forza e la creatività dei nodi. La “scusa” è evidente: il funzionamento ottimale della rete. Per raggiungere il funzionamento ottimale si disegnano delle regole che stabiliscono ruoli e funzioni di nodi. Insomma si tende a trasformare i nodi protagonisti in nodi funzionali . Anche i nodi speciali diventano nodi funzionali: si specifica il loro ruolo che è di disegno e controllo del rispetto delle regole. Diciamo che l'interesse fondamentale dei nodi speciali è quello di trasformare la rete in un sistema.

Ma i nodi protagonisti si rifiutano di diventare nodi funzionali! Cioè di diventare parti di una macchina. Ed allora si innesca il gioco fondamentale che genera le resistenze al cambiamento

I nodi speciali diventano i sacerdoti delle regole . Ma le regole non hanno la forza coagulante del progetto. E poi sono strutturalmente di parte. Detto diversamente: il funzionamento ottimale della rete è solo un punto di vista. Il conflitto per lo spazio vitale diventa un conflitto sul sistema di regole. L'equilibrio è un compromesso che continua ad essere ridiscusso.

In sintesi: mentre se si ha il coraggio di ridiscutere i confini le energie dei nodi protagonisti sono risorse progettuali e cooperative, se non si ha più la forza ed il coraggio di farlo, il protagonismo dei nodi si può realizzare solo nel confliggere. E quando si configge il mondo esterno diventa assolutamente un disturbo. Al massimo gli stimoli esterni vengono ascoltati alla luce dei conflitti interni e utilizzati per ridiscutere le regole.

Anche il ruolo dei nodi speciali diventa spurio: essi sono arbitri nel conflitto interno, ma sono anche giocatori. Di più: il sistema delle regole è quello che conferisce loro autorità e prestigio.

L'interesse dei nodi speciali è quello di trasformare i nodi protagonisti in nodi strumentali e la rete in una macchina.

Ma questa storia non genera un funzionamento ottimale della rete.

Cioè distrugge al sua capacità di poiesi e non fa guadagnare capacità di efficienza.

La vita della rete diventa insomma la società del conflitto.

Si osservi la profonda differenza tra il protagonismo esterno e quello interno.

Quello esterno genera innovazione, cooperazione bellezza e giustizia. Quello interno un inevitabile conflitto.

Accoppiamento strutturale e perdita di significato.

Un sistema costituito da nodi protagonisti (cioè la chiusura di una rete a nodi protagonisti) reagisce agli stimoli dell'ambiente esterno con un meccanismo che viene definito accoppiamento strutturale.

Comincio a spiegarlo raccontando una strana storia.

Una strana storia ….

Sant'Ambrogio e del Consiglio Comunale di Milano

Anni fa il Consiglio Comunale di Milano, era impegnato a scrivere un nuovo regolamento che, appunto, regolamentasse il suo funzionamento. Questo era lo stimolo esterno alla rete autopoietica costituita dai Consiglieri Comunali riuniti in Consiglio.

Come ha reagito questa rete autopoietica a questo stimolo esterno?

Grandi battaglie, poi negoziazioni durissime... fino alle fatidiche cinque del mattino. L'ora canonica della conclusione di ogni negoziato complesso. Finalmente alle cinque del mattino del secondo giorno di discussione vede la luce il tanto desiderato regolamento. Tutti rileggono il testo definitivo, spostano le ultime virgole e, poi, firmano questo maledetto e benedetto testo, tanto faticosamente concordato. Ognuno convinto di aver ottenuto un successo negoziale.

Il testo, debitamente ed ordinatamente firmato, viene consegnato ai giornalisti della cronaca milanese. Che, in questo caso, non erano fuori dalla porta del negoziato ad attenderne i risultati (in molti altri casi accade. E, così, il rito della negoziazione sente più vicini i suoi fedeli), ma che se lo sono letti ad un'ora più civile.

Hanno cominciato a leggere verso mezzogiorno e, poi, si scatenato un rincorrersi di telefonate tra il divertito e l'esterrefatto: nelle prime righe di quel documento si diceva che il Consiglio Comunale aveva riconosciuto a Sant'Ambrogio lo status di eroe della resistenza al nazifascismo. Ridicolo: chi non conosce la profetica storia di Ambrogio, vescovo di Milano, vissuto nel quarto secolo dopo Cristo, di cui si è recentemente ricordato il sedicesimo centenario della morte? Ridicolo immaginare Ambrogio sulle montagne a combattere contro i panzer tedeschi. Eppure…

Non siamo certi che la storia che abbiamo appena raccontato sia assolutamente vera. Ma è assolutamente verosimile perché tutti vediamo storie simili accadere ogni giorno!

Accade una storia di questo tipo quando una classe politica si ritrova a progettare le riforme (grandi e piccole) per sistemare questo squinternato paese. Quando va bene produce riforme che sono insignificanti rispetto ai problemi.

Accade quando le imprese (e le banche?) elaborano strategie che rendono esterrefatti clienti che osservano imprese, che dovrebbero ascoltarli, inseguire disegni improbabile e certamente per loro non interessanti…

La strana storia ci rivela che

autonomia e controllo non sono compatibili!

Perché questo accade?

Per insipienza delle classi dirigenti, politiche o imprenditoriali che siano? No!

Perché questa è il la reazione naturale di una rete autopoietica quando dall'esterno riceve una comunicazione, in generale, ed un messaggio di cambiamento in particolare! Essa risponde agli stimoli provenienti dall'ambiente in modo inevitabilmente "insensato" .

Ci sembra il caso davvero di andare a fondo perché il terreno su cui ci stiamo muovendo è minato: stiamo dicendo che i fenomeni che sembrano resistenza al cambiamento, in realtà, sono peggio di resistenze. Sono comportamenti che appaiono resistenze, ma che, invece, sono il semplice risultato di un non capire che non è volontario, ma strutturale. Per essere chiari fino in fondo: quando si va ad aggregare un gruppo umano, cioè gli assegna un'identità collettiva, questo stesso gruppo comincia a rispondere in modo insensato a qualunque messaggio provenga dall'esterno del gruppo!!!!

Ora questo rispondere in modo insensato è frutto di una relazione molto curiosa, che si instaura tra le reti autopoietiche ed il loro ambiente, definita " accoppiamento strutturale ".

Descriviamo in breve dettaglio cosa si intende per "accoppiamento strutturale".

Come abbiamo detto, la proprietà fondamentale di una rete autopoietica è costituita dal fatto che i suoi nodi si relazionano solo tra di loro e non con l'ambiente esterno. E' questa proprietà che garantisce che la rete abbia una sua identità specifica e, quindi, capacità di compiere scelte autonome.

Il fatto che una rete autopoietica sia relazionalmente chiusa, però, non significa che essa sia isolata dall'ambiente esterno. Significa che è collegata attraverso scambi che riguardano "l'energia" e non il "significato". E' questo legame di energia, ma non di significato che viene definito "accoppiamento strutturale"…

E' molto più semplice di quello che sembra!

Torniamo al Consiglio Comunale di Milano, per ragionare nel concreto e non nell'astratto: sarà subito chiaro cosa significa "accoppiamento strutturale ".

Significa che al Consiglio si possono portare panini, ma non esigenze. Ci si può attendere di ritorno le cartacce dei panini, ma non un testo sensato. Non un testo significativo.

Vediamo più in dettaglio per non dare adito ad equivoci

I Consiglieri non erano isolati dall'ambiente perché ricevevano bibite e panini dall'esterno per sopravvivere al negoziato e perché hanno mandato all'esterno il testo del regolamento.

Però hanno mandato all'esterno il testo, ma non il suo significato

Procediamo con ordine .

La rete autopoietica costituita dai Consiglieri nasce per rappresentare l'equilibrio di potere, tra le parti politiche, scelto dagli elettori. La vita del Consiglio è strutturata dal binomio proposta/delibera. I Consiglieri formulano proposte che, poi, il Consiglio discute e vota per trasformarle in delibera. Questo significa che, rispetto alla comunicazione costituita da proposta/delibera, il Consiglio Comunale è chiuso: i momenti della proposta, della conseguente discussione e della delibera si svolgono tutti al suo interno.

Se così è, i prodotti di questa comunicazione hanno un unico obiettivo/significato: ricostruire l'equilibrio della rete autopoietica. Detto diversamente, a causa del fatto che il Consiglio è comunicativamente chiuso, la sua vita è una continua ridiscussione dell'equilibrio di poteri iniziali che lo ha generato.

Quando arriva uno stimolo esterno (ad esempio l'obbligo di fare il regolamento), il Consiglio certamente avvia la comunicazione proposta/delibera. Ma il prodotto di questa comunicazione (il suo significato) non è coerente allo stimolo, ma rappresenta il nuovo equilibrio che lo stimolo esterno ha avviato e la comunicazione generato.

Ogni elaborazione e rielaborazione realizzata durante la discussione del testo non rappresentava la ricerca di un significato diverso, ma rappresentava la ricerca di un equilibrio diverso .

Se così stanno le cose, è chiaro che se si costruisce un testo attraverso modifiche che non seguono il significato delle parole, ma solo un nuovo posizionamento di potere nei confronti di chi le ha proposte, allora è difficile che questo testo assuma un significato che sia intelligibile a chi non ha partecipato a produrlo.

L'accoppiamento strutturale genera, allora, una strana comunicazione tra una rete autopoietica ed il suo ambiente di riferimento.

Il significato che una rete autopoietica assegna ai messaggi che arrivano dal mondo esterno non è una decodifica del messaggio inviato. Ma una sua ricostruzione che dipende sostanzialmente dallo stato interno del sistema Che riceve il messaggio.

Il significato che una rete autopoietica assegna ad un messaggio non dipende, dunque, dalla qualità della comunicazione, ma dalla situazione interna del sistema.

Se questo è vero, significa che la risposta della rete autopoietica non può essere strutturalmente una risposta "a tono ".

E', inevitabilmente, una reazione di conservazione. E' la reazione che le permette, anche in presenza dello stimolo esterno, di mantenere la sua identità di rete autopoietica. E', quindi, una risposta "insensata" perché non vi è correlazione di significato con il messaggio dell'ambiente.

In sintesi : le reti autopoietiche sono strutture "ricche" perché sono dotate di capacità autonoma di produzione di significato. Ma pagano questa autonomia creando confini che sono invalicabili da significati prodotti fuori dalla rete.

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