BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 05/10/2003

TEATRO DI IMPRESA. LINEE GUIDA

di Fabrizio Badiali

Premessa

Teatro d’Impresa, due realtà a confronto; il teatro quale luogo di rappresentazione, e l’impresa come un insieme di persone che persegue obiettivi prevalentemente economici (il cui fine è dato dal profitto).

Parlare di TDI significa accostare strumenti tipicamente teatrali alla dimensione aziendale, nell’ambito della Comunicazione e della Formazione.

E’ lecito chiedersi se tale disciplina abbia una propria specificità e, in caso affermativo, quali siano le similitudini verso la dimensione teatrale e quali nei confronti di un’azienda.

Il TDI oscilla tra due polarità:

-       quella più propriamente teatrale, fondata su un atteggiamento auto-riflessivo, di ricerca;

-       quella dell’impresa, razionale e “asettica.

Il TDI più che essere un’articolazione delle possibili espressioni del teatro, tra cui ricordiamo il teatro di ricerca, di strada, di parola, il cabaret, il teatro-danza, etc. è una risposta specifica ad un bisogno “alla moda”.

Ormai si sa; nel management aziendale e anche nei prodotti che ogni giorno compriamo o ignari vediamo in uno spot pubblicitario, ciò che fa la differenza è l’articolazione di un prodotto/servizio; non ti vendo solo una macchina, ma ti offro anche un servizio di assistenza raggiungibile direttamente dal cruscotto con un semplice bottone (Alfa 147).

La leva strategica risiede nella qualità di una performance, nella sua corrispondenza ai bisogni individuati (target) e nella sua funzionalità.

Bene, qual’è il prodotto/servizio o con un termine elegante, risorsa, più prezioso? Il capitale umano.

Ed ecco allora, usciti dal crepuscolo di un’era fordista, l’attenzione crescente alle relazioni, alla comunicazione, alla condivisione di un sapere sempre più skippabile (perché inscritto in una rete neurale competitiva ed esigente).

Si parla di ergonomia e se vai da un fioraio e chiedi la “pianta del manager”, ti offriranno un benjamin.

Bisogna ottimizzare e per far questo occorrono strumenti innovativi, capaci di distrarre e al tempo stesso di fidelizzare (il cliente, il dipendente).

C’è bisogno di silenzio.

Occorre preservare la propria identità ogni giorno; accrescere il potenziale, differenziando il proprio operato per renderlo esclusivo…serve quindi un forte collante che tenga unito un gruppo di lavoro, che ne favorisca la condivisione degli obiettivi, che assicuri atteggiamenti proattivi e che alimenti continuamente la motivazione di ogni individuo.

La formazione sicuramente è uno degli strumenti che può accompagnare tali processi; a volte è vissuta come un investimento, altre come una soluzione a qualche problema, ma capita anche che sia vissuta come una moda, una sorta di diversivo/benefit (meeting aziendali e conferenze dalle mete esotiche).

Tornando al TDI reputo che tale acronimo sia restrittivo e non rappresentativo del potenziale insito nello strumento teatro, ma che assolva in prima battuta ad un fine commerciale, velatamente furbo; spieghiamo meglio.

Il TDI è un intervento formativo, una metodologia, che un’azienda commissiona ad una società di consulenza.

L’azienda nel teatro ricerca una comprensione razionale del proprio assetto organizzativo sostenuta da una forma discorsiva innovativa.

Il TDI rappresenta un potenziale d’inquietudine per chi lo avvicina la prima volta: sai da dove inizi, ma non conosci la meta a cui giungerai.

L’acronimo TDI quindi si mostra da subito come un elemento di solidità e continuità, di legittimazione di fronte a chi gestisce un budget.

Parlare di teatro significa invece andare incontro al dubbio, svelare ciò che sta dietro le quinte, aprire gli armadi e spolverare gli scheletri.

Cosa trova il teatro quando entra in azienda?

Incontra un mondo:

-       concreto e razionale;

-      dominato da un sistema economico che sembra ammettere il cambiamento solo quando può controllarlo e asservirlo al proprio potenziamento;

-       che ha bisogno di razionalizzare tutto ciò che incontra, per poterlo integrare al proprio disegno;

-       che addita le sue leve strategiche nel saper fare, nel saper essere e nella capacità di co-gestione di ogni individuo;

-       che promuove la comprensione, condivisione e appropriazione degli obiettivi aziendali.

Il teatro allora entra in punta di piedi.

Deve farsi riconoscere e quindi mitiga il suo potenziale “dissacrante” (nel caso in cui fosse concepito come strumento di riproduzione di un simulacro aziendale).

In questa timida fase di avvio si presenta con un volto facilmente riconoscibile, che non susciti paura, che sia facilmente controllabile e quindi classificabile.

Affinché lo strumento TDI sia credibile agli occhi del Committente, occorre:

-       definire quale sia l’indotto per chi ne beneficia;

-       e al tempo stesso indicare i confini entro i quali tale intervento avviene.

Argomenti a favore potrebbero essere la novità del mezzo, un apprendimento che fa leva sulle emozioni, un risparmio in termini di ore/uomo per chi non vede i propri dipendenti allontanati dal lavoro per seguire un corso di formazione, o infine la possibilità di colpire una platea vasta (con una conseguente riduzione dei costi delle aule, etc).

Rimane il fatto che tali ipotesi sono sì vere, ma tangenziali.

E’ la valutazione di quanto appreso che determina l’efficacia (la ricaduta di un intervento formativo); una volta spente le luci in sala, cosa conservo il giorno dopo in ufficio?

Se il TDI è colto nella sua complessità, diviene allora un momento, una tappa di un percorso formativo più ampio, ovvero uno strumento cognitivo e di trasformazione. La metafora teatrale consente infatti di cogliere gli snodi tra la storia individuale, il ruolo professionale e il contesto all’interno del quale un individuo lavora.

Se un’azienda invita i suoi dipendenti ad uno spettacolo di TDI sicuramente sortirà un effetto positivo, ma non sufficiente per assicurare un apprendimento incisivo.

Se, al contrario, il processo viene partecipato, attraverso una condivisione della strategia (perché ci accostiamo a questa metodologia, quali sono le nostre aspettative?), allora diviene uno strumento capace di accrescere il valore di un’azienda e non sarà visto solo come uno spettacolo bizzarro. Il TDI mette in scena un percorso; nel modo in cui è stato vissuto dagli attori organizzativi (manager, quadri, collaboratori, dipendenti), risiede il messaggio.

Di seguito parleremo del TDI dal punto di vista di chi è nato prima nel teatro, di chi intende la pratica teatrale come un percorso di ricerca e non come un palliativo per animare una convention  aziendale.

Il TDI è di tipo sperimentale, in quanto progetti, metodi e contenuti costituiscono ipotesi di lavoro continuamente sottoposte al vaglio dell’esperienza.

Il TDI non rappresenta uno strumento innovativo (nel caso in cui colpisse solo la novità del mezzo).

Noi tutti siamo attori (sociali) da sempre; il bisogno di comunicare è sempre esistito e alcune forme sono talmente inflazionate da richiederne altre capaci di attirare (nuovamente) l’attenzione.

Avanziamo una proposta, una definizione un po’ meno faziosa e originale: Teatro delle Organizzazioni, un teatro fatto dalle persone per le persone.

Nel caso del TDI una delle prime caratteristiche è data dall’utilizzo di un registro espressivo ristretto; il registro scenico utilizzato è quello comico, che rende digeribili messaggi altrimenti difficile da accettare e contribuisce a creare una sorta di benevolenza e attenzione nel pubblico. L’aspetto comico spesso è scatenato ricorrendo alla parodia, con l’amplificazione dei tratti salienti di una situazione o delle caratteristiche di un personaggio.

Relativamente all’utilizzo della parodia, che innesca una reazione nello spettatore attraverso una risata (una gag), citiamo l’esempio dei clown.

I giochi tra clown ripropongono di continuo, esasperatamente, il dubbio sulla reale natura delle cose, dei ruoli dei personaggi. Tutto diviene assurdo, al limite del grottesco, ma sempre nell'ambito dell'accettabile, senza creare sentimenti di angoscia, ne di rifiuto (avviene cioè una riconciliazione di quanto scatenato).

Recuperare il carattere eversivo del clown, significa accettare il controaltare dialettico di tutto ciò che, avendo deciso di nascere, è esposto al pericolo dell'irrigidimento; egli è l'antagonista, lo spirito che continuamente mina le certezze definitive; maschera mobile, al limite dell'informe, che si oppone alle maschere fisse della convenzione sociale. Portando il dubbio, dissolvendo causticamente le verità rassicuranti, le consuetudini verbali e i gesti cerimoniali, egli, che lo voglia o no, rende possibile il rinnovamento della vita.

La rappresentazione avviene mediante un testo scritto, recitato da un gruppo di attori professionisti o dipendenti dell’impresa, messo in scena per tutto il personale o una parte di esso.

Lo spazio scenico può essere definito all’interno di un teatro o concordato con il committente, in un luogo di produzione dell’impresa.

Nella maggioranza dei casi, i soggetti rappresentati sono inerenti alla tematica professionale in questione e vertono sull’acquisizione di competenze.

Per quanto riguarda il ruolo del formatore, dovrà essere in grado di trasmettere prima che un’idea progettuale, una nuova forma di sensibilità, come strategia di lettura del contesto azienda.

Di seguito diamo una breve descrizione delle aree in cui può essere utilizzato il TDI:

-       area “Flessibilità”: sostegno alla comprensione di problemi interpersonali;

-       area “Sviluppo manageriale”: supporto al management;

-       area “Formazione”: innovazione didattica (l’apprendimento fa leva sull’emotività);

-       area “Cultura organizzativa”: strumento per l’analisi dell’impresa;

-       area “Comunicazione”: come strumento celebrativo.

Le tipologie di un intervento di TDI, possono invece riassumersi in:

-       Lezioni-spettacolo: catalogo di rappresentazioni teatrali, in ciascuna della quali è enfatizzata una particolare tematica.

-       Spettacoli su misura: spettacoli scritti e rappresentati per un azienda da attori professionisti.

-       Laboratorio creativo: spettacolo messo in scena dai dipendenti di un’impresa.

-       Match di improvvisazione teatrale: due squadre si sfidano improvvisando sulle tematiche suggerite dal pubblico, con la presenza di un arbitro che decide la durata e lo stile delle improvvisazioni.

-       Il buffone: è una figura che interviene durante le riunioni “obbligando” (inducendo) i partecipanti alla riflessione. 

Per quanto le tipologie di intervento siano diversificate tra loro, è possibile evincere alcuni elementi comuni:

-       coinvolgimento del pubblico, inteso come personale dell’azienda;

-       implicazioni per l’impresa, come assunzione di rischio sociale o manageriale;

-       servizio di accompagnamento: il TDI accompagna sempre un avvenimento interno ad un’azienda.

Nel caso in cui venga messa in scena una rappresentazione, è possibile tracciare un ideale percorso metodologico, di cui riportiamo le fasi:

-       definizione di un budget;

-       analisi preliminare della struttura organizzativa;

-       “messa a fuoco” del messaggio che il soggetto committente vuole trasmettere;

-       creazione di un canovaccio rappresentativo (drammaturgia), come trasposizione teatrale dei contenuti emersi;

-     approvazione del committente;

-       definitiva stesura dei contenuti;

-       eventuali attività di laboratorio (rivolte ai dipendenti dell’azienda);

-       allestimento di una scenografia (come “contenitore” dell’evento);

-       rappresentazione;

-       follow up.

La gestione di un progetto di TDI richiede un gruppo di lavoro multi-disciplinare , composto dai seguenti profili:

-       Formatori / Consulenti

-       Autori di teatro e sceneggiatori

-       Registi

-       Attori / Animatori

Per concludere questo breve intervento, tentiamo un confronto tra le fasi di un processo formativo e quelle di una rappresentazione teatrale, per mostrare come vi possano essere dei parallelismi metodologici:

 

Processo formativo

Rappresentazione

Apertura

Analisi dei fabbisogni formativi / Analisi del contesto organizzativo.

Lo spettacolo ha inizio, qualcosa viene scatenato.

Svolgimento

Definizione delle competenze richieste / Definizione di un percorso formativo.

Lo spettacolo entra nel vivo della narrazione.

Chiusura

Implementazione

L’azione scenica giunge al culmine.

Valutazione

Valutazione dell’apprendimento

cosa mi ha lasciato?

 

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