BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 19/01/2004

IL SACRIFICIO DI PARMA

di Bruno Bonsignore

Facciamo il calcolo dei costi.
Circa 30mila miliardi di vecchie lire sfumate nel nulla, quasi 40mila dipendenti a rischio di impiego e più di 100mila risparmiatori derubati dei loro soldi dalle borse mondiali.
Un crack finanziario superiore, rispetto al Pil, a quello di Enron e Worldcom messi insieme, e un disastro sociale impossibile da quantificare se non in chiave storica.
I revisori travolti dall’incompetenza se non dalla connivenza, le banche puntualmente attente a scaricare il danno sull’incauto risparmiatore, non a caso definito collettivamente parco buoi, mettendogli –più che lasciandogli- il cerino acceso in mano;gli imprenditori che dichiarano d’improvviso che occorre rivedere il sistema e l’attribuzione delle responsabilità, e i politici che se le palleggiano.
Siamo davanti a una delle più brutali e fulminanti diversificazioni della storia imprenditoriale; Parmalat ha messo da parte latte burro e formaggini e ha spedito in diretta un warning in lingua universale, forte e chiaro a tutti: questi giochi, che tutti conoscono e molti praticano, non vanno più bene, meglio evitare. Chi lo fa si brucia, va in galera, deve restituire il peculio –certo, quello che resta-, rovina se stesso e famiglia per qualche generazione, magari si becca pure la scomunica.
Eppure, ci sono anche dei valori.
Anche se non voluto, c’è il sacrificio, non l’olocausto. Tentiamo il calcolo dell’attivo.
Una buona parte dei 30mila miliardi verrà recuperata con le dismissioni di brand prestigiose e affermate su mercati mondiali. E c’è il core business che, forte della tradizione, continuerà. Anzi, potrà consolidarsi alleggerito delle tante diversificazioni malconosciute e peggio praticate.
Poi c’è la revisione della produzione, non più basata –grazie al maggior controllo sociale- sui famigerati alleggerimenti ma su una vera riorganizzazione e ottimizzazione dei processi. Un valore aggiunto, anche in termini di maggiore competitività sui mercati. Dobbiamo aggiungere la bonifica tecnica dei sistemi di controllo, che difficilmente potranno essere ammaestrati e condizionati come s’è potuto fino ad ora. I sindaci aziendali dovranno resistere e sapersi opporre alle pressioni indecenti, o illecite, della proprietà o del CdA; le società di revisione per non sparire nelle carceri e dal mercato dovranno rassegnarsi –quelle che ne sono capaci- a fare il proprio mestiere super partes o meglio dalla parte del mercato, per un periodo di tempo congruo ma non procrastinabile a piacere. Quando potrà contare nuovamente sulla trasparente oggettività di questi consulenti, il mercato segnerà un bel valore in attivo.
C’è il ravvedimento delle banche, indotte dalla comunità a rimborsare i danni per consigli inesperti o troppo esperti ai clienti indotti ad acquisti incauti. Il recupero di credibilità della banca nel ruolo di consigliere finanziario del cittadino coprirebbe, da solo, i costi del dissesto parmense. E c’è l’espiazione della Consob di peccati non veniali –gola? accidia? peggio?- che costituisce un altro consistente valore da portare nell’attivo del nostro improvvisato bilancio sociale, cui fa seguito l’inevitabile risveglio della Banca d’Italia dalla prolungata siesta mediterranea in cui pare essere sprofondata in tema di indagine sapiente e controllo competente del comportamento delle sue spregiudicate sorelline minori e cugine straniere.
Porteranno il loro contributo anche gli imprenditori, perché il parco buoi quando scappa ci mette sempre più tempo a tornare alla stalla, e senza carne non si fa brodo né pietanza. Quanto può valere il loro maggior senso di responsabilità? Stiamo bassi, diciamo un modesto 1% del nostro Pil?
Possiamo, spero, aggiungere il valore della lezione impartita dalla combriccola del latticino al nostro Quarto Potere, specializzato e non, che adesso scaglia fulmini ma appena un mese fa non sapeva e taceva, o magari sapeva e non diceva.
Insomma, un bel corso di formazione full immersion, multimediale e sì, pure globale. Calcolo solo i primi trenta giorni e stimo una massa di comunicazione –critica, e in questo senso positiva- di 1 milione di euro.
E c’è l’irrompere dell’etica, del bisogno di solidarietà e correttezza in tutta la sua splendente impotenza, una salutare iniezione di adrenalina, capace di oscurare per qualche tempo persino il calcio. Tanto che, uscito dalla porta è riuscito a rientrare dalla finestra del Parma Calcio, coinvolgendo in questo modo persino gli ultras! Un altro miracolo di cui possiamo ringraziare i lattai di Collecchio, di valore incalcolabile.
Il sacrificio di Parma ha dato a tutto il mondo, buoni e cattivi e indifferenti un colossale momento di coscienza sul quale meditare, correggere, perseverare, rifondare, sperare.
Il tutto al modico prezzo di una –una- manovra finanziaria del nostro Paese. Dobbiamo riconoscere che si tratta di uno scotto piuttosto modesto da pagare per un potenziale risveglio planetario. Coraggio Italia, riesci a essere scandalosamente ingegnosa anche nello scandalo, capace di trasformare un olocausto finanziario in un salutare sacrificio etico.

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