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Pubblicato in data: 05/07/2004

ETICA NELLA POLITICA. IL PARTITO COME INTERFACCIA DELL'ELETTORE

di Bruno Bonsignore

Partiamo dal concetto di interfaccia-utente, per semplificare: il monitor di un PC.

Dietro al monitor si svolge una quantità inimmaginabile di funzioni ed operazioni che non si vedono. Il monitor è l'interfaccia più conosciuta, ormai familiare a tutti. Ma l'interfaccia utente non è solo quella del PC. Per esempio, la carta moneta è l'interfaccia utente che consente di vedere e capire il valore di prodotti e servizi e di acquistare e pagare ciò che si vuole, istantaneamente…

Il Partito politico non è altro che l'interfaccia-elettore, e dovrebbe essere il più immediato ed efficiente comunicatore dei propri programmi e degli accadimenti politici e sociali.

In questa metafora le piattaforme più conosciute - Windows, DOS- equivalgono alle piattaforme politiche dei partiti di massa, idealmente pochi concetti politici di base: ad esempio, libertà totale dell'individuo e del mercato (a discapito dell'uguaglianza), oppure uguaglianza come obiettivo prioritario (con limitazioni alla libertà), oppure: libertà, uguaglianza e fratellanza (per correggere il conflitto concettuale “libertà-uguaglianza” e rendere possibile il triplice obiettivo della Rivoluzione Francese).

 

Queste poche piattaforme politiche vengono poi rivestite –come le carrozzerie d'auto- con elementi non sostanziali per differenziarle, e dare vita ad altri partiti minori (nella metafora, a diverse versioni d'auto).

Un trucco che la comunità ha ormai smascherato sia quando compra un'auto (consumatore) sia quando va a votare (elettore).

Nella democrazia attuale tutto viene calcolato e rapportato in numerario per arrivare poi immancabilmente alla domanda retorica “possiamo permettercelo?”. La natura del problema è quasi irrilevante, che si tratti di sistema sociale, formazione scolastica, discariche ammorbanti, di pensioni o degli orari dei musei. La stampa fa sapere all'opinione pubblica quanto costa alla società far ripetere un anno a uno studente, o quanto costa un ammalato o un morto per incidente stradale. Le cifre parlano chiaro … non possiamo permettercelo. La ricetta è così semplice che vale per tutti i casi. Si calcola il costo di qualcosa e non è più necessario domandarsi se la maggioranza l'accetti o lo desideri. Se costa molto, la risposta politica è “no”. Questo, insieme con la percezione di corruzione che ha raggiunto livelli altissimi, ha ormai spiazzato i partiti politici: non solo storicamente non efficienti ma anche non credibili e quindi non votabili.

Sull'interfaccia-elettore qualcosa è cambiato. La gente non si limita più a guardare lo schermo, disinteressandosi di cosa si muove dietro: adesso vuol sapere chi fa “girare il software”, con quali obiettivi e con quali criteri.

A questo punto ci vuole un partito, anche piccolo, che abbia un posizionamento storico preciso e riconoscibile, animato da un'opinione, capace di una presa di posizione, di una assunzione di responsabilità.

E' quest'ultima il presupposto etico, il plus che lo renderebbe diverso da tutti.

Come dovrebbe concretizzarsi il suo impegno etico, in modo che l'elettore lo possa interpretare come un preciso vincolo non solo politico ma sociale?

Basterebbe un Assistente Etico al Segretario del Partito, un personaggio inedito, che partecipi alla vita e alle decisioni della Segreteria (ascoltando, consigliando) e che le comunichi agli stakeholder (elettori acquisiti e potenziali) nel modo più corretto, semplice e trasparente.

Per ottenere l'adesione da parte degli elettori occorrono due condizioni:

dire cose giuste –e nel modo giusto- ed essere credibili, in accordo cioè con motivazioni reali. Se ci si limita all'incentivo e si dimentica la giustificazione si daranno incentivi a fare cose sbagliate, mentre se ci si limita alla giustificazione e si dimentica l'incentivo, o la motivazione, si comunicheranno delle utopie.

Occorre quindi giustificare moralmente una condotta, e comunicare chiaramente le motivazioni per le quali si agisce in tal senso.

Le motivazioni devono essere concrete, enfatizzando i benefici dal punto di vista degli interessi dei cittadini, basati su valori di etica pubblica, e non ricadendo nella facile demagogia di prospettare un tornaconto per l'elettore e il suo orticello.

L'elettore, i giovani specialmente, non credono nemmeno nella possibilità di trovare un posto fisso, come è pensabile che abbocchino a vaghe promesse di vantaggi personali, come usava nel dopoguerra!?

Un Partito responsabile, credibile, con una visione condivisibile deve avere il coraggio di aprire la strada del rapporto sociale, lasciando alla demagogia di massa l'approccio moralmente ambiguo mirato sul singolo.

La non chiarezza nel dare all'elettore motivazioni credibili è una strategia di comunicazione, o meglio una mancanza di strategia, che ha dimostrato di non portare più il voto.

Il costo del cambiamento è minimo, il lavoro è grande, ma lo spazio da conquistare è immenso: tutto l'elettorato, a partire dagli opinion makers, quelli che contano.

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