BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 29/11/2010

 

MAC O PC? IPAD O ...?

di Paolo Brunelli

La contesa “religiosa” fra sacerdoti del Mac e utenti PC è nata col Mac, non il giorno dopo la sua nascita, ma proprio il giorno stesso. Il Mac è pensato per essere una religione: o lo si accetta o lo si rifiuta, non si può (fisicamente…) scendere a compromessi.
Però funziona…
L’IBM col PC e la Apple col Mac hanno perseguito con le proprie “creature” modelli di business antitetici: l’IBM ha costruito una piattaforma aperta (BIOS e bus PC) ai contributi di terze parti, con specifiche pubbliche che hanno consentito la nascita dei cloni ed in ultima analisi il successo del PC.  Apple ha scelto la strada del prodotto chiuso, con interfacce pubbliche ben pensate, ma molto alla periferia della piattaforma.
Di conseguenza anche la filosofia di interazione con la piattaforma era diversa: aperta fino a consentire  interventi invasivi e potenzialmente distruttivi il PC, chiusa e protetta a garanzia dei criteri di funzionamento predefintiquella di Apple.
Chi ha “ragione”? dal mio punto di vista assimilabile a quello di un letterato informatico, molto meglio il PC. Dal punto di vista di chi non vuole grane, forse meglio il Mac.
In fin dei conti il modello Mac è quello delle appliance, ovvero di apparecchi dedicati ad un compito specifico e solo a quello, quindi di facile uso. Il televisore ne è l’esempio più tipico: lo compri, attacchi la spina, si accende il pannello di configurazione, al massimo ti chiede di impostare data e ora, prendi il telecomando e funziona. Anche la Playstation  è una appliance,  che molti possiedono assieme al PC. Sono due apparecchi di potenza equivalente, uno dedicato a fare cose specifiche (i videogiochi) l’altro di uso più generale ma più complesso. Sul PC puoi avere molti dei videogiochi nati per la Playstaion, ma chi è disposto ad aspettare i 2 -3 minuti che ci mette un PC ad accendersi per poi giocare? Poi il PC non è collegato al grande schermo del televisore. 
Il modello delle appliance è per il mercato di massa: voglio una cosa perché mi piace quello che fa, lo fa bene ed in modo facile. Non mi importa che sia un modo pensato da altri e che ti “costringa” a sacrificare libertà d’azione in nome della facilità d’uso. Il Mac è intuitivo, non prende virus (perché è chiuso) e chi se ne frega se ci attacco un iPod e non lo vedo come disco esterno.
Per il successo di una appliance tutto sta ad indovinarci sui punti fondamentali. Ho l’impressione che col Mac la Apple non ci avesse preso, o forse ha puntato sul modello chiuso (appliance) troppo prematuramente, soffrendo la vitale dinamicità del PC che definiva il modello operativo del “personal Computing” di giorno in giorno, assieme ad una sterminata comunità di sviluppatori ed utenti. Ora il mondo del PC appare più maturo e stabile ed una “appliance” ha un senso. Quindi il Mac, che ha resistito, è un successo.
Oggi anche Win7 ha una forte impronta  di etero-direzione e soffre rispetto al Mac la pesantezza derivata dal fatto di non essere “nato chiuso”.  Però tutto sommato chi vuole può entrarci dentro e creare nuovi contesti applicativi. Se devo pensare che so, ad una applicazione di domotica, riesco ad immaginarmela su un PC, mentre sono quasi certo che se ci fosse sul Mac, non mo andrebbe bene così com’è e non la potrei modificare. Le appliance devono fare cose consolidate.
D’altra parte però non installerò Linux sul mio PC. Ho provato una volta a caricarci un build di Ubuntu: tutto bene, veloce e bello, peccato che ho fatto fatica a installare il driver della interfaccia Wi-Fi del PC e che poi non sono riuscito a farla funzionare. …E sono un letterato di informatica, seppure non “nativo-digitale”. Alla fine ho reinstallato windows XP. Un mio amico più “tecnico” di me ha tenuto duro non so con quale release di Kubuntu ma poi anche lui ha desistito, quando tutti si incazzavano e lo prendevano in giro per le sue email con le lettere accentate sostituite da sequenze di caratteri ostrogoti, nonsostante gli innumerevoli tentativi di aggiustamento delle personalizzazioni.
Che succede ora con i tablet? Apple, come sua abitudine è partita con una buona idea: l’interfaccia double touch(??) applicata ad un dispositivo/interfaccia appoggiato al Cloud. …e ci ha di nuovo chiuso sopra un modello di business, che passa per un unico market place abilitato a scaricare le applicazioni. Punto, non puoi farci altro. o meglio, se vuoi fare qualcosa, sviluppi, carichi su iTunes ecc. ecc.: le regole del gioco sono quelle di Apple.
Temo che anche in questo caso sia troppo presto per chiudere. La partita dei tablet è apertissima: il modello dell’interfaccia verso il Cloud è una bella idea. Ma qual è il dispositivo giusto? Proprio nessuna memoria di massa accessibile? Quali sono le funzioni che stanno sul Cloud? Siamo proprio sicuri che i grandi market place debbano essere l’unica sorgente di applicazioni? Oppure basta un browser molto potente che all’occorrenza scarica piccoli applet? È un modello con molte variabili, tutt’altro che indirizzato e men che meno stabile. Mi sembra però che gli attori di oggi (MS, Apple, Oracle-Sun) abbiano fatto il loro tempo, nel senso che anche se stanno ancora ben saldi in piedi, con i soldi nelle tasche che fanno da zavorra, non li vedo portatori di nuove idee e modelli. È a Google e Facebook e a chi verrà dopo (sono nato con MS e non conosco “il nuovo mondo”, anche se mi appassiona) che bisogna guardare.
PS: io uso un PC con Windows XP, ho a casa un NAS (un disco direttamente connesso alla rete casalinga), con tutte le nostre foto e la musica, attaccato in DLNA al televisore. Penso mi comprerò un tablet Android… tutta roba che “funziona quasi da sola”.

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