BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 24/05/2004

ZYGMUNT BAUMAN INEDITO [1]

di Bruno Bonsignore

Quel signore che spunta  dalla porta scorrevole della dogana dietro al carrello senza bagagli, con solo una piccola borsa a mano, è Zygmunt Bauman, e mi individua  subito senza l’aiuto del libro che tengo in mano

col suo nome in copertina. Si ferma e s'inchina per salutarmi,  scusandosi con  enfasi ironicaper avermi fatto attendere una ventina di minuti, dopo aver mandato sua moglie Janina in avanscoperta per rassicurarmi ch’erano arrivati.

Mi spiega che l'aereo per Milano ha aspettato loro ma non i bagagli, che sono rimasti ad Amsterdam, e così ha dovuto riempire un po' di moduli per consentire la consegna in hotel l’indomani.  Mi sollecita a raggiungere un'area "smokers" e  appena fuori dal cancello cava di tasca la pipa  e da' fuoco  al fornello pieno di Clan aspirando con gusto.

Sull’auto che ci porta da Malpensa a Milano io siedo di fianco al taxista, ed ho ancora in mano il libro con la  foto in copertina. L'autista la nota e mi chiede se il signore dietro è proprio quello della foto e io gli dico che sì è il professor Bauman, un passeggero famoso e prezioso e gli raccomando di guidare con prudenza.  Mentre la moglie s'è assopita cedendo alla stanchezza e allo stress dei bagagli che non sono arrivati, dal sedile posteriore mi giunge la sua voce che osserva, con tono leggermente piccato, "vedo che hai trovato un buon compagno di conversazione...."

L’ho invitato da tempo a  tenere una lezione al master di Ethics Management e anche se è già al corrente del tema, mi chiede cortesemente se vi siano aspetti di particolare interesse per la docenza dell’indomani.

C’è emozione nell’aula riunita davanti a lui il mattino alle 9, ed è stato deciso di non tradurre per evitare di interromperlo, confidando nel suo inglese tranquillo e chiaro. Un’ora di lezione di vita, cioè di saper osservare per cercare di capire senza mai illudersi, avverte,  di avere capito. E con l’esortazione ai futuri manager ad accettare che nella realtà complessa della globalizzazione non c’è più la possibilità di controllare tutte le conseguenze delle nostre decisioni, e che dobbiamo rassegnarci a convivere col dubbio. E poi un’altra ora di domande, alle quali ci sono già  le risposte nei suoi libri, ma gli vengono fatte per assaporare la sua presenza fisica, la lucidità  e l’immediatezza nel correlare l’attualità di oggi con le intuizioni di Simmel, di cui si dichiara  umile discepolo.

Chi mi sta di fianco a cena e' un grande saggio coi capelli bianchi che gli cerchiano il cranio e m’interroga sulla bontà di un vino rosso di cui ha sentito parlare,  si chiama “dolcetto” avvertendomi che non me lo chiede per farselo ordinare, ma io sono svelto a dirgli che dopo un più leggero grignolino è previsto proprio il dolcetto per accompagnare la prossima portata. Penso che mi piacerebbe passare con lui e magari pochi buoni amici qualche tranquilla, privilegiata giornata di conversazioni, anche nell’improbabile Leeds…

Il cameriere è consapevole di avere un personaggio al tavolo e quando sente che il professore abita a Leeds lo informa subito che il mese prossimo ci dovrà andare per un rally e così Bauman si alza, gli da’ il suo minuscolo biglietto da visita e lo invita ad andarlo a trovare! Allora penso che è proprio  dimostrata la tesi dei 6 gradi di separazione (o di vicinanza), io che ci ho messo quasi un anno per incontrare Bauman, inseguendolo nei vari congressi e appostandomi per potergli parlare brevemente, mentre al cameriere di Posillipo basta una cena per essere addirittura invitato a casa…

Ritorno ai momenti d’aula  e considero che Bauman   dice  cose che ho già letto  ma è come se  lavasse e stirasse per bene la tua cultura,  trasformandola in  un vestito comodo da indossare  per scoprire altri aspetti interessanti che non avevi colto e che non passano di moda,  e capisco che il professore ci consente di valorizzare quanto sappiamo e  al tempo stesso d’accorgerci di quanto sia relativa la conoscenza.

Così che quando  ripropone i suoi concetti   non da’ affatto la sensazione che  stia insegnando, lui guarda e osserva e parla a voce alta, sottolineando di quando in quando con un “ladies and gentlemen…” e una piccola pausa le affermazioni più significative, e dopo un po' ti abitui alla sua straordinaria acutezza, alla semplicità con cui sviluppa dei pensieri complessi e te li porge. Al termine della lezione, prima che se n’impadronisse  una giornalista, gli ho detto  “professor there are a lot of people, young people all around you, sitting on the floor and  no phone buzzing, no conversations or loughs, nobody getting out while you are speaking ...it sounds like they all love you, I think you should be proud of it…” Lui si schernisce e mi dice di non capire perché gli abbiano attribuito tutte quelle lauree e  riconoscimenti, ma gli occhi brillano quando sua moglie Janina ci informa che il prossimo 22 aprile l’Università  di Leeds  gli conferirà la Laurea Honoris Causa,  di questo lui e' orgoglioso. E riconoscente, perché  è stata Leeds 35 anni fa ad ospitarlo e offrirgli un incarico all'università. Gli ho chiesto perché proprio a Leeds: "avevo terminato un breve incarico all'università di Londra ed ero senza impiego e leggo sul Daily Telegraph che ci sono offerte di lavoro, allora mi informo  e mi dicono che ci sarebbe un posto all'università di Leeds, e ci andiamo di corsa. Era una brutta città, grigia e piena di fabbriche, ma un po' alla volta gli stabilimenti hanno chiuso, adesso  c'è il verde e si vive tranquilli, e poi non andiamo volentieri a Londra. L'aereo lo prendiamo a Leeds anche se ci sono pochi voli, ma l'aeroporto è piccolo e senza tutti quei  corridoi interminabili che non sai dove ti portano”.

Professor - ” …Bruno, you are not allowed anylonger to call me professor, I’m Zygmunt…”- , gli chiedo  se anche lui pensa, come Morin, che ci sia una sorta di “via Mediterranea” alla globalizzazione, un modo caratteristico e specifico del Sud, coi suoi  ritmi fisiologici, che sa prendersi il tempo per riflettere, per ridere, per informarsi dell’altro, per la convivialità e l’ironia  e non è ossessionato dal  dominio della ragione, della logica lineare e della velocità…

“ Sì –mi risponde- credo che ci possa essere questa che chiami via, voi (del Sud) siete capaci, al contrario dei francesi, o dei tedeschi o degli inglesi, di accogliere l’altro, dico tutti quegli immigrati  che sbarcano  sulle vostre isole, senza pretendere, anzi senza aspettarvi che diventino necessariamente come voi, che acquisiscano la vostra cultura come una condizione senza la quale vanno rigettati indietro,  vedo i segni di questa nuova disponibilità. E non si tratta, come dici, di un melting pot, un punto di scambio e di fusione, vedo piuttosto un’apertura a convivere nella differenza”.

La cena finisce e Bauman  guadagna per primo la porta per accendersi la pipa, così ho ancora il tempo per un’ultima curiosità e gli chiedo  come passa la giornata e del suo orario di lavoro: scrive tanto, rilascia interviste, viaggia frequentemente in tutta Europa, di certo legge e guarda la televisione perché è informato su tutto, anche delle  vicende italiane come l’ultimo sciopero generale proprio il giorno del suo arrivo;

 “ sono come Venere,  che èvisibile sia al mattino, prima che sorga il sole, che a sera,  dopo il tramonto. Gli antichi non avevano capito che si trattava dello stesso corpo celeste in due posizioni diverse e chiamavano il primo Phosphorus e il secondo Vesper.Ebbene io sono un tipo Fosforo, mi alzo alle 6 e lavoro fin verso le 11 o mezzogiorno, poi basta, mi riposo,  leggo, faccio altro o guardo un po’ di televisione, la sera mangiamo alle 7, un pasto leggero e alle 11 siamo già a letto”.

All’abbraccio della buona notte mi regala questa dedica sul libro che sventolavo all’aeroporto con la sua foto in copertina:

"to signor Bonsignore, in memory of unforgettable - fascinating - stimulating meeting in Milano".

Grazie Zygmunt.



[1] Tra il 26-30 marzo 2004 Zygmunt Bauman è stato a Milano ed ha partecipato ad attività organizzate da Assoetica (www.assoetica.it).

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