TUTTI INSIEME, NON GLOBALI
L’impegno
per la pace non s’esaurisce comprando le bandiere e appendendole al balcone,
quello semmai è un disimpegno: il mio gesto simbolico l’ho fatto,
il mio obolo l’ho versato, il mio amico è persino finito sul tg
regionale… io sono contro la guerra, l’ho dimostrato, sono a posto.
E sono anche no-global. E invece no, se hai sfilato sei global.
Se cento milioni di persone di tutto il mondo hanno potuto incontrarsi e manifestare
per un principio sano e giusto, lo devono proprio alla globalizzazione, alla
possibilità di essere ubiqui, informati e sempre collegati con pochi
soldi e tanta tecnologia: rivoluzione digitale e convergenza multimediale sono
la spinta generatrice del “tutti dappertutto”. E così quello
che vedo io puoi vederlo anche tu, ma adesso pure quello che possiedo io lo
vuoi anche tu. E la logica industriale ha capito che per rispondere alla nuova
domanda globale anche la produzione dev’essere ubiqua, va dove costa meno,
rendendo tutti più insicuri e meno ricchi.
Come pretendere adesso di fermare la globalizzazione? Annullare gli strumenti
di comunicazione, le tecnologie, le ricerche? Rottamare un miliardo e mezzo
di telefoni cellulari? Vietare i computer per evitare le speculazioni sui 1000
miliardi di dollari che giornalmente vengono trattati nel mondo, quando solo
180 sono motivati da effettivi scambi commerciali?
Insistere nel propagandare il perverso imperativo della crescita del PIL e il
falso obiettivo dello sviluppo sostenibile?
O non dovremmo piuttosto smettere, ad esempio, di produrre sempre più
nuovi modelli di nuove auto vecchie, da vendere per lo più a gente che
ne ha già e non sa più dove metterle? Non sarebbe ora di pensare
l’auto come strumento rispettoso dell’ambiente e non come predatore
delle risorse della natura? Riconvertendo per esempio gli impianti per fare
auto all’idrogeno, e destinare i grandi investimenti ad una buona rete
di distribuzione, che ci consentirebbe fra quattro o cinque anni di spostarci
in modo pulito anziché star fermi in garage per non morire soffocati?
Sventolare cento milioni di bandiere e poi ripartirsene in auto lasciandosi
dietro una bella scia di fumo azzurrino è l’ennesima manipolazione
emotiva, rituale di cervelli portati all’ammasso, con il terribile sacrificio
di nostri fratelli in guerra su ogni fronte rifiutato perché non capito.
E’ la grande occasione perduta.
Non vedere che se nel mondo globalizzato ci si uccide per ideali, religioni
e interessi diversi, nello stesso mondo accade il miracolo che ci si unisce,
mescolati in lingue, colori e religioni, affratellati in una Nuova Alleanza
che forse il Figlio di Dio ha deciso di concederci duemila anni dopo la sua
Ultima Cena. Ma a noi basta il telegiornale.