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Pubblicato in data: 18/02/2002

L’amico americano n. 16

Stranafinanza: Hawala e Enron

di Gianfrancesco Prandato

Dopo settembre si sono cominciano a focalizzare le economie “sommerse”. Sotto una superficie apparentemente leggibile si agitano attività finanziarie che risultano molto diverse da come vengono rappresentate. Ne ho prese a simbolo due: la Hawala e il caso dell’Enron. La hawala è il sistema usato dai fiancheggiatori dei terroristi per scambiarsi danaro senza essere tracciati dalla banche. Della vicenda Enron [i] , si è parlato a lungo. Entrambi i casi sono normalmente esaminati solo sotto il profilo delle transazioni contabili, che per altro pochi hanno chiarito [ii] .  Si tratta di fenomeni del tutto diversi, che erano fino a poco tempo fa invisibili presenze nel nostro quotidiano, e che sono accomunanti dagli effetti devastanti per i mercati e per la vita di migliaia di persone, che hanno perso la vita e, nel minore dei mali, la pensione.

Le vicende contabili e finanziarie di questi giorni  finiscono paradossalmente per  ricordare la storia dell’arte americana. L’arte, in maniera contraddittoria, è tesa alla rappresentazione e alla reinterpretazione della realta [iii] . Una realtà che risulta, alla fine, inesprimibile. Analogamente, i sistemi contabili tendono a rappresentare ed interpretare i fenomeni economici. Ma si tratta di rappresentazioni precarie e fallaci.

HAWALA

La Hawala è un metodo rapido e veloce di trasferimento del danaro al di fuori del sistema bancario. Il sistema si fonda su una rete di dealer e sulla fiducia. La chiave di questo sistema è che il danaro si trasferisce, ma non si sposta.

Funziona così: un pakistano che vive a NY City vuole mandare dei soldi a casa a Karachi. Contatta un dealer della rete Hawala, gli dà  il danaro e negozia una percentuale. Il dealer ha un corrispondente, lo contatta per fax o e-mail; di solito è uno della famiglia, che vive a Karachi. Questo si accorda con chi deve ricevere i soldi e gli dà i soldi.

Il dealer di Karachi ha un credito fino a quando non deve “inviare” soldi a NY City. Ogni tanto c’è una compensazione di crediti e debiti. Il vantaggio di questo sistema è evidente: poca visibilità, velocità, scarsa burocrazia, non ci sono carte da compilare,  basso costo. L’unica contabilità che genera e che è rintracciabile è quella tra I due dealer [iv] . Non c’è traccia dei clienti.

ENRON

Come avevo sottolineato in una precedente puntata, la crescente “strana” contabilità rischiava di fare delle vittime, anche illustri. Pur restando dei problemi strutturali da risolvere per riconciliare la discrepanza tra principi  contabili e nuovi business, l’affare Enron ha fissato un spartiacque tra il prima e il dopo nel campo dei criteri contabili.

Fa riflettere  il fatto che questo imprevedibile crack sia stato originato da una azienda di Old Economy, anche se gestita con criteri spregiudicati, invece che  da uno dei nuovi giganti della “eterea” New Economy, che più di tutti usano la tecnica degli annunci  e delle analisi sul Pro Forma [v] .

Il crack della Enron è un fallimento del mercato. Non c’è dubbio che le regole di governance hanno mancato il loro scopo di controllo e supervisione del management. La situazione attuale è che i prosecutors stanno indagando per accertare le responsabilità. Tutto è cominciato quando un tentativo di merger con un’altra società di energia è fallito senza un apparente valido motivo e sono venute a galla alcune irregolarità nelle poste extra bilancio.

Per quanto ho capito funzionava così: la holding company,  detta Enron comprava un contratto di somministrazione di energia con una città, per esempio un valore di 100, per 20 anni. La Enron rivendeva il contratto a una società diversa, apparentemente indipendente, una delle oltre 900 joint venture di cui si parla spesso, per un valore di 110. Enron a quel punto aveva un profitto di 10. Le società che compravano i contratti erano delle joint venture della Enron, con dei soci esterni al 3%. Il capitale delle società era  basso e le società fortemente ‘leveraggiate’ con debito di banche garantito dalla società madre come garanzie collaterali,  e in particolare garantito dall’alto valore delle azioni della società. Per questo il valore borsistico della società era così importante e  il perno di tutto il meccanismo che garantiva crescita.

Il debito restava  quindi sulle società di partecipazione ed era molto frammentato, per cui solo una visione nel suo insieme poteva ricostruirne la dimensione, come le eventuali perdite. Mentre la crescita nelle vendite, garantita dalla vendita dei contratti, era contabilizzata sulla società principale.



[i] Per chiarimenti ulteriori mi pare che la migliore spiegazione sia in www.ft.com  (Financial Times). Gli articoli relativi si trovano con la parola chiave Enron. Anche sulla stampa italiana al tema sono stati dedicati molti articoli. I più interessanti sono apparsi sulla Repubblica e sul Corriere della Sera.

[iii] Arte e realtà, è il tema chiave di tutta la storia dell’arte americana.

[iv] Washington Post, 13.12.2001.

[v] Vedi Amico americano n. 9. In breve, il proforma è un conto economico rettificato e depurato dagli eventi considerati straordinari. Per cui si immagina la vita dell’impresa senza gli eventi imprevedibili, ma costosi che le sono capitati. Serve, di solito, per capire cosa succede dopo una ristrutturazione, il suo uso è stato spinto  e sviluppato oltremodo dalle società New Economy.

 

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