BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 04/03/2002

L'ARGENTINA NEL CIRCOLO VIZIOSO DELLA GLOBALIZZAZIONE

di Bruno Amoroso

Brasile, Messico, Perù. E oggi di nuovo l'Argentina. Il pendolo della marginalizzazione economica e della destabilizzazione politica continua inflessibile riportando puntualmente a zero gli sforzi dei paesi che possono e vogliono ambire all'indipendenza politica ed economica.

Anche questa volta si dirà che è colpa dei politici di quel paese, della corruzione, del debito estero, degli errori della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, della mancanza di un governo mondiale. Una accusa frustrante per paesi dove i politici, il debito, la corruzione, le politiche degli organismi internazionali sono stati sponsorizzati da coloro che oggi muovono queste critiche.

La democrazia, il liberismo, il sogno della moneta unica (il dollaro) hanno portato il paese al collasso. Ora toccherà ai "populisti" risollevare il paese, convincere i cittadini ai sacrifici con la promessa di un futuro migliore. Per poi riconsegnare il paese alla "democrazia" ed al "liberismo" e riattivare così i meccanismi dell'esproprio dei risultati della fatica di milioni di persone.

Il meccanismo è vecchio, i metodi rinnovati ed aggiornati dalla globalizzazione. L'economia nazionale viene fatta lievitare e crescere sulla fatica ed il lavoro. Quando il paese ha accumulato abbastanza e comincia a far sentire la sua voce sul continente insieme ai paesi amici si risveglia l'attenzione del vicino statunitense e della "finanza mondiale". Ai primi interessa sopratutto scoraggiare ogni spinta autonoma e l'emergere di paesi o costellazioni di paesi che possano contestare la leadership statunitense. Ai secondi interessa il buon affare. Far ammalare il paziente e poi dividersi le spoglie, ma senza farlo morire…fino alla prossima volta….

Gli organismi internazionali fanno il lavoro sporco, spingono il governo ad allentare i controlli, lo sostengono nell'avviare politiche suicide (privatizzazioni, aperture valutarie, liberalizzazioni) ed aiutano i gruppi finanziari a spostare i propri capitali sul dollaro, cioè all'estero. In questo lavoro non sbagliano mai, sono dei professionisti seri, contrariamente a quanto sostengono coloro che a sinistra e nei movimenti aspirano in realtà a questo ruolo ben retribuito). I cittadini, ignari, continuano a risparmiare ed accumulare in beni ed aziende. Poi, in una notte, la svalutazione selvaggia del "mercato". I cittadini perdono tutto, gli imprenditori debbono svendere o vengono messi sul lastrico e "gli incappucciati" di Washington possono comprare il paese per un pugno di dollari e riavviare la ripresa economica con la benedizione di un governo "popolare"…fino alla prossima volta.

In altri tempi queste crisi avrebbero originato sbocchi diversi, rivoluzionari. Oggi le fonti della speranza si sono inaridite in questa parte del mondo. Chiunque pensasse a ciò verrebbe falciato dalla "lotta al terrorismo". Esistono strade diverse, normali, che non siano la crisi selvaggia ed il riavvio della trappola della globalizzazione ? Esistono, certo, basta volerlo. Annullare il debito, ad esempio. Non si può rispondono gli esperti, di destra e di sinistra, che discutono inutilmente sulla tassazione delle transnazionali finanziarie. Eppure, ricorda qualcuno, fu annullato all'Egitto (per portarlo a combattere contro l'Irak), ed al Pakistan (per aprire il proprio territorio alle truppe USA). Oppure aiutare la ricostruzione dell'economia del paese nel contesto dei paesi limitrofi, favorendo l'integrazione regionale e respingendo la liberalizzazione dei mercati e dei capitali (il Mercosur tra Argentina, Brasile, Paraguay ed Uruguay). Non si può per la globalizzazione…. Eppure è quello che l'Europa sta facendo. Oppure favorendo la ricostituzione di una leadership nazionale ed autonoma di origine popolare. Non si può per la democrazia. Eppure ciò è stato sempre fatto con i governi fantoccio dell'Amercia Latina, con il governo militare pakistano, con i mujaheddin afghani, ecc.

Per ora gli argentini, come i messicani, come i peruviani, pagheranno duro. Qui il modello della globalizzazione funziona in modo perfetto: marginalizzazione economica e destabilizzazione politica vanno a braccetto. Altrove funzionano pure ma separate. Chi non ricorda le crisi finanziarie italiane della fine degli anni ottanta che destabilizzarono la politica italiana ? Destabilizzazione politica è anche quella palestinese, irakena e….. Il tentativo di ricongiungere destabilizzazione e marginalizzazione fu fatto in Asia alla fine degli anni novanta, ma senza successo, e verrà ora ritentato dopo che le truppe del "mondo libero" si sono avvicinate ai quei confini (la Cina).

Ma qui è più difficile. Qui la speranza che si può vivere in modo diverso esiste ancora, i dirigenti politici sono più difficili e diffidenti per cadere nelle trappole della globalizzazione. Ma anche la speranza del "mondo libero" è dura a morire. Chissà che una Guerra India-Pakistan, con qualche bomba atomica, non destabilizzi questa regione e crei panico anche in Cina. D'altronde, il condono del grosso debito al Pakistan va ripagato con gli interessi e la fine dei talebani non basta a saldare il conto. Il prezzo del tradimento ricade sulla testa dei traditori, ci insegna il Vangelo.

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