BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 06/12/2000

Portali generalisti, vecchia formazione, nuova organizzazione della conoscenza
di Bruno Bonsignore

Il convegno di chiusura di questo ennesimo mega Smau – più di mezzo milione di visitatori, e si sono visti! – propone "sesto potere" quale intrigante e al tempo stesso inquietante titolo su cui hanno dibattuto prestigiosi rappresentanti della new e old economy.

E’ chiaro a tutti ormai che la new economy non è altro che un diverso approccio strategico imposto al marketing dai – questi sì nuovi – media interattivi, ed è proprio con questi che dobbiamo imparare a confrontarci dal momento che lo stesso internet ha ormai compiuto 40 anni! Confinata per ora nell’angolo la new star protagonista delle pagine economiche degli ultimi due anni, si scopre invece che è sempre la old economy a condurre le danze, razziando nuove visioni per sviluppare business prima impensabili e capace al tempo stesso di evitare di imbarcarsi in improbabili start up senza ritorno, non solo dell’investimento ma dell’intera dot.com …

Ed eccoci ai portali. Grandi realtà virtuali in cambio di colossali investimenti reali dove il profitto non è nemmeno un presupposto di fattibilità e il ROI sconosciuto, sui quali gli stessi protagonisti enunciano obiettivi, strategie e utilità diverse.

Fare da intermediari fra i naviganti sprovveduti e le loro rispettive destinazioni? fornire una quantità indicibile (e difficilmente digeribile) di informazioni per un’audience mangiatutto, sull’esempio delle più bieche tv generaliste? fare da guida agli inesperti già sapendo che, appena svezzati e più smaliziati – cioè più capaci di fare acquisti online - abbandoneranno il portale per andare da soli a comprare dove gli pare?

Obbietto: ma internet non è il nuovo mezzo interattivo, quello che consente il rapporto ( e il marketing ) one-to-one? Quello che, in ultima analisi, genera proprio il "sesto potere" dell’internet people, per attenerci al titolo del meeting?

Osservo che invece i portali si rivolgono, per postulato, ancora e sempre all’audience: tanti contenuti per tanti milioni di visitatori, coi quali il rapporto diretto proprio non esiste! Se ne deduce che questo dell’interattività viene considerato dai portal strategists un optional marginale e per di più scomodo, direi anzi sconosciuto, perché le audience di milioni di individui sono ormai sostituite da milioni di mercati di un singolo individuo.

Il buon Franco Carlini, scrittore old che conosce il new writing, strepita giustamente che occorre avvalersi di (leggi assumere…) giornalisti che conoscano il web e sappiano scriverci – non solo parole ma inserire ipertesti, immagini, logiche di lettura coerenti con il mezzo – in stile adeguato. Ma Virgilio e Jumpy non la pensano proprio così e giunge inaspettato a dar loro manforte il sociologo Domenico De Masi con una simpatica provocazione. Quotidiani e libri non servono più, dice, non ha più senso leggerli e lui non vede l’ora che spariscano per lasciare pieno spazio e festeggiare il dominio assoluto della pubblicazione elettronica…

E poi questa auspicata felice convivenza tra old e new media: com’è possibile se ancora non comprendiamo le conseguenze più immediate della digitalizzazione?

Una volta la powerness di una società era strettamente correlata alla potenza di calcolo dei suoi computers. Adesso i computer sono strumenti di comunicazione digitale che portano una massa infinita di informazioni sulla scrivania di ciascuno di noi.

Oggi la vera sfida per ogni azienda, brick o click che sia, è saper trasformare il crescente capitale di conoscenze in vantaggio competitivo, cioè in innovazione sia nei processi che nei prodotti e diffonderla a beneficio di tutti i suoi addetti. L’azienda prossima ventura, per primeggiare ma anche solo per sopravvivere, deve avere il " sesto senso " di riposizionarsi come organizzazione di apprendimento, per di più continuo: lifetime learning.

Non ho avuto alcun sentore di questa visione né tantomeno di progetti in linea con la semplice constatazione che parlare di formazione nella digital era è non solo inadeguato ma controproducente. Contro-produce "old vision", contro-induce a usare modelli superati (e gia’ visti su internet) come strategie da imitare, contro-propone grotteschi "percorsi formativi" statici e ridicolizzati dall’incalzante timing di internet invece di spingere verso nuove visioni individuali e originali. La materia prima? gratuita e abbondantissima: i contenuti destrutturati che la rete stessa ci offre!

E’ questo sesto senso che consentirà di gestire il sesto potere, ed è bene che lo sviluppiamo in fretta.

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