BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 07/05/2001

L'AMICO AMERICANO, numero 6
l'Europa vista da lontano

di Gianfrancesco Prandato e Francesca Prandstraller

L’ Europa contrapposta all’America. Questa non è una guerra aperta, ma una lotta strisciante, piena di luoghi comuni, con pregiudizi da entrambe le parti ed è l’ oggetto di quasi tutte le discussioni tra persone provenienti da diversi continenti. Quando le due culture si incontrano è come se ci fosse un cozzo, una insanabile differenza che non è rappresentata dalla lingua, spesso comune, ma da qualcosa di veramente impalpabile come lo stato d’ animo, il preconcetto rispetto agli eventi. In queste discussioni emerge una profonda e netta differenza culturale che ci divide. Soprattutto e di più il rapporto con il futuro, l’ottimismo rispetto a quello che verrà, che rappresenta anche il ruolo e il controllo che crediamo di avere sul nostro futuro. Credo che la natalità, che ricordo in Italia è negativa, sia un preciso indicatore visibile di questo stato d’ animo.

Permettetemi di citare una frase in cui traspare questo stato d'animo di contrapposizione, l'ho trovata a caso negli articoli presentati nel sito che state navigando: (www.bloom.it.)..diciamoglielo a George W. Bush: "No, non ci fregherete anche stavolta!"

Un buon esempio di tutto questo è rappresentato da un articolo apparso sul Washington Post in marzo a firma di T.R.Reid: titolo "in Europa, l’ordinario si tramuta in tragedia". Oggetto: le paure di una civiltà in declino, quella degli europei. Comincia più o meno così: " un piatto di cornflakes ti può uccidere, non parliamo di un panino al prosciutto, o di una bistecca con l’ osso, fare il vaccino ti può uccidere, viaggiare in economica sugli aerei è altrettanto pericoloso, la gomma può ammazzare creando allergia e può succedere anche ai tuoi figli, non parliamo poi del cellulare che provoca cancro al cervello. L Europa da Belgrado a Belfast è settimanalmente nel panico per questi tipi di allarmi sulla salute." L'articolo continua con l’elenco degli allarmi per i presunti danni inferti dai proiettili di uranio arricchito, i presunti rischi dati dai semi di soia modificata geneticamente, e molti altri casi " sanitari" veri o presunti esplosi genericamente come drammi , ma mai scientificamente provati con statistiche e dati sufficientemente convincenti.

Veramente intrigante, e secondo me, profonda la lettura del fenomeno. Prima di tutto c’è un dato di fatto, molte delle cose che in Europa sono considerate letali sono normalmente usate in Usa da milioni di persone e da decenni. Conoscendo l’ attitudine alla bega legale e al controllo maniacale delle statistiche se funzionano in Usa, perché non funzionano in Europa?

La risposta secondo questo articolo è nella avversione alla scienza, al nuovo, che porta ad una inclinazione al continuo pessimismo, quasi irrazionale, che da un singolo caso negativo estrapola una linea di tendenza statistica, invece che farsi guidare dalla razionalità e dagli strumenti della scienza. Quasi ci fosse una sorta di tecnofobia e di scetticismo rispetto all’innovazione, un bisogno quasi medievale di ricorrere alla superstizione. Sicuramente per i cibi la sindrome della mucca pazza e l’atteggiamento irresponsabile di alcuni dei governi europei, ha sviluppato un certo allarmismo rispetto ai cibi. Tuttavia il fenomeno appare più profondo e esteso è come se non ci fosse più fede nella scienza, nel continente in cui si è generata la rivoluzione industriale. E’ come se l’Europa fosse spinta indietro verso un bisogno di irrazionale, di immanente, e lo ritrovasse, aldilà di qualsiasi ragionevole fatto, nella realtà di tutti i giorni. Il dibattito sulla clonazione ne è un esempio abbastanza lampante di questi due differenti approcci: i fatti, la pratica e la visione ottimistica e pragmatica che uniformano l’ approccio americano sono completamente rovesciati, in Europa dove domina la morale, l’etica.

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