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Pubblicato in data: 10/01/2005

ATOMI E BIT: LA GESTIONE DEGLI IMPREVISTI (1)

di Maurizio Carrer

Anticipazione, fanta-informatica, fanta-storia

C’è una parte della letteratura e del cinema di fantascienza chiamata di anticipazione che si occupa di descrivere scenari plausibili, partendo da teorie scientifiche possibiliste. Non essendo un vero e proprio genere, gli autori dei romanzi di anticipazione sono di solito frettolosamente annoverati nel genere fantascientifico anche se trattano argomenti di fanta-informatica o di fanta-storia 2 . Probabilmente il primo autore moderno di romanzi di anticipazione è stato Herbert G. Wells, contemporaneo di un altro grande autore del genere: Julies Verne.

Rispetto a Verne, più teso a raccontarci storie affascinanti che ruotano intorno ad una scoperta scientifica, i romanzi di Wells prendono spunto da elementi scientifici per poi descriverci situazioni complesse, con le quali i personaggi e a volte l’intera umanità si devono confrontare. Tra i suoi romanzi più famosi ci sono alcune pietre miliari, The time machine (1895), The Invisible man (1897), The war of the worlds (1898) che ispirarono parecchi futuri autori e registi di film di grande successo. Chissà che non abbia ispirato anche la scienza cosiddetta ufficiale? E’ un fatto che Verne scrisse Dalla Terra alla Luna nel 1865 e Wells I Primi Uomini sulla Luna nel 1901. Anticipando entrambi la storia di quasi cent’anni.
Esistono anticipazioni molto interessanti rispetto alla crescita e allo sviluppo delle tecnologie informatiche, alcune consapevoli, altre probabilmente no, emerse semplicemente dal talento di autori geniali, capaci di cogliere le giuste intuizioni e osservazioni, ma ancora troppo eteree per divenire leve di cambiamento.

Teletrasporto

Un esempio è il tema del teletrasporto a distanza di oggetti o esseri viventi, che è stato diffusamente trattato dal genere fantascientifico. Chi non ricorda il capitano Kirk della serie televisiva Star Trek chiamare l’astronave Enterprise dalla superficie di un pianeta con un telecomando a guscio (un’anticipazione dei nostri moderni cellulari?) con la celebre frase “Kirk a Enterprise, fateci risalire”?

Nella serie prodotta nel 1966 da Gene Roddenberry il teletrasporto è il mezzo più comune utilizzato per trasferirsi sulla superficie dei pianeti visitati o per spostarsi a bordo di altre astronavi. E’ un sistema collaudato, efficiente e privo di errori. Ma la storia del teletrasporto inizia qualche anno prima, con qualche problema.

Nel 1958 esce un film di grande successo, The fly per la regia di Kurt Neumann, tratto da un racconto di George Langelaan. Gli intepreti sono Vincent Price, Patricia Owens e David Hedison. Curiosa la traduzione in italiano: L’esperimento del dottor K: il dottor K non c’è nel film. Immaginiamo che la traduzione abbia voluto accostare il protagonista dottor Andrè Delambre al kafkiano K.
La trama racconta della scoperta di un teletrasportatore, inventato dal dottor Delambre, costituito da due cabine, una di partenza ed una di arrivo. Dopo i primi esperimenti di successo in cui riesce a teletrasportare alcuni oggetti, il dottor Delambre decide di provare la sua invenzione su sé stesso. Il risultato è orrore puro: nella cabina di arrivo si materializza il dottor Delambre con la testa e una zampa di una mosca e una mosca con una minuscola testa e un braccio dell'uomo. Il dottor Delambre non si accorge infatti della presenza di una mosca nella cabina di partenza al momento dell’esperimento.

Una celebre sequenza è quella in cui Patricia Owens, urlando terrorizzata alla vista delle sembianze del marito, viene ripresa secondo la prospettiva dell'occhio dell'insetto, moltiplicata a mosaico sullo schermo.

A seguito del successo che ebbe questo film ci furono alcuni sequel di scarso rilievo, quali La vendetta del dottor K nel 1959 e La maledizione della mosca nel 1965. Finché nel 1986 David Cronenberg realizza un remake molto interessante, probabilmente superiore al suo predecessore del 1958. Gli interpreti principali de La mosca sono Jeff Goldblum nel ruolo del dottor Seth Brundle e Geena Davis nella parte di Veronica Quaife, redattrice di una rivista scientifica.

Nel film di Cronenberg la sequenza di teletrasporto è affidata ad un computer a riconoscimento vocale. Anche qui c’è l’incidente dell’insetto ospite presente nella cabina di partenza al momento dell’esperimento, ma qui succede un fatto nuovo e rilevante: nella cabina di arrivo del teletrasporto non compaiono più due organismi seppur mostruosamente scambiati bensì uno solo, geneticamente fuso in un solo essere. Anche questo fu un film di successo e seguì l’inevitabile Mosca 2 (The Fly 2) nel 1989 per la regia di Chris Walas: titolo scontatissimo e film da dimenticare.

Nelle due edizioni de La mosca, del 1958 e del 1986, la macchina del teletrasporto si trova a dover gestire un problema inatteso e reagisce in due modi completamente diversi. Due modalità di reazione all’imprevisto in cui troviamo due interessanti anticipazioni sui paradigmi dell’informatica. In entrambi i casi la macchina è stata progettata per trasferire un solo soggetto da un punto ad un altro, il programma è progettato per questo: ma che succede quando inaspettatamente nella cabina di partenza trova due soggetti?

Errori nell’input e diverse conseguenze, ovvero due modelli di informatica

Nel film del 1956 il programma di teletrasporto rappresenta pienamente il paradigma dell’informatica caratterizzata dal mainframe, il grande host computer che contiene tutto. E’ una informatica centralizzata, lineare. Il software è strutturato per linee di codice. Il programma garantisce il risultato prefissato solo se l’input è corretto.

E qui l’input –rappresentato dalla cabina di partenza– è scorretto, perché ci sono due soggetti anziché uno. Di conseguenza anche l’output è sbagliato, vengono creati due soggetti, con parti del corpo scambiate.

Nell’interpretazione di Cronenberg del 1986 invece avviene un fatto nuovo. Pur essendo ovviamente anche qui sbagliato l’input, il programma tenta ugualmente di portare a termine ciò per cui è stato progettato, tenta cioè di ricomporre un soggetto nella cabina di arrivo. E piuttosto che sbagliare certamente, come nell’esempio precedente, fonde i dna e crea un organismo nuovo, curiosamente e cinicamente ribattezzato dal computer Brundle-mosca. C’è insomma almeno il tentativo di portare a termine l’obiettivo: anche se l’input è sbagliato la macchina cerca di realizzare un successo.

È il paradigma dell’informatica che stiamo vivendo, l’informatica che ha visto l’avvento della programmazione ad oggetti e delle reti di computer e di Internet. L’informatica che si riassume nella frase “best-effort delivery”. Questo nuovo approccio alla soluzione dei problemi ci dice che sarà fatto tutto il possibile per il successo dell’operazione – senza che però ci sia data garanzia del successo.

Internet e la complessità

Internet è una rete talmente complessa che nessuno può garantire che tutto andrà bene. Sembra incredibile, ma funziona proprio così – e noi ci stiamo abituando a questo nuovo modello. Il web ad esempio non avrebbe mai potuto realizzarsi con il paradigma del mainframe, perché nelle reti complesse spesso gli input sono errati, o poco dettagliati. Il valore aggiunto è l’alto livello di connettività unito ad uno sforzo per raggiungere il migliore esito possibile.

Il protocollo TCP/IP che è la moderna macchina del teletrasporto dei bit: da un lato non garantisce il buon esito dell’operazione, ma dall’altro è in grado di trasferire dati da dispositivi (nei nostri film, cabine) molto diversi tra loro, e di instradare autonomamente i bit nella rete scegliendo di volta in volta il percorso migliore, meno trafficato e più affidabile, evitando anche guasti sulle linee.

In più ci dà la libertà di poter dire senza essere contraddetti: “mi dispiace, ma la mail che mi hai spedito non l’ho mai ricevuta”; oppure: “l’ultima parte del documento che ho ricevuto è illeggibile, rimandamelo solo da questo punto in poi”.

In questo secondo caso è come se avessimo ricevuto una Brundle-mosca, ma è sempre meglio che ricevere un messaggio tipo “Dati non sufficienti, impossibile leggere il documento”, non trovate?


1- Già apparso su Persone & Conoscenze, 4, settembre 2004.

2- A proposito di fanta-informatica è doveroso citare William Gibson, padre del cyberpunk che fin dai primi anni 80 ci parla dello sviluppo delle reti almeno un decennio prima della diffusione di Internet su scala planetaria. I romanzi di anticipazione trattano anche possibili eventi che avrebbero potuto verificarsi nel passato: Fatherland (1992) per esempio di Robert Harris è un thriller calato in uno scenario fanta-storico plausibile dell’Europa del 1960 se Hitler avesse vinto la seconda guerra mondiale.

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