BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 27/08/2003

IDENTITA' PERSONALE E MEMORIA DELLA RETE

di Maurizio Carrer

Ogni tanto mi viene voglia di contattare vecchi compagni di scuola, sapere se stanno bene, se hanno famiglia, che tipo di lavoro fanno, poterli incontrare di nuovo. Non avendo alcun recapito né numero di telefono ho quindi provato a digitarne nome e cognome su Google, cosa che ovviamente è possibile fare anche utilizzando un altro motore di ricerca. Se siamo fortunati otterremo qualche informazione dettagliata sulla loro vita, più facilmente se qualcuno ha partecipato a qualche attività in rete.

Dagli articoli che abitualmente leggo in giro e parlando con conoscenti so che questa è una pratica molto diffusa, quindi penso che questa curiosità sia venuta anche ai lettori di Bloom!. Alzi la mano chi non ha mai provato per esempio a digitare il proprio nome e cognome su un motore di ricerca. Ritornando al nostro lavoro investigativo su una persona che ci interessa, potremmo scoprire per esempio se appare in un sito web con qualche contributo (magari su Bloom!), o se ha lasciato qualche curriculum per ricerca di lavoro, o ha partecipato a qualche gruppo di discussione, o ha messo un annuncio per acquistare o vendere un’auto, eccetera.

Mettendo insieme questi frammenti ci facciamo un'idea di quello che sta facendo, o ha fatto in passato.

Vorrei condividere con la comunità di Bloom! questa riflessione: la memoria di Internet è molto lunga, se ciascuno di noi partecipa ad una o più attività sulla rete rimarremo visibili per anni, forse per decenni, la considerate una violazione della privacy? [1] Personalmente non credo, siamo di fronte ad una nuova forma di comunicazione: tutto ciò che diciamo o facciamo viene scritto su un papiro che sarà consultabile da tutti, in modo ipertestuale: è come se mettessimo a disposizione della comunità degli utenti brandelli della nostra vita in modo che ciascuno possa farsi un’idea personale di come siamo. E’ un confine nuovo, inesplorato, diverso dal concetto di pubblico e privato con cui siamo abituati a concepire le attività umane; Internet ci mette a nudo perché sappiamo che le nostre impressioni vengono scritte in modo indelebile, poi le possiamo anche contraddire o smentire, ma sarà sotto gli occhi di tutti e ciascuno potrà mettere insieme concetti vecchi e nuovi, in una sorta di meltin pot sinaptico.

Mi viene in mente un paragone: è un po’ come se durante una conferenza gli appunti di tutti possano essere organizzati attraverso un ipertesto e resi disponibili in maniera sempre diversa. Sicuramente è uno strumento interessante per mettere a confronto le dichiarazioni dei politici e osservare per esempio quante volte cambiano idea in un determinato periodo sullo stesso tema.

In tema di privacy oggi molti autorevoli esperti della rete suggeriscono di utilizzare pseudonimi (nickname) per  conservare un po’ di riservatezza, io invece lancio a tutti voi questa proposta: se non facciamo cose di cui vergognarci utilizziamo sempre la nostra vera identità in rete, chissà che un giorno venga a bussare alla nostra porta un vecchio amico che non vediamo da anni, oppure qualcuno che affascinato dalla nostra vita ci vuole conoscere, o perché no, offrirci un lavoro.



[1] In realtà siamo visibili in rete anche se non partecipiamo ad alcuna attività on-line: ad esempio ho scoperto che una mia vecchia amica fa l’insegnante di matematica a Perugia solo perché l’elenco dei docenti e delle scuole è pubblicato sul web. La vera innovazione è la grande potenzialità delle query dei motori di ricerca che riepilogano istantaneamente informazioni molto diverse tra loro, spesso senza che il diretto interessato ne sia a conoscenza.

 

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