Lamico americano n. 14
Marche
di Gianfrancesco Prandato
Il ruolo delle marche o dei marchi, se preferite, è un punto molto dibattuto nell'attuale congiuntura economico politica.C'è anche chi pensa che questo giudizio sul ruolo dei marchi e delle imprese che li hanno prodotti sia ingiusto o perlomeno non del tutto equilibrato e giustificato.
A favore delle marche ci sono ovviamente le aziende che vedono in esse la maggiore fonte di valore patrimoniale e commerciale di molte imprese. Cosa sarebbero la Gap o la Benetton senza il marchio, o anche in settori diversi, la Mercedes? Questo rappresenta per molte imprese il vero valore, il goodwill, la barriera alla concorrenza che hanno costruito negli anni.
Ma oltre a questo c'è una parte dei
consumatori che ricorda come i marchi sono nati anche per offrire protezione
dei clienti. Per esempio nel mondo delle sigarette è per la presenza di una
marchio come Phillip Morris (4)
che si è potuta avere la causa legale da molti milioni di dollari per il risarcimento
alle vittime del tabacco. La merce infatti se induce un bisogno, o una aspettativa,
ne è anche responsabile, specie negli USA.
Marchio è anche responsabilità quindi, molto più difficile da riconoscere con un
produttore generico e non visibile. Non solo, marchio è anche aspettativa di qualità,
che è la faccia positiva dello status symbol tanto odiato dalle persone ostili alle
marche.
Da ultimo, e ancora più importante, marchio
vuol dire competizione.
Questa osservazione è più valida nella new economy, ma resta sempre importante e
primaria anche per i settori più classici, come per esempio l'abbigliamento, auto,
ecc
..
Un marchio identifica un valore, vuol dire scelta tra più marchi, perché dare un marchio
a un prodotto vuol dire dargli una connotazione, una visibilità fondamentale. E questo
significa creare competizione, in definitiva maggiore scelta per il consumatore (se si
crede nel mercato!).
La lealtà del consumatore al marchio resta sempre relativa, così come resta limitata la
possibilità di manipolare attraverso i marchi milioni di persone. Il frutto della
manipolazione delle marche non è una barriera così difficile da superare. Il marchio,
identificando un prodotto, lo rende spesso anche più vulnerabile a problemi di qualità e
di credibilità di mercato. Un marchio, proprio perché è visibile, può diventare un
bersaglio.
Per esempio, un caso da manuale è il movimento per elevare le condizioni di lavoro nelle
fabbriche dei paesi poveri quando queste lavorano per marchi visibili conosciuti. Il
marchio e la sua notorietà offrono ai lavoratori una opportunità di ottenere condizioni
di lavoro più favorevoli molto più alta delle opportunità offerte singolo produttore
locale.
Anche il consumatore, di fronte ai prodotti 'di marca', ha qualche arma in più: può
pretendere un alto livello di qualità, può chiedere di verificarlo, può decidere in
conseguenza di questo di non comprare - non solo a livello individuale ma a livello di
movimento consumerista. Un marchio, oltre al simbolo dell'imperialismo industriale, può
essere un tutela; per molti.
Note:
1 Klein, Naomi, No Logo, Flamingo (Harper Collins Publishers), 2000; trad.
It. No logo, Baldini e Castoldi, 2001.
2 E' una tesi che si trova già espressa negli scritti di molti economisti.
Joseph Schumpeter resta probabilmente l'autore di riferimento.
3 Vance Packard, The Hidden Persuaders; 1957; trad. it. I persuasori occulti,
Einaudi.
4 "The Economist",9.8.2001, Why brands are good for you?.