BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 15/03/2004

MUSICA SENZA ARMONIA

di Bruno Bonsignore

I Ragionieri Commercialisti, in merito al caso Parmalat, hanno proposto alle Commissioni Finanze e Attività produttive della Camera di istituzionalizzare il controllo di qualità sulle procedure e attività delle società di revisione. Le modifiche ai meccanismi di corporate governance sono suggerite per assicurare il rispetto delle regole tecnico-professionali mediante verifiche esterne o "tra pari", con pubblicazione dei risultati delle verifiche stesse.
E' emblematico che la proposta arrivi dagli "strumentisti" prima che dai direttori d'orchestra della Business Ethics. Si sono accorti che non solo i piccoli azionisti ma gli stessi sindaci, gli amministratori onesti e competenti, le regole di Corporate Governance e le varie certificazioni di qualità -sia interne sia esterne- sono impotenti di fronte alla spericolata genialità degli squali della finanza. Ma se non li ferma il codice civile, se non li preoccupa il bilancio contabile, cosa ci si può aspettare da una più solerte attività di controllo?

E' evidente che gli strumenti non sono un'orchestra, ciascuno interpreta la sua partitura e batte il tempo come gli pare, concedendo alla platea saltuari passaggi melodicamente godibili e qualche buon accordo per appagare il bisogno di armonia e acquetare l'attenzione percettiva.

In uno scenario dominato da tanta raffinatezza strategica, come rispondono i top manager agli appelli alla trasparenza e agli inviti alla corporate social responsibility? Con un bel codice etico fatto col taglia e incolla, con il bilancio sociale e caspita, anche la certificazione di qualita'! Perché questi sono gli strumenti di cui dispone l'Ethics Officer, armi leggere contro il bazooka, la determinazione feroce a far soldi da una parte -quella che ha le deleghe- e l'intenzione di capire e di mediare dall'altra: un duello impari, pur con tutta la conoscenza e l'attenzione che ci possa mettere il supervisore etico.
Che allora deve sapersi arrangiare, privilegiando la creatività, l'osservazione e il mettere in relazione; non limitarsi ai facili controlli cartacei o a prevedibili incroci di riscontro ma piuttosto annusare l'aria che tira, la psicologia della proprietà e degli amministratori, l'atteggiamento, il piglio, gli accenni sussurrati e i commenti lasciati in sospeso, il modo di vestire e di viaggiare, la postura e il tono adottati con i collaboratori, con i consulenti, con i rappresentanti sindacali, con i giornalisti, con i clienti, la determinazione e la prontezza a reagire in situazioni difficili, l'attenzione per i dipendenti, il rispetto del core business, la capacità di creare nuovi prodotti e servizi ...
Questa è l'auditing way sollecitata da Francesco Varanini , che non si può neutralizzare con alcun documento, impossibile da smontare anche per il più navigato dei revisori, inattaccabile da qualsiasi cavillo legale proprio perché etica nella sua essenza. Basata sulla ricerca instancabile e irrinunciabile del compromesso, della via comune -e perciò condivisa e più probabile- verso la soluzione dei problemi quotidiani.
E orientata alla ricerca di un imprenditore che voglia fare l'imprenditore e non il finanziere. E che diffida del finanziere che vuole fare l'imprenditore.

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